Continua a far discutere il voto con cui la Commissione Esteri della Camera dei Rappresentanti Usa ha approvato un documento che riconosce il genocidio degli armeni mandando su tutte le furie il governo turco e mettendo una seria ipoteca sulle buone relazioni tra Ankara e Washington, che già non passano un buon momento, qualora il documento dovesse poi essere confermato dalla Camera nel suo complesso.
Oltre al ruolo geopolitico che la Turchia svolge in un crocevia fondamentale tra aree estremamente sensibili (Medio oriente, Asia minore, Balcani e Caucaso) e su dossier diversi e convergenti (dai rapporti con la Russia a quelli con la Cina, dal nucleare iraniano alle strategie europee di approvvigionamento energetico), la partnership con Ankara è fondamentale per altre questioni che passano quasi inosservate ma che invece hanno un notevole peso.
Per esempio quella che segnala oggi il Foglio in un articolo a pagina 3. Cito: "A Baghdad i genieri delle forze armate americane aspettano di conoscere il piano di rimpatrio. Hanno ancora diecimila camion, mille carri armati e ventimila Humvee. Smantellare la basi rimaste in territorio iracheno sarà un'operazione costosa e difficile: secondo lo stato maggiore, ci sono tremila 'heavy items', oggetti pesanti, da riportare verso casa. la strada più sicura è quella che attraversa il Kurdistan, nella parte settentionale del paese, sino al confine con la Turchia che fa parte della Nato e ha mostrato in molte occasioni di essere un alleato affidabile. La pista alternativa passa per il Kuwait, ma si tratta di una soluzione rischiosa perché espone le truppe agli attacchi delle milizie paramilitari sostenute dall'Iran".
E non c'è solo il rischio di chiusura del passaggio delle truppe di terra americane in territorio turco o di chiusura delle basi aeree turche dove fanno scalo gli aerei Usa in volo da e per Kabul e Baghdad. Come scrive Glauco Maggi su Libero di oggi in un articolo a pagina 22, "sono in ballo sostanziose commesse militari dell'esercito turco a favore delle ditte Usa Lockheed Martin, Boeing, Raython, United Technologies e Northrop Grumman che hanno espresso la paura di essere escluse per ripicca politica".
Update:
Della questione parlano anche Tiziana Prezzo/Cose Turche, Andrea G./Istanblues e Giulio Meotti/Zakor
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