Qui di seguito il testo della corrispondenza di Artur Nura per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda mercoledì 10 marzo a Radio Radicale
La conferenza internazionale sui Balcani previsto a giugno a Sarajevo e a 15 anni dalla fine della guerra, concepito per ridare forza al processo di avvicinamento all'Europa dei paesi dell'area balcanica, e’ una buona notizia per tutti noi. Da queste parti, il fatto che i Ministri degli Esteri UE riuniti a Cordoba il 5 e 6 marzo hanno accolto la proposta dell'Italia e controfirmata dalla attuale Presidenza spagnola, si e’ trattato veramente come una buona notizia da tutti. Per di più, un po' di entusiasmo si e’ concentrato nell’idea che l'incontro di Sarajevo dovrà fare avanzare il percorso della regione verso l'integrazione europea e sul fatto che l'Europa stessa deve essere la guida politica nella partita dei Balcani. "La sicurezza e la prosperità nei Balcani influiscono sulla vita quotidiana dei cittadini UE", è scritto nel documento elaborato dai 27, però nello stesso documento si aggiunge che la stabilità nella regione ha una importanza chiave per la sicurezza europea stessa. “E’ necessario assicurare che l'Alto Rappresentante, sostenuta dal servizio diplomatico, possa condurre una coerente azione di politica estera, evitando duplicazioni e sovrapposizioni con le iniziative di altre istituzioni UE” in effetti, ha sottolineato ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, precisando la necessità di lavorare per una voce unica europea in politica estera, e tale resposabilità politica del governo italiano per l’opinione pubblica albanese, nota come filoitaliana, tutto questo porta soddisfazione.
"La crisi economica dello scorso anno ha messo a dura prova il Sistema Italia nei Balcani con un calo in media del 22% per le nostre esportazioni e del 6% delle nostre importazioni", ha spiegato Frattini nel Forum, pero’ questo dato di fatto e’ stato tradotto come problematico per la stessa regione Balcanica ed in modo particolare per l’Albania che gode tanto dagli investimenti Italiani nella regione. In parole concrete, possiamo dire che il Ministro degli Esteri Frattini ha così ammesso che il Made in Italy gode in una posizione privilegiata nell’Europa centro meridionale costituendo un interesse vitale dell’Italia, pero’ in questo caso io aggiungerrei che tutto questo e’ una possibilta economica in piu per i Balcani stessi. In effetti, gli stessi Governi dei Paesi balcanici, ed io potrei garantire in modo particolare sull’Albania, guardano con forti aspettative ad un possibile effetto traino per le proprie economie derivante dalla ripresa economica italiana e loro investimenti in queste aree. Se dobbiamo parlare anche in concreto, bisogna aggiungere che il fatto che lo scopo principale dell'incontro era quello di costituire in futuro un Gruppo permanente di lavoro inteso e creare un Segretariato Tecnico permanente dell’International Desk, con sede in Friuli Venezia Giulia, e’ stato considerato come un passo molto positivo dalla mass media locale e regionale. Gli opinionisti di queste aree dicono che i temi discussi come energia, le reti infrastrutturali, le nuove opportunità economiche che offrono i Balcani contribuiranno senz’altro ad alimentare proficuamente l’azione italiana nella regione, ma per di piu sanare l’economia regionale dei Balcani. Da diversi esperti del campo è stato detto che le opportunità non mancano e si sono sottolineati i settori strategici quali il comparto energetico e le infrastrutture offrono rilevanti opportunità per le aziende Italiane nei Balcani e che tali sviluppi consolidano le prospettive economiche della regione stessa.
Generalmente in Albania si fa concepire che l'Italia sosterrà sempre l'Albania nel cammino verso l'Unione Europea e negli strumenti di pre-adesione all'Unione Europea, ma per di piu, si confida molto sulla cooperazione di sviluppo tra l'Albania e l'Italia. E del tutto chiaro che nel corso di questi anni gli investimenti italiani in Albania sono stati elevati ed importanti consolidando il clima di fiducia nei mercati locali, rispetto ad altri Paesi della regione. Sulla stampa Albanese si e’ stato ricordato l’accordo tra Italia e Montenegro, firmato lo scorso 6 febbraio, per la costruzione di un cavo di interconnessione elettrica da 1000 MW, identificando cosi i Balcani come un bacino strategico di approvvigionamento energetico, in particolare per l’energia da fonti rinnovabili, coerentemente con le sollecitazioni che provengono da Bruxelles. In piu, si e’ stato parlato sullo sviluppo delle reti infrastrutturali, con i Corridoi Paneuropei Cinque e Otto, nonché con la futura creazione di una Comunità di Trasporti tra i Paesi dei Balcani e la UE, il cui trattato è ancora in fase di negoziati. Questa ocasione si e’ trattato come un azione di una politica e di futuro europeo della regione, a cominciare dalla “road-map” italiana in otto punti, che dovrà mettere fine ad una sorta di frustrazione e preoccupazione che deriva dalla fatica dell'allargamento. Come capibile, il fatto della liberalizzazione dei visti già in vigore con Montenegro, Serbia e Macedonia, pero anche l’impegno per Albania e Bosnia Erzegovina entro il 2010, certo alla luce dei rilevanti progressi compiuti nell’attuazione dei parametri richiesti dalla UE, ha fatto possibile che alcuni opinionisti chiedano piu responsabilita sia dalla parte del governo Albanese anche dell’opposizione. Come dovuto, di piu’ attenzione ha avuto in Kosovo il fatto che il Forum analogamente ha auspichato che il dialogo sulla liberalizzazione dei visti possa presto essere avviato anche con il Kosovo stesso, in linea con quanto suggerito dalla Commissione. Pristina ha bisogno di essere incoraggiata nel suo difficile percorso verso la definitiva stabilizzazione. Un obiettivo al cui raggiungimento l’Italia sta contribuendo in prima linea, nella convinzione che il futuro del Kosovo è nell’Unione Europea, ha precisato il ministro Italiano degli esteri Franco Frattini. In effetti, a Pristina e a Tirana non si puoi dimenticare che l’Italia tramite il Piano in otto punti ha presentato ad ottobre uno studio che costituisce una valida base su cui lavorare in questa direzione.
Per quanto riguarda invece, il caso di Macedonia, visto come un Paese più avanzato nel processo di integrazione, si e’ stato ricordato l’impasse con la Grecia, e secondo gli opinionisti Albanesi, l’Europa deve mantenere fede alle proprie promesse ad imporre una soluzione al caso. Skopje, che beneficia dello status di candidato dal lontano 2005, attende ancora l’apertura dei negoziati di adesione. Lo scorso ottobre la Commissione ha dato parere favorevole e perquanto dichiarato sembra che in tal senso e l’Italia sta lavorando affinché l’apertura dei relativi negoziati avvenga quanto prima. E per concludere la mia corrispondenza ma con delle notizie regionali che hanno a che fare con la filosofia politica di quel Forum, dobbiamo informare che si è svolta a Tirana "La conferenza sulla sicurezza delle frontiere" con la partecipazione dei Ministri degli Interni dei Balcani dei Paesi che non hanno beneficiato dell'abolizione del regime dei visti. Nel corso del vertice è stata sottoscritta una dichiarazione congiunta, tramite la quale verrà chiesto alla Commissione europea di effettuare una revisione delle decisioni prese. Attraverso questa dichiarazione verrà così chiesto alla CE di accelerare il processo della liberalizzazione dei visti per l'Albania e la Bosnia-Erzegovina. La dichiarazione è stata letta durante la conferenza dal Ministro degli Interni albanese Lulzim Basha e nel frattempo, il capo del gruppo parlamentare democratico Astrit Patozi, ha reso noto in una conferenza stampa che è stato elaborato una risoluzione a sostegno della liberalizzazione dei visti per l’Albania. Patozi ha dichiarato che la sospensione dei visti è un grande obbiettivo che dev’essere supportato da tutti gli attori politici. Egli ha rivelato che nella prossima sessione parlamentare il Gruppo Democratico presenterà la risoluzione.
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