di Marina Szikora
Il testo che segue è la trascrizione della corrispondenza per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda mercoledì 3 marzo su Radio Radicale
Il tema della giustizia internazionale torna all’ordine del giorno nei paesi dell’ex Jugoslavia ma desta attenzione mediatica anche a livello internazionale. In primo piano la ripresa del processo contro l’ex leader dei serbi bosniaci, Radovan Karadzic. Il processo a Karadzic e’ iniziato lo scorso 26 ottobre ed e’ stato rinviato a piu’ riprese perche’ Karadzic affermava di avere bisogno di maggiore tempo per preparare la sua difesa e si e’ rifiutato di presentarsi in aula.
La ripresa del processo con adesso Karadzic presente davanti al Tribunale, in questi giorni e’ molto seguita in Germania e in Gran Bretagna. Il quotidiano tedesco ‘Die Welt’ inizia uno dei suoi articoli parlando del momento in cui Karadzic ha concluso la sua disposizione lunedi’ in aula del Tpi. Il giornale tedesco scrive che “dalla prima fila una giovane donna salta dalla sedia e vittoriosamente saluta Karadzic. ‘Sono orgogliosa di lui’ dice questa donna che e’ sua parente e sottolinea: ‘Una guerra giusta e santa che lui ha condotto per difendere la BiH dai fundamentalisti islamici’. Quattro fila piu’ in giu’, si trova Munira Subasic, con altre sette donne. Spera ancora che trovera’ le ossa di suo figlio. Aveva soltanto 18 anni. ‘Karadzic e’ stato e rimane un bugiardo” dice Munira e aggiunge che lui di questo e’ perfino orgoglioso. “Anche oggi per me e’ una umiliazione come lo era 15 anni fa’ “. La 62-enne Munira non crede che Karadzic dira’ mai la verita’. La sua versione e’ che i Serbi nel 1990 avevano accettato dolorosamente la divisione della BiH.
‘Non volevamo la guerra, la guerra l’avevano voluta gli altri’. E gli altri per Karadzic, oltre ai bosniaci estremisti, sono l’Occidente, innanzitutto la Germania, gli Stati Uniti e la Nato. Il riconoscimento di Genscher dell’indipendenza della Croazia - e’ certo Karadzic - ha causato la guerra civile’ scrive tra l’altro “Die Welt”. L’ex leader dei serbi bosniaci considera il processo contro di lui in effetti come un processo contro i serbi bosniaci e interpreta la propria difesa con il desiderio, all’epoca, di risolvere la crisi jugoslava in modo paicifico accusando i croati ed i musulmani ad aver voluto uno Stato etnicamente pulito. Come anche prima, anche questa volta, l’imputato dell’Aja che era riuscito a sfuggiere la giustizia internazionale per quasi 13 anni, ha chiesto il rinvio del processo fino al 17 luglio, ma alla fine, dopo che e’ stata rigettata la sua richiesta dai giudici, si e’ presentato in aula del Tpi dell’Aja.
Per la guerra in BiH, Karadzic ha accusato le grandi forze mondiali controponendovi “la propria innocenza nonche’ quella dell’intero popolo serbo”. Secondo le sue parole, i poveri serbi bosniaci sono rimasti senza alcun alleato, tranne alcuni stati poco importanti. “La Croazia e l’Europa centrale sognavano il rinnovamento dell’Impero austro-ungarico, mentre la BiH e la Turchia sognavano l’invasione della Turchia nei Balcani” ha detto Karadzic aggiungendo che la Jugoslavia fu sempre creata e poi scompariva a causa degli interesssi delle forze stranieri.
C'e' da sottolineare che l'imputato per motivi della sua difesa, aveva chiesto lo scorso 11 settembre 2009 dalla Croazia e da altri sei paesi i documenti relativi all'armamento dei bosgnacchi attraverso l'aeroporto di Tuzla, al trasporto delle armi dall'Iran attraverso Zagabria, all'utilizzo delle organizzazioni internazionali per il contrabbando di armi in BiH, all'uccisione dei civili al mercato di Sarajevo nonche' le trascrizioni delle intercettazioni degli ex leader serbo bosniaci. Ancora lo scorso 15 febbraio, l'ambasciatore croati in Olanda, Josko Paro ha informato che la Croazia aveva consegnato a Karadzic 15 documenti e di essere pronta a soddisfare le altre richieste se Karadzic descrivera' con piu' precisazione i documenti richiesti e se questi documenti si trovano negli archivi croati.
Il Tribunale adesso vuole sapere quali sono gli ostacoli che sta' affrontando il Governo croato in cerca dei documenti richiesti, tenendo conto in particolare del fatto che il Ministero della difesa croato aveva trovato una parte dei documenti nonostante la posizione della Croazia che le richieste di Karadzic non sono sufficientemente chiare. Il Tribunale vuole anche la risposta alla domanda se il Governo croato sta' cercando i documenti richiesti e quanto tempo sia ancora necessario per questa ricerca. In piu', se Zagabria ha da aggiungere qualcosa alle affermazioni che i documenti in questione sono in posesso del Governo croato.
Nella sua parola introduttiva durata due giorni, Karadciz si e' soffermato sull'assedio di Sarajevo dichiarando che sono state le forze musulmane ad uccidere al mercato della capitale bosniaca per provocare le condoglianze della comunita' internazionale mentre il massacro di Srebrenica e' un mito con un numero ecessivo di vittime. L'imputato ha detto che Sarajevo non e' mai stata sotto assedio bensi' divisa a secondo dei confini etnici. «Le forze bosgnacche attacavano i quartieri serbi e i serbi vi rispondevano soltanto contro i soggetti militari legittimi difendendosi soltanto dal massacro» afferma Karadzic e aggiunge che «le uccisioni di massa a Sarajevo soni il risultato di una strategia bosgnacca furba». Karadzic ha accusato l'allora presidente della BiH, Alija Izetbegovic di aver ordinato l'uccisione del proprio popolo. Per la morte tragica di oltre 40 civili al mercato Markale a Sarajevo, Karadzic ha detto che forse non ci sono state nemmeno vittime civili, mentre per i campi di concentramento Omarska e Keraterm ha affermato che si e' trattato di centri di investigazione regolari degli organi del potere. Negando il numero delle vittime nel massacro di Srebrenica, qualificandolo come un mito, l'ex leader dei serbi bosniaci ha detto ironicamente ai giudici che «e' gia' crimine quando viene ucciso un solo uomo, perche' allora bisogna esagerare?» e ha affermato che Srebrenica e Zepa erano centri di musulmani che terrorizzarono i serbi, uccidevano interi villaggi a Natale e nei giorni di feste, sparavano dietro alle spalle dell'esercito e sepellirono il popolo impotente senza alcuna ragione.
Mentre Radovan Karadzic esporreva la sua parola introduttiva, davanti al Tribunale si sono riuniti in segno di protesta contro il criminale dell'Aja i membri delle famiglie vittime della guerra in Bosnia tra cui anche le madri dell'associazione 'Madri di Srebrenica'. Nel suo intervento, Karadzic ha accusato per la difusione della guerra in BiH «il nucleo di complotto» del Partito dell'azione democratica (SDA) il quale, secondo l'imputato dell'Aja, ha condotto una politica di guerra a favore dei musulmani e a danno della maggioranza cristiana – serbi e croati. «Qui dimostreremo che l'SDA non voleva i serbi in BiH bensi' i territori serbi nonche' i due terzi del territorio in Bosnia» ha detto Karadzic.
I media britannici avvertono che appare in effetti che Karadzic si presenta come un Vaclav Havel dei Balcani. «Accusato di essere il principale organizzatore dei piu' gravi crimini in Europa dopo quelli del nazismo, le sue vittime cercano di descriverlo come un mostro, ma nel lungo atteso autoritratto davanti al Tribunale, Karadzic ha illustrato se stesso come «un dissidente incompreso e un anticomunista diffamato» scrive 'The Guardian'. Il 'Times' valuta che «il tempo ha reso fertile il terreno» dove cadranno le menzogne di Karadzic. Sono passati quindici anni dalla guerra in Bosnia e le nuove generazioni in Europa non riescono a ricordare chi ha commesso che cosa e perche', aggiunge il giornale britannico e sottolinea che «quando l'abile oratore serbo, quale si dimostra Karadzic, i suoi crimini di guerra descrive come parte di una difesa «giusta e santa» del suo popolo ortodosso cristiano dall'islam militante in Bosnia, molti troveranno argomenti di questo genere accettabili. Secondo «Guardian» il messaggio di Karadzic di difendere davanti al Tribunale non se stesso bensi' il popolo e la sua causa giusta e santa forse sara' ben accolto tra il pubblico televisivo in BiH che attualmente e' preso dalle divisioni etniche in modo ancora piu' elevato che nei tempi di guerra quando Karadzic fu al culmine del suo potere.
Il due marzo ha ripreso anche il processo contro l'ultranazionalista leader radicale serbo Vojislav Seselj, accusato di aver partecipato nei crimini di guerra contro i non serbi in Croazia, Vojvodina e BiH. Martedi' Seselj ha chiesto al Tribunale addirittura due anni per la preparazione della sua difesa. Allo stesso tempo Seselj ha affermato che il Tribunale potrebbe liberarlo gia' alla fine della presentazione di prove dell'accusa poiche' «la procura non ha prove per nessuna delle accuse». Il presidente del Tribunale dell'Aja ha annunciato che l'udizione dei rimanenti sei testimoni nonche' l'esposizione delle prove da parte dell'accusa potrebbero essere terminati a maggio. Secondo le regole del Tribunale, Seselj ha il diritto di chiedere successivamente la sua scarcerazione. «Si potrebbe prendere facilmente la decisione sulla mia liberazione gia' a maggio se non ci fossero influenze esterne...Sono consapevole quanto per le forze Occidentali sia importante che io non torni ancora in Serbia. Se la decisione non sara' qeulla della piena liberazione, non contate che preparero' la mia difesa in due mesi... per questo saranno necessari almeno due anni» ha detto Seselj ai giudici. Ha avvertito, pero', che non potra' presentare le prove della difesa se il Tribunale non sostera' le spese, a partire da quelle arretrate della fase preliminare. La segreteria del Tribunale finora ha rigettato di finanziare la difesa di Seselj argomentando questa decisione con il rifiuto da parte di Seselj di presentare i dati relativi al suo patrimonio. Come annunciato dal giudice Antonetti, il processo riprendera' settimana prossima. Da ricordarvi che Vojislav Seselj si trova nel carcere del Tribunale dal 24 febbraio 2003 quando si era consegnato volontariamente mentre il processo e' iniziato a novembre del 2007.
Radovan era più interessante quando si fingeva un santone new age...
RispondiEliminaSe non fosse chi sappiamo, e non avesse alle spalle ciò che sappiamo farebbero quasi sorridere le sue storielle sul mega complotto mondiale.
La banalità del male...
Eppure tanti hanno rimosso Sarajevo, Srebrenica, Vukovar, gli stessi che - complici più o meno inconsapevoli dei boia - all'epoca hanno lasciato trascorrere anni senza intervenire.
Ogni viaggio in quei luoghi magici e maledetti è sempre un caleidoscopio di emozioni e una spinta insopprimibile a non perdere la propria sensibilità umana.
E forse un modo per chiedere sommessamente perdono.
noi abbiamo rimosso falcone e borsellino e votiamo chi piu' delinque !
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