Resto sulla questione dei conti con il passato. Un altro Paese alle prese con un passaggio tragico e sanguinoso della propria storia è senz'altro la Turchia, che sul riconoscimento del genocidio armeno, dopo quello del parlamento francese, recentemente ha dovuto subire i pronunciamenti del parlamento svedese e, qualche giorno prima, quello della commissione esteri della Camera Usa. Due voti che sono stati presi molto male in Turchia, dove c'è stato chi non ha esitato a sostenere che il Paese dovrebbe reagire a tali "umiliazioni". Proprio da qui parte la riflessione di Ahmet Altan, uno tra i più noti giornalisti turchi, direttore del quotidiano Taraf, che in articolo pubblicato su Internazionale nel numero 839 del 26 marzo 2010, intitolato "La Turchia cancella il suo passato", sostiene che il vero problema è che "la Turchia è umiliata perché non ha potuto fare piena luce sul suo passato, perché ha delegato questo compito ad altri e perché è stanca di nascondere la verità". L'umiliazione si rischia, scrive Altan, "se non si ha abbastanza coraggio per affrontare gli eventi di novantacinque anni fa e si accetta che le nostre menzogne ipotechino il futuro delle relazioni tra settanta milioni di persone e il mondo esterno". Secondo il direttore di Taraf varrebbe la pena di chiedersi perché la questione del genocidio armeno è discussa nei parlamenti di Francia, Usa e Svezia e non in quello turco: "Ogni società, ogni stato ha i suoi lati oscuri e non possiamo certo cambiare il passato, ma possiamo essere coraggiosi e guardare in faccia la realtà".
Se vi siete persi il numero di Internazionale potete ritrovare l'articolo sul sito della Comunità Armena di Roma.
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