venerdì 5 marzo 2010

CUI PRODEST?

La Commissione Esteri della Camera dei Rappresentanti Usa, con un solo voto di scarto (23 a 22) ha approvato una risoluzione che definisce "genocidio" il massacro degli armeni compiuto dai turchi negli ultomi anni dell'Impero ottomano. Nonostante le pressioni sia di Obama che della Clinton la Commissione Esteri, anche se di strettissima misura, ha deciso di dare questo schiaffo ad Ankara. Che non l'ha presa bene, ovviamente, e per il momento ha "richiamato" il proprio ambasciatore a Washington "per consultazioni". Nel felpato liguaggio diplomatico è una decisione grave.
Se fra qualche tempo anche la Camera dovesse votare nello stesso modo la rottura delle relazioni potrebbe essere dietro l'angolo. Cosa che però quasi certamente non accadrà, per almeno due motivi: perché la Casa Bianca farà di tutto per compromettere ulteriormente i rapporti con un alleato fondamentale in un'area geopolitica di cruciale importanza e soprattutto perché né Ankara, né Washington avrebbero interesse a rompere le relazioni per una montagna di valide ragioni. Ma intanto il gelo è calato e non è detto che la temperatura si rialzi tanto presto, nonostante la promavera vicina. Anche perché il voto della Commissione Esteri pesa anche sul quadro politico interno della Turchia ed espone Erdogan e il suo governo agli attacchi di chi non vede di buon occhio il disgelo con l'Armenia. Inoltre, da tempo la politica estera turca è piuttosto dinamica e molti attori potrebbero essere interessati a mettere un cuneo nei rapporti tra Turchia ed Occidente.
Chiunque sia un minimo esperto di cose turche, anche chi nutra simpatia per la causa degliarmeni non può che rimanere perplesso di fronte alla presa di posizione della Commissione Esteri della camera Usa. La domanda dunque è: a chi serve quel voto? Agli Usa certo no e all'Europa nemmeno. Non serve ad Ankara, ma nemmeno all'Armenia. Rischia di avere contraccolpi in uno scacchiere complesso, delicato e instabile come quello che va dai Balcani all'Asia minore, dal Caucaso al Medio Oriente. E dunque: cui prodest?

CORREZIONE
Al secondo paragrafo, la frase "la Casa Bianca farà di tutto per compromettere ulteriormente i rapporti" è da leggersi  "farà di tutto per NON compromettere" (correzione del 6 marzo).

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