Belgrado, Pride 2010 (Foto di Cecilia Ferrara) |
E infatti i mille del Pride 2010 ce l'hanno fatta anche se la consapevolezza è quella che molto c'è ancora da fare e da lottare per poter esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale anche in Serbia. Per capirlo vi consiglio di leggere il pezzo "Gay pride a Belgrado, la prima volta" di Cecilia Ferrara, pubblicato ieri sul sito di Osservatorio Balcani e Caucaso, sul quale trovate anche una galleria di immagini scattate da Cecilia durante la marcia e gli incidenti.
Altra segnalazione è quella per Matteo Tacconi che sul suo blog, facendo qualche considerazione "a bocce ferme", ricorda che omofobia e machismo contaminano sia la Serbia, sia il resto del quadrante balcanico (basti ricordare ciò che accadde a Sarajevo in occasione del Gay Pride del 2008). "Questa ostilità nei confronti della diversità sessuale è dettata sì da tendenze intrinseche alle società balcaniche - scrive Tacconi - ma è in buona misura il frutto di quel processo, comune a molte “giovani patrie”, di costruzione dell’identità nazionale, fondato sull’opposizione a tutto ciò che è diverso. In altre parole, sul concetto di contro. Contro l’omosessualità, contro il cosmopolitismo, contro la tolleranza, contro il dialogo. Detto questo, un’altra precisazione: non tutta la società serba e non tutte le società balcaniche si fondano su questi valori. Di generalizzare non è affatto il caso. Ci sono anche diversi segmenti progressisti. Anche se, va detto, sono in minoranza. Ma si conquisteranno i loro spazi, nei tempi a venire. Questo è certo".
Come ha scritto Zaccaria, domenica a Belgrado quel che non era neppure immaginabile è accaduto.
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