venerdì 9 aprile 2010

SCARONI, ENI: UNIRE NABUCCO E SOUTH STREAM

Unire Nabucco e South Stream. Interconnettere le due pipeline su cui l'Europa fonda le sue speranze di diversificazione degli approvvigionamenti per abbassare i costi e gli investimenti. E' la proposta avanzata dall'ad di Eni, Paolo Scaroni, secondo il quale tutti i partner dovrebbero decidere di unire le due opere per una parte del percorso: "Così si ridurrebbero gli investimenti e i costi operativi e si permetterebbe di aumentare il profitto complessivo". L'idea è suggestiva e sicuramente fondata su valutazioni concrete: indubbiamente faciliterebbe la soluzione di alcuni problemi, ma probabilmente ne creerebbe altri. La prima reazione di Mosca è piuttosto fredda. Secondo Scaroni le due pipeline non sono alternative ma complementari e dovrebbero interconnettersi nei Balcani condividendo il tratto tra Bulgaria e Austria, ma da Gazprom fanno notare che "al momento tutto si gioca a livello politico" e su questo piano le due opere "si annullano a vicenda".

Il progetto del gasdotto South Stream, frutto di una joint venture tra Eni e Gazprom, dovrebbe far arrivare il gas russo all'Europa aggirando l'Ucraina, il cui contenzioso energetico con Mosca ogni inverno mette a rischio le forniture russe ai Paesi occidentali. Il tracciato dovrebbe partire dal Caucaso e attraversare tutto il Mar Nero (grazie alle tecnologie d'avanguardia sviluppate da Eni) fino alla Bulgaria da dove la condotta si dividerebbe: il tratto sud arriverebbe fino all'Italia attraverso la Grecia ed il canale di Otranto, mentre il tratto nord punterebbe all'hub gasiero di Vienna attraverso la Serbia. La portata dovrebbe arrivare fino a 63 miliardi di metri cubi all'anno. La Russia crede molto nel progetto e ha già provveduto a stabilire accordi con i paesi interessati.


Il Nabucco, oltre ad aggirare l'Ucraina, farebbe arrivare all'Europa occidentale il gas dell'Asia centrale direttamente tragliando fuori la Russia. Partendo dal Caspio attraverserebbe il Caucaso e la Turchia e punterebbe all'hub viennese attraverso Bulgaria, Romania e Ungheria. Il problema riguarda chi dovrebbe fornire la materia prima: l'Azerbaigian per ora è l'unico fornitore e per garantire i 31 miliardi di metri cubi annui dovrebbe mettere a disposizione l'intera sua capacità produttiva, cosa ovviamente non possibile. Il problema è che il gas dovrebbe venire allora o da altri Paesi dell'area, che però sono sotto l'influenza russa, oppure dall'Iran con cui l'Occidente non ha al momento rapporti idilliaci. Nabucco è sostanuto dall'Unione Europea con la benedizione di Washington.

Nabucco e South Stream non sono le uniche opere in costruzione. Germania e Russia sono unite nel progetto North Stream che attraverserà il Mar Baltico aggirando la Polonia. A sud, invece, c'è l'Itgi, la pipeline che unirà Turchia, Grecia e Italia. Il che rende la partita dei gasdotti alquanto complessa e, al momento, di non facile interpretazione.

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