venerdì 30 aprile 2010

CONFERENZA SUI BALCANI: PROVE DI COMPROMESSO TRA SERBIA E KOSOVO

A livello ufficiale, per ora, ci sono solo dichiarazioni ottimistiche, ma la mediazione di Frattini sembrerebbe riuscita: Belgrado e Pristina dovrebbero partecipare insieme al vertice internazionale sui Balcani in programma il 2 giugno prossimo a Sarajevo. Come dichiarato mercoledì dal nostro ministero degli Esteri nella nota che ho riportato nel post precedente il riferimento è al cosiddetto "formato Gymnich" adottato nelle riunioni informali dei ministri degli Esteri dell'Ue e proposto da Frattini ai suoi omologhi serbo e kosovaro, Vuk Jeremic e Skender Hyseni, per aggirare l'ostacolo dei veti incrociati tra Serbia e Kosovo per cui Belgrado rifiuta di partecipare agli incontri internazionali in cui il Kosovo si presenti come stato indipendente e sovrano, considerandolo tutt'ora una provincia serba sotto protettorato Onu in base alla risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza, mentre Pristina non si considera più tale dal 17 febbraio 2008, giorno in cui ha proclamato unilateralmente la sua indipendenza.

La formula proposta dal ministro degli esteri italiano prevede che i partecipanti al vertice si siedano intorno al tavolo come persone e non come rappresentanti di Paesi, senza bandiere o simboli ufficiali. Secondo il quotidiano kosovaro Express "l'Unione europea pensa di aver trovato la formula che assicurerà la partecipazione di tutti gli Stati della regione" e in effetti, secondo l'emittente balgradese B92, il compromesso sarebbe accettato sia da Belgrado, sia da Pristina. Ieri il quotidano serbo serbo Blic titolava "Belgrado e Pristina allo stesso tavolo a Sarajevo" in maniera pressoché identica a quello kosovaro Zeri che scriveva "Pristina e Belgrado al summit di Sarajevo". E mentre il principale giornale di Pristina, Koha Ditore, parlava di "Conferenza informale a Sarajevo", Radio Kim, l'emittente dei serbi del Kosovo, apriva i suoi notiziari annunciando che Serbia e Kosovo saranno "a Sarajevo senza i simboli statali".

In realtà restano ancora diverse questioni ancora da definire, come per esempio la definizione del ruolo dell'ambasciatore Lamberto Zannier, capo di Unmik, la missione Onu in Kosovo che esercita il protettorato internazionale sul Paese. Pristina non gradisce, ovviamente, di partecipare al vertice sotto tutela, come invece pretende Belgrado. Ci sono, dunque, ancora varie questioni, non di poco conto, da definire e risolvere, ma certo il lavorio diplomatico in corso sembra far ben sperare sull'esito del summit di Sarajevo. Intanto è da notare una certa comunanza di opinioni tra la stampa serba e quella kosovara. E' probabile, per non dire sicuro, che dalla conferenza internazionale del 2 giugno non usciranno risultati concreti, ma già mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della regione per la prima volta dopo i conflitti degli anni '90, se così sarà, costituisce di per sé un successo. A Sarajevo, oltra ai Paesi balcanici e all'Ue, ci saranno anche Usa, Russia e Turchia. Se anche loro mostreranno una volontà concreta di contribuire alla stabilizzazione e alla pacificazione dell'area, forse potremo dire che una pagina nuova è stata aperta.

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