Domani la Bosnia Erzegovina va al voto per elezioni che probabilmente sono le piùimportanti della sua storia recente. E' molto probabile che dalle urne non escano particolari novità e che alla fine il vero vincitore sia il partito dell'astensione, soprattutto fra gli elettori giovani. Alla vigilia del voto penso sia interessante proporre l'intervista che ho realizzato all'inizio dello scorso mese di giugno con Valentina Pellizzer quando mi trovavo a Sarajevo per seguire il vertice Unione Europea-Balcani occidentali.
Valentina Pellizzer è la responsabile della sede di Sarajevo della ong "Oneworld Platform for Southeast Europe" (http://www.oneworldsee.org/) e da undici anni vive in Bosnia. Nell'intervista ho cercato di farmi raccontare il ritratto del paese oggi, quindici anni dopo la fine di una guerra che ha lasciato un solco profondo di divisioni e diffidenze ancora molto vive. Un paese che, dice Valentina, "ha bisogno di guardarsi allo specchio per vedere quanto è brutto" e darsi una scossa, che deve imparare a camminare sulla proprie gambe senza aspettare che il fratello maggiore, l'Unione Europea, gli risolva i problemi. Un paese dissilluso dalla politica e in cui i politici speculano e sfruttano le divisioni della società, ma nel quale ultimamente sono nate delle formazioni che potrebbero rappresentare una novità in un panorama monopolizzato dal nazionalismo. Un paese in cui manca ancora una vera società civile consapevole dei propri diritti e capace di affermarli e di difenderli, ma in cui esistono anche molti gruppi e organizzazioni di base che non riescono ancora a "fare rete" tra di loro ma che si impegnano molto prima di tutto per superare le contrapposizioni etniche.
La registrazione dell'intervista è disponibile qui
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