lunedì 5 aprile 2010

LA PENA DI MORTE IN BIELORUSSIA E GLI AMICI DI BERLUSCONI

Manifesto di Amnesty International contro la pena di morte in Bielorussia
''Se la Bielorussia mostra segni di apertura sui diritti umani e la democrazia interna credo che l'Unione europea debba cogliere al volo l'occasione''. Lo affermava in un'intervista al quotidiano Avvenire il ministro degli Esteri, Franco Frattini, lo scorso ottobre di ritorno da una missione a Minsk dove diceva di aver colto segnali di disgelo in direzione delle riforme democratiche e del rispetto dei diritti fondamentali. Segnali che non renderebbero più necessaria la chiusura totale da parte dell'Unione europea verso quel Paese. Secondo Frattini, quindi, se l'Europa vuole essere protagonista deve in questa fase seguire e incoraggiare il cammino verso una svolta democratica in Bielorussia. Frattini ricordava anche "il fortissimo legame" che unisce Italia e Bielorussia e sottolineava l'importanza di rafforzare il partenariato e la collaborazione con quei Paesi dell'Est europeo che chiedono relazioni più strette sul piano politico ed economico.

Proprio negli stessi giorni in cui Frattini si lasciava riscaldare dai tepori provenienti da Minsk, la Corte suprema della Bielorussia, considerata l'ultima dittatura presente sul suolo europeo, sospesa dodici anni fa dal Consiglio d'Europa a causa delle persecusioni politiche, delle esecuzioni capitali e dei trattamenti disumani praticati dal regime di Aleksandr Lukashenko, si premurava di raffreddare gli entusiasmi il nostro ministro degli Esteri condannando a morte Vasil Yzepchuk, uno "zingaro" di trent'anni, disoccupato, analfabeta, ritenuto da una perizia semi-incapace di intendere e di volere, perché giudicato responsabile di una serie impressionante di delitti efferati, al quale, secondo perizie e testimonianze, la polizia ha estorto le confessioni facendo largo uso di intimidazioni, percosse e torture. Nei giorni scorsi la condanna è stata eseguita e Yzepchuck è stato ucciso (scrivere "giustiziato" mi sembra francamente un po' troppo) insieme ad un altro condannato a morte, Andrei Zhuk.

La deputata radicale Elisabetta Zamparutti, che sul caso di Vasil Yzepchuk aveva presentato un’interrogazione parlamentare, insieme al segretario di Nessuno Tocchi Caino, Sergio D'Elia, in una dichiarazione sottolinea come l’esecuzione esprima in tutta la sua drammaticità l’urgenza di un cambio di rotta della politica estera italiana. "Berlusconi è stato il primo capo di un governo europeo a recarsi, pochi mesi fa, in vista ufficiale in Bielorussia dal 1997, anno della sospensione del paese dal Consiglio d’Europa proprio per violazioni dei diritti umani e pratica della pena di morte", dicono i due esponenti radicali ricordando come il ministro Frattini si fosse autoproclamato avvocato difensore di Lukashenko in Europa nonostante la sua vista a Minsk fosse stata “salutata” dalla conferma della condanna a morte di Vasil da parte della Corte Suprema. E proseguono facendo notare come Berlusconi ed il suo Governo dimostrino di non avere alcuna considerazione dei principi dello stato di diritto, dato che l'Italia ha siglato accordi economico-commerciali senza aver avanzato nessuna richiesta a Minsk per il rispetto dei diritti umani e quantomeno la sospensione della pena di morte. "Questo - affermano ancora Zamparutti e D'Elia - ci allontana dall’Europa, che nel condannare l’esecuzione di Vasil Yzepchuk, afferma invece che pur nel dialogo 'quando si tratta di valori quali diritti umani e democrazia non si accettano compromessi'".

A questo proposito riporto quanto scriveva il 30 marzo il sito di Viasna, organizzazione per i diritti umani in Bielorussia citando Radio Racyja:

"The UN Human Rights Committee released a statement on the recent execution of Andrei Zhuk and Vasil Yzepchuk, saying that ‘the Belarusian Government had flagrantly violated its obligations under the Optional Protocol.’ Ms. Chanet, the Committee’s Special Rapporteur on new communications and interim measures, said that the Committee had asked the Government of Belarus not to execute the men while it reviewed the cases. In September and November, Belarus had asked the Committee to remove the stay request. Ms. Chanet had denied that request, telling the Government that the Committee planed to carry out its review. ‘Yet, Amnesty International had informed the Committee that relatives of the prisoners reported that the two men had been executed last week,’ says the Rapporteur. Ms. Chanet also said ‘the Committee had sent a letter to Belarus demanding clarification by this past Thursday’ and ‘received no response.’ Krister Thelin, expert from Sweden, stressed that ‘the Committee’s response must receive the widest possible dissemination.’ ‘This is a blatant disregard of the State party’s obligations […] and a direct insult to the Committee,’ he declared. According to human rights activist Raman Kisliak, who had assisted the families of the death convicts in submitting complaints to the Committee, this is outrageous. ‘In fact, the Republic of Belarus defied the UN Human Rights Committee and the international community in terms of commitment to its obligations. There will be a reaction by the international community to the state’s actions,’ says the lawyer.

Come scriveva Sergio D'Elia, in un articolo pubblicato in ottobre dal quotidiano Europa, al di là dellla colpevolezza o dell'innocenza di Yzepchuk, "il caso di uno zingaro che rischia di essere giustiziato con un colpo di pistola alla nuca, pratica rimasta invariata dai tempi dell'Unione sovietica, può essere per la Farnesina e per Palazzo Chigi un primo, piccolo ma urgente banco di prova delle buone relazioni tra Roma e Minsk, del credito che abbiamo dato all'ultima dittatura d'Europa che promette di voltare pagina e della buona fede di un presidente che dopo quattrocento esecuzioni e una sola grazia dice di essere pronto a cambiare registro".

Il registro, invece, non è purtroppo cambiato, né da parte di Lukashenko, né da parte di Berlusconi che all'inizio di dicembre è stato il primo leader occidentale a visitare la Bielorussia in oltre un decennio ricambiando il viaggio del presidente bielorusso dell'aprile 2009, il primo da quando gli era stato imposto dall’Unione europea un divieto di visto perché accusato di brogli elettorali. Ricordiamo le parole con cui il nostro capo del governo in quell'occasione ha apprezzato il gradimento popolare di Lukashenko, eletto con l’80% dei consensi: "Grazie anche alla sua gente, che so che la ama, e questo è dimostrato dai risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti". In quell'occasione non c'è stato il baciamano con cui Berlusconi ha omaggiato Gheddafi nella sua recente visita a Tripoli, ma temo sia solo questione di tempo.

5 commenti:

  1. ah! ah!
    in bielorussia è aumentata la vendita di candeggina
    devono disinfettare !!!

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  2. La Bielorussia è una vergogna per l'Europa purtroppo.
    Non è l'unica: Cuba, Iran, Venezuela e ogni dittatura che ogni giorno ci ricorda la nostra colpevolezza.

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  3. Lina, un po' di senso della misura, per favore. Che la nostra democrazia stia messa male non c'è dubbio, ma da qui a dire che siamo già in una dittatura, per fortuna, è un'esagerazione. Cerchiamo di non mancare di rispetto a chi combatte le dittature vere e paga anche con la vita la sua lotta per la libertà in Iran, a Cuba, in Cina e in tanti (purtroppo) altri posti.

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  4. è soltanto diversa
    ma se non hai libertà di stampa e di opinione non è democrazia
    se non la vuoi chiamare dittatura, trova un sinonimo
    ma abbiamo anche noi i nostri morti
    per esempio questo filmato insegna molte cose....
    http://www.youtube.com/watch?v=c0mCXRIfbUU
    NO- B DAY - INTERVENTO DI SALVATORE BORSELLINO
    prima e seconda parte

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