Di Marina Szikora
Il testo che segue è la trascrizione della corrispondenza per lo Speciale di Passaggio a Sud Est del 7 marzo trasmesso da Radio Radicale e dedicato all'approvazione da parte del parlamento serbo il 30 marzo scorso della risoluzione che condanna il massacro di Srebrenica
La decisione del Parlamento serbo di approvare una risoluzione che condanna i crimini commessi contro i musulmani a Srebrenica nel 1995 ha suscitato reazioni diverse ma e' comunque un argomento molto commentato e discusso, non soltanto nei paesi direttamente colpiti da questa vicenda tragica, ma anche in tutti i paesi ex jugoslavi che ancora oggi vivono le conseguenze della guerra sanguinosa degli anni novanta. Nientemeno l'argomento e' stato commentato dalla comunita' internazionale. Generalmente si tratta di valutazioni positive della decisione del Parlamento serbo che e' stata tanto attesa e che per molti, rappresenta una conferma del coraggio e della coscienza ad ammettere la responsabilita' e il pentimento per uno dei piu' gravi massacri dopo la Seconda guerra mondiale. Dall'altra parte, ci sono anche dure critiche perche' nella risoluzione di Belgrado, oltre a qualificare la tragedia di Srebrenica come crimine, non vi e' stato alcun riferimento al termine genocidio.
Le reazioni in questo senso sono state divise, a partire dalla Bosnia Erzegovina, vittima diretta del massacro di Srebrenica. I partiti e organizzazioni non governative dell'entita' a maggioranza serba, la Republika Srpska sono insoddisfatti, i partiti bosgnacchi e le organizzazioni non governative musulmane invece sono stati molto cauti nelle loro prime valutazioni ma anche insodisfatti perche' si e' evitato di qualificare le vicende di Srebrenica come genocidio, mentre i politici croati della BiH ritengono generalmente che vi e' stato compiuto un passo significativo verso la riconciliazione.
L'Unione europea ha salutato l'approvazione della dichiarazione su Srebrenica in quanto «un passo avanti importante per la Serbia e per l'intera regione».
Da precisare che questa risoluzione e' stata approvata con 127 voti a favore di un totale di 250 deputati del Parlamento serbo. E' stata appoggiata dal gruppo Per la Serbia europea del presidente Boris Tadic, dal G17 plus, dal Partito socialista della Serbia – Serbia unita, dal Partito dei pensionati uniti della Serbia (PUPS) e dai parlamentari delle minoranze. Contrari sono stati il Partito democratico della Serbia (DSS) dell'ex premier Vojislav Kostunica, il Partito serbo del progresso (SNS) di Tomislav Nikolic i quali hanno abbandonato l'aula prima del voto, mentre i deputati dell'ultranazionalista Partito radicale serbo dell'imputato dell'Aja Vojislav Seselj e il Partito liberal-democratico di Cedomir Jovanovic non hanno partecipato al voto.
Oltre alla piu' dura condanna dei crimini commessi contro la popolazione bosgnacca di Srebrenica, nel testo della risoluzione si esprimono condoglianze e scruse alle famiglie delle vittime e il Parlamento serbo appoggia il lavoro degli organi statali incaricati a processare i crimini di guerra in cui particolare importanza ha il ritrovamento e l'arresto del super ricercato dell'Aja, Ratko Mladic. Ma nella dichiarazione viene sottolineato inoltre che il Parlamento serbo si aspetta che anche gli altri Paesi dell'ex Jugoslavia, nello stesso modo, condannino i crimini commessi contro i serbi e esprimano il loro cordoglio e scuse alle famiglie delle vittime serbe. Tutte le parti in BiH nonche' altri Stati dell'ex Jugoslavia, sono invitati a continuare il processo di riconciliaizione e il rafforzamento delle condizioni per una vita comune, basata su pari diritti dei popoli e sul pieno rispetto dei diritti umani e di minoranze e della liberta' affinche' questi crimini non vengano mai ripetuti. Va sottolineato che il dibattito al Parlamento serbo e' durato 13 ore ed e' stato trasmesso in diretta televisiva, caratterizzato da un dibattito molto acceso tra i deputati della coalizione governativa i quali ritengono che con questo documento viene tolta la colpa colettiva del popolo serbo e i deputati dell'opposizione i quali affermano che questa decisione non e' nell'interesse della Serbia.
Il Presidente della Serbia, Boris Tadic ha dichiarato a seguito della risoluzione approvata che la Serbia e i suoi cittadini hanno dimostrato di prendere le distanze e di non aver partecipato nei crimini mostruosi che sono stati commessi a Srebrenica. Ad una cofnerenza stampa, Tadic ha detto che l'approvazione della Dichiarazione su Srebrenica rappresenta una giornata importante per la Serbia che ha dimostrato di avere la forza ad affrontare le vittime dei crimini di guerra sottolineando che questo atto e' una prova di patriotismo e di un contributo serbo alla riconciliazione regionale. «Ritengo questa dichiarazione un contributo significativo alla democratizzazione della Serbia e alla riconciliazione regionale. Mi dispiace che non e' stata approvata negli anni precedenti, ma il mio recarsi, a suo tempo, a Srebrenica e questa dichiarazione parlano indubbiamente dei valori politici della Serbia e di come vediamo la regione, i nostri vicini e il futuro europeo comune» ha detto Tadic.
Alle critiche che nel testo e' mancata la parola genocidio, Tadic ha spiegato che la dichiarazione «non ha trattato la qualificazione legale e che il Parlamento serbo ha fatto semplicemente una valorizzazione del crimine». Ha sottolineato che questo crimine deve avere un epilogo da tribunale nel senso che devono essere processati tutti quelli che sono accusati di aver partecipato nei crimini. Il presidente della Serbia ha anche rigettato tutte le speculazioni che la dichiarazione e' stata approvata a causa di forti pressioni da parte dell'Ue. «Questa decisione e' nostra, del popolo serbo, una decisione del Parlamento serbo e dei partiti politici. La Serbia lo fa per se stessa» ha assicurato Tadic. Secondo Tadic, l'approvazione della Dichiarazione su Srebrenica dimostra l'orientamento della Serbia verso i valori europei ma questi valori – ha sottolineato il capo dello Stato serbo – includono anche il rispetto della dignita' del popolo serbo.
Il relatore del PE per la Serbia, lo sloveno Jelko Kacin ha valutato che con l'approvazione di questa risoluzione la Serbia si e' incamminata verso la direzione giusta, ma che «messaggi incompiuti non sono quelli della politica europea e dell'assumersi la responsabilita' per la riconciliazione che la Serbia e i suoi cittadini meritano e che l'intera regione attende cosi' a lungo». Secondo l'europarlamentare sloveno e' necessario che la Serbia accolga pienamente le decisioni della Corte internazionale di giustizia e ammetta esplicitamente che a Srebrenica e' stato commesso un genocidio. Ha aggiunto che resta ancora un ostacolo importante – quello della latitanza dell'ex generale serbo bosniaco Ratko Mladic e la sua assenza dal banco di imputati dell'Aja. «Invece di affrontare realmente il passato, la Serbia con questa decisione del Parlamento, vale a dire con il voto della coalizione governativa, in un certo modo ha fatto perfino un passo piuttosto laterale e non abbastanza in avanti» ha rilevato Jelko Kacin.
La dichiarazione su Srebrenica del Parlamento serbo e' il minimo passo che poteva essere compiuto, ma essa non nomina le cose con il nome giusto e non raggiungera' l'obiettivo ne' verra' intesa come una vera scusa, ritiene l'europarlamentare Doris Pack che da anni segue l'Europa sudorientale e che attualmetne e' relatore del PE per la BiH. «Le donne e le figlie delle vittime di Srebrenica non possono accettare una tale Risoluzione come una vera scusa». Secondo la Pack, anche il popolo della Serbia merita una «risoluzione migliore» per capire quello che e' accaduto a Srebrenica. La relatrice del PE per la BiH ritiene che dall'estradizione di Milosevic all'Aja, in Serbia non e' stato detto nulla di concreto sul passato. Dall'altra parte – e' dell'opinione la Pack – l'Ue aspetta con impazienza anche un minimo avanzamento nella regione cosiche' «anche una risoluzione come questa e' meglio che niente».
«La Dichiarazione su Srebrenica e' deludente perche' per il Parlamento serbo l'uccisione di 8376 uomini non e' genocidio» commenta Tilmann Zilch dell'Organizzazione internazionale per i popoli minacciati. «Nel Parlamento vi sono anche deputati che in parte hanno partecipato nei crimini di Slobodan Milosevic. Loro avevano appoggiato la politica di Milosevic e in questo senso hanno sostenuto anche Karadzic e Mladic». Dice Zilch.
Per i rappresentanti delle associazioni bosgnacche per le vittime di guerra e' innacettabile l'assenza del termine 'genocidio' dal testo della risoluzione serba. La presidente dell'associazione «Madri di Srebrenica e Zepa» Munira Subasic ritiene che i deputati serbi hanno perso un'altra occasione di «guardare negli occhi alla verita'». «E' vergognoso che dopo 15 anni i deputati della Serbia non hanno potuto scrivere al posto di crimini – la parola genocidio» ha detto la Subasic. Ha salutato gli interventi di parlamentari come quello di Cedomir Jovanovic che ha parlato di verita' esprimendo rispetto alle vittime del genocidio di Srebrenica.
Nella Republika Srpska, l'entita' a maggioranza serba, sono invece amareggiati perche' la Dichiarazione non condanna tutti i crimini commessi sul territorio dell'ex Jugoslavia, dice il presidente dell'Organizzazione delle famiglie dei detenuti, difensori uccisi e civili scomparsi nella Republika Srpska, Nedeljko Mitrovic. L'analista politico di Banja Luka, Gostimir Popovic ritiene che il testo della risoluzione conferma che «la crisi sul territorio dell'ex Jugoslavia viene governata da alcuni centri di potere» e che cio' non contribuira' alla riconciliazione nella regione.
«La Dichiarazione su Srebrenica approvata recentemente nel Parlamento serbo doveva essere equilibrata con la Risoluzione del PE e doveva contenere la parola genocidio poiche' la sentenza della Corte internazionale di Giustizia fa riferimento proprio al genocidio» afferma la direttrice del Fondo per il diritto umanitario di Belgrado, Natasa Kandic. Kandic ritiene comunque che questa risoluzione avra' un effetto positivo e che e' importante che questo documento e' stato approvato con il forte appoggio del Partito socialista della Serbia il quale, ricorda la Kandic, e' stato il partito al potere nei tempi di tutti i crimini e genocidi e il cui presidente, Slobodan Milosevic e' stato accusato di genocidio.
«Per noi avrebbe un significato maggiore se fossero stati consegnati quelli che avevano partecipato nel genocidio, prima di tutto Ratko Mladic, l'architetto del male... Si tratta di una mera manipolazione e finche' si comporteranno in questo modo, non ci sara' vera pace, riconciliazione e fiducia, ne' un futuro migliore» ha detto Nura Begovic dell'associazione «Donne di Srebrenica».
L'organizzazione non governativa 'Donne in nero' valuta che si continua con la negazione dell'agressione della Serbia contro la BiH e che anche con questa risoluzione, il Parlamento serbo «anche questa volta ha preso in giro le vittime del genocidio».
in cui particolare importanza ha il ritrovamento e l'arresto del super ricercato dell'Aja, Ratko Mladic
RispondiEliminahanno arrestato mladic ?????
Non mi sembra carino fare le pulci al testo di Marina che non è di madrelingua italiana. In ogni caso il senso della frase mi sembra chiaro.
RispondiEliminanon c'era cattiveria nelle mie intenzioni
RispondiEliminaforse voleva dire karadzic
Lo so, sei una strega ma non sei cattiva...
RispondiEliminaComunque, ripeto, il senso della frase mi sembra evidente: "Il Parlamento serbo appoggia il lavoro degli organi statali incaricati a processare i crimini di guerra in cui particolare importanza ha [l'iniziativa per] il ritrovamento e l'arresto del super ricercato dell'Aja, Ratko Mladic".
Ora è più chiaro?
vedi .. io ti ucciderei.. eppure ti voglio bene
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