venerdì 23 aprile 2010

I BALCANI VERSO L'EUROPA PASSANDO PER SARAJEVO - 1

Di Artur Nura (*)
I media albanesi hanno parlato dell'incontro dei ministri degli Esteri di Serbia, Spagna e Turchia a Belgrado per decidere sul modo di presentazione del Kosovo alle conferenze internazionali regionali. Come giusto l'attenzione dei media albanesi si e' concentrato sul fatto possibile di una nuova formula per la dinamica della cooperazione regionale, la cui condizione fondamentale è che nessun paese della regione venga escluso dal dialogo. Infatti, prima di questo incontro si e' fatto sapere che il ministro degli Affari esteri spagnolo, Miguel Angel Morationos, e' passato in Macedonia in cui ha fatto sapere che la Repubblica di Macedonia (FYROM) potrebbe ricevere una data per l'avvio dei negoziati di adesione all'UE durante la Presidenza spagnola. Miguel Angel Moratinos, durante una conferenza stampa congiunta di martedì con il suo omologo macedone Antonio Milososki a Skopje ha dichiarato: "Tutte le nostre energie, la determinazione e la capacità sarà messa al servizio dell'apertura dei negoziati. Siamo convinti che questo possa accadere entro la fine della presidenza spagnola". Moratinos ha sottolineato che tale ottimismo e' dovuto agli obiettivi raggiunti dalle istituzioni e dalle autorità macedoni, aggiungendo che il 2010 sarà un anno positivo per l'integrazione della Macedonia all'UE e alla NATO. In relazione alla questione del nome, il Ministro spagnolo si è dichiarato incoraggiato dagli sforzi fatti dai governi macedone e greco per superare definitivamente questa "controversa questione". Egli ha specificato che la Spagna, in qualità di titolare della presidenza, ha ottenuto il mandato della Commissione Europea a lavorare sulla definizione di una data per i negoziati con Skopje.

In effetti, secondo diversi opinionisti il caso della Macedonia, ma non solo questo paese dei Balcani, essendo parte dell'Europa, tra l'altro può essere un'occasione per l'UE per avere l'opportunità di confermare la sua credibilità ed essere in grado di ampliare la zona di sicurezza e la prosperità nei Balcani occidentali. "Non vogliamo perdere altro tempo. Abbiamo bisogno del vostro paese. Il vostro modello di tolleranza inter-culturale e di comunicazione tra le diverse comunità sarà un punto di riferimento per l'UE", ha dichiarato Moratinos a Skopje. In questo contesto, vi è una volontà politica di intensificare i colloqui con la Grecia, ha detto il ministro macedone Milososvki, pero' alla richiesta di commentare il fatto che la Grecia abbia dato il via libera all'utilizzo del nome "Macedonia del Nord", egli ha ribadito la necessità di fare dei colloqui diretti e non dichiarazioni per uso domestico o internazionale. "In definitiva, in ogni controversia, potrebbe essere trovato un compromesso se una soluzione è accettabile per entrambe le parti, condizionata o inaccettabile per entrambe le parti", ha precisato Milososki. Prima della sua visita del ministro degli Esteri spagnolo a Skopje, l'ambasciatore spagnolo Palacio Espana aveva dichiarato che in molti si sarebbero aspettati anche un incontro sulla questione della partecipazione serba e kosovara alla Conferenza di Sarajevo. "Nell'interesse della UE e di tutti i paesi dei Balcani occidentali faremo degli sforzi per raggiungere tale obiettivo con l'aiuto dei colleghi della UE e di tutti i partner della regione", aveva dichiarato l'ambasciatore di Spagna. Espana ha precisato che dopo questo incontro, sono previste delle consultazioni a Bruxelles tra l'UE e i funzionari europei in merito agli accordi raggiunti, per chiudere poi i colloqui preparativi durante la visita del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, a Belgrado la prossima settimana.

Tema dell'incontro trilaterale era la conferenza di Sarajevo del 2 giugno, alla quale si spera possa prendere parte anche la delegazione di Pristina, come promesso dal ministro degli Esteri italiano, il quale si è fatto carico dell'impegno di garantire la partecipazione di tutti gli Stati della regione, incluso il Kosovo. Pochi giorni fa a Madrid è stato confermato che la conferenza si terra il 2 giugno e all'incontro sarà invitato anche il Kosovo quale dall'altro canto ha confermato che parteciperà al summit dell'Unione Europea a Sarajevo solo in qualità di Stato. Questo lo ha fatto sapere da Tirana il ministro degli Esteri kosovaro, Skender Hyseni, precisando che non si siederà ad alcun tavolo se non viene riconosciuto come richiesto. "Il Kosovo è disponibile a mostrarsi flessibile in tal senso. Il Kosovo non accetterà di partecipare ad alcun meeting se la sua partecipazione non è del tutto paritaria a quella degli altri paesi dei Balcani Occidentali", ha dichiarato Skender Hyseni nel corso della conferenza stampa congiunta con l'omologo albanese, Ilir Meta, durante la visita ufficiale a Tirana. Hyseni non ha visto assolutamente come un problema la liberalizzazione unilaterale dei visti con la Serbia da parte dell'Albania. "E` vero che noi abbiamo chiesto che questo fosse un accordo reciproco, e normalmente così avrebbe dovuto essere", ha precisato il ministro Kosovaro. "Da parte nostra non facciamo alcuna discriminazione su basi etniche, chiedendo cioè che gli albanesi della Serbia abbiano un trattamento particolare in Albania", ha affermato il Ministro degli Esteri Ilir Meta.

Stando sulla stessa tema, dobbiamo informare che "l'indipendenza del Kosovo è irreversibile" secondo l'assistente del segretario di Stato per gli Affari Europei ed Euroasiatici, Philip Gordon, quale e' intervenuto al dibattito della commissione Esteri del Senato. "Chiederei a Belgrado di trovare un modo per cooperare sulle questioni umanitarie specifiche del Kosovo, ciò aiuterà anche la comunità serba a migliorare la qualità della vita", ha detto Gordon. Egli ha inoltre sottolineato che la Serbia ha un governo democratico che deve ancora implementare l'organizzazione dello Stato di diritto, necessita di una riforma del commercio e dello sviluppo di relazioni di vicinato. Pero', stando ancora alle relazioni della Serbia con il Kosovo ed in particolari con gli albanesi, vorrei informare che la scorsa settimana a Belgrado si e' tenuto il forum internazionale sulla valle di Presevo dedicato ai tre comuni a maggioranza albanese nel territorio della Serbia del sud. Si e' discusso in effetti l`importanza della collaborazione tra i poteri del Governo centrale e le autorità locali, nonché l`ulteriore impegno internazionale nella soluzione dei problemi che si sono concentrati in questa regione. Intervenendo alla discussione il capo della delegazione dell'Unione Europea in Serbia, Vincent Degert, ha confermato che il 70% della popolazione della valle di Presevo è disoccupato. Il 30% degli albanesi, l'11% dei serbi e il 60% dei rom risultano disoccupati, costituendo così il fattore centrale della grande differenza nello sviluppo tra la Serbia centrale e quella del sud e questa fotografia secondo Degert crea insicurezza tra i cittadini. "Non dimentichiamo che quando alla Serbia sono stati tolti i visti, vi è stato l'esodo in massa di richiedenti asilo a Brussells e altre città europee. La gente è giunta in massa in Europa per avere una vita migliore, che qui non possono avere proprio a causa delle grandi diversità regionali", ha conluso Vincent Degert.

(*) Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è la trascrizione della corrispondenza andata in onda nello Speciale di Passaggio a Sud Est del 21 aprile.

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