Sarajevo: il Parlamento |
Come da più parti segnalato alla vigilia, il vero vincitore appare essere però il partito dell'astensione: un bosniaco su due non è andato votare, con percentuali molto simili sia nella Federazione che nella RS. C'è poi un altro dato, da alcuni organi di informazione segnalato come preoccupante, ovvero quello relativo alle schede nulle che, secondo la presidente della Commissione elettorale centrale, sarebbero più di 100.000.
La campagna elettorale è stata condotta all'insegna di un sostanziale "fair play" tra le forze politiche, senza particolari tensione etniche o espressioni violente tra i candidati, a parte l'incidente di Srebrenica di cui è stato protagonista il leader serbo-bosniaco Dodik. Ma come osserva molto giustamente Andrea Rossini su Osaservatorio Balcani e Caucaso, più che segnalare la pacificazione del Paese e un compiuto processo di elaborazione del suo recente tragico passato, il dato sottolinea la divisione di un Paese in cui ogni partito si rivolge al proprio elettorato ormai nettamente definito su base etnico/nazionale.
Il problema è proprio questo, per da qui nasce l'impasse che ha portato la Bosnia in una situazione di blocco politico-istituzionale che impedisce le riforme di cui il paese ha assoluto bisogno, prima di tutto per sé stesso, per il suo futuro e per le sue possibilità di sviluppo, e poi per potersi garantire un adeguato processo di integrazione regionale e internazionale.
Intanto, dopo il voto, ora dovrà essere formato il governo e qui le cose si fanno complicate anche se non ovunque, visto che almeno per quanto riguarda la Republika Srpska, il largo sostegno popolare di cui gode l'Snsd di Dodik gli permetterà di farsi il governo da solo. Nella Federazione croato-bosgnacca, invece, al momento tutto sembra possibile. Nessun partito ha i numeri per governare da solo. Dunque, chi farà coalizione con chi? Servirebbe un indovino, risponde Dario Terzić su Osservatorio Balcani e Caucaso, dato che quelli che si odiavano ieri, forse già domani potrebbero insieme nel governo. Ma soprattutto: "Cambierà qualcosa? La gente riuscirà a mettersi d'accordo nel parlamento? Oppure sarà come prima? Niente paura, c'è ancora un Alto Rappresentante a dire l'ultima. Ma la comunità internazionale dichiara che prossimamente se ne andrà via...".
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