di Marina Szikora (*)
Il testo è la trascrizione della corrispondenza per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda mercoledì 29 settembre a Radio Radicale dedicato alle elezioni del 3 ottobre in Bosnia Erzegovina
“E’ l’ultimo momento che la Bosnia Erzegovina inizi ad essere uno stato funzionante che al tempo stesso garantisce l’uguaglianza di tutti e tre popoli costituenti” ha detto in una intervista esclusiva pubblicata sabato scorso sul quotidiano “Dnevni avaz” il presidente croato, Ivo Josipovic. Ha aggiunto che forse si tratta di una tesi programmatica e generale che in questo momento tutti pronunciano, ma il come realizzarlo e’ soltanto un compito della gente in BiH ed e’ sbagliato aspettarsi che qualcuno dall’esterno trovi la formula giusta. “Spero che quelli che alle prossime elezioni saranno eletti dai cittadini della BiH a guidare il Paese comprendano che si tratta dell’occasione per un nuovo inizio, girato dal passato e indirizzato verso il futuro della BiH in Europa” ha detto Josipovic. Il presidente croato ha valutato che la situazione nell’intera regione e’ migliorata da quando gli Stati di quest’area hanno una comunicazione migliore e che e’ stato creato un partenariato che nel futuro dara’ risultati. La questione di maggiore qualita’ delle relazioni nella regione e’ anche una questione di sicurezza, ma altrettanto un fattore di ripresa economica e di sviluppo di ciascuno di questi paesi.
Per quanto riguarda le relazioni con la BiH, sia la Croazia che la Serbia devono lasciare la soluzione dei problemi in questo paese ai loro cittadini, e’ dell’opinione il presidente croato. “Imporre soluzioni non puo’ dare buoni risultati a lungo termine” ha sottolineato Josipovic e ha avvertito che e’ arrivato l’ultimo momento per cambiare certe relazioni e politiche. Inevitabile in questo senso e’ stato il commento sul comportamento del premier della Republika Srpska, Milorad Dodik e sulle sue sempre piu’ pesanti dichiarazioni relative alla secessione dell’entita’ serba in BiH nonche’ la sua negazione del genocidio di Srebrenica. Josipovic ha detto che alcune dichiarazioni del premier della RS, nonostante il contesto della retorica elettorale, lo preoccupano e rendono triste. “Il problema e’ che in politica, perfino in questa nostra politica balcanica, le parole pronunciate obbligano....una volta detta una dichiarazione sbagliata e’ come lo spirito che esce dalla bottiglia. E’ difficile farlo tornare indietro” ha detto il capo dello stato croato e ha ammonito: “Quello che dichiariamo, dovremmo pronunciare con maggiore responsabilita’. In una situazione cosi’ delicata come quella della BiH, tutti dovrebbero astenersi dalle parole che aprono le ferite degli altri popoli e cittadini. La questione della genocidita’ della tragedia di Srebrenica, dopo la sentenza della Corte internazionale di giustizia, per me non e’, non puo’ e non deve essere messa in questione. Srebrenica richiede soltanto una pieta’ umile davanti ai crimini monumentali e davanti al terrore delle vittime” ha detto Josipovic. Ma il presidente croato ha ricordato anche di aver avuto un incontro con il premier Dodik (durante il suo recente viaggio in BiH) in cui aveva udito dichiarazioni del tutto diverse che andavano a favore della BiH in quanto uno stato unico. Anche dichiarazioni a favore del ritorno della popolazione croata nella RS e la possibilita’ di una loro maggiore partecipazine alle elezioni. Ma ogni annunciamento di una politica che condurebbe alla destabilizzazione della BiH, destabilizza anche la regione, ha detto Josipovic.
L’Unione paneuropea, l’associazione sovranazionale istituita con l’intento di porre le basi per il conseguimento dell’unita’ politica ed economica dell’Europa, ritiene invece che per un cambiamento della preoccupante situazione di stallo in BiH vi e’ neccessario un forte e responsabile impegno dell’Ue. A tal proposito, l’associazione ha invitato i politici locali e quelli della comunita’ internazionale impegnata in BiH ad attuare le riforme costituzionali nel Paese che porterebbero ad una posizione uguale di tutti e tre popoli che compongono l’attuale BiH nonche’ ad un maggiore impegno nell’avvicinamento della BiH all’Ue e alla NATO. Nella dichiarazione approvata alla conferenza internazionale intitolata “Europa sudorientale davanti alle porte dell’Ue – le sfide per la BiH” che l’Unione paneuropea ha organizzato in questi giorni a Madjugorje, si afferma che le riforme costituzionali renderebbero il Paese piu’ giusto e autosostenibile nonche’ compatibile con le richieste del processo di adesione all’Ue. La comunita’ internazionale viene ritenuta co-responsabile della situazione in BiH poiche’ fu lei stessa a creare il Dayton e quindi ora si attende un suo maggiore impegno nelle riforme costituzionali”. La dichiarazione paneuropea invita gli elettori della BiH a recarsi in maggior numero possibile alle urne motivando loro ad elleggere i partiti ed i candidati che non sono corrotti e che sono di orientamento proeuropeo. I partecipanti a questa conferenza ritengono che l’Ufficio dell’alto rapresentante internazionale per la BiH dovrebbe ricorrere maggiormente alle sue competenze di Bonn che acconsentiscono di imporre leggi e di destituire i funzionari eletti. L’alto rappresentante, Valentin Inzko, altrettanto presente alla conferenza, ha detto che “i cittadini della BiH il prossimo 3 ottobre hanno la possibilita’ di utilizzare loro le competenze di Bonn e di eleggere i migliori politici”. Va detto che la conferenza paneuropea organizzata a Medjugorje ha riunito oltre 100 partecipanti di diversi paesi europei e oltre a Valentin Inzko, c’erano anche i parlamentari europei nonche’ rappresentanti delle organizzazioni paneuropee dalla Croazia, Italia, Ungheria, Germania, Svizzera, Francia, Austria, Serbia, Slovacchia e Macedonia.
L’inviato del ministero degli esteri tedesco per l’Europa sudorientale, Turchia e per l’Associazione europea per il libero commercio (EFTA), il conte Nikolaus Lambsdorf ha sottolineato che la situazione di stallo negli ultimi anni in BiH e’ deludente e ha come conseguenza il deterioramento del Paese rispetto ai vicini, soprattutto rispetto alla Croazia ma anche rispetto ad altri paesi dei Balcani occidentali. Ha aggiunto che l’Alto rappresentante della comunita’ internazionale a Sarajevo e’ arrivato ai limiti delle sue possibilita’. “Sin dall’inizio, la Germania era a favore della prospettiva di adesione all’Ue, sin dai tempi di Hans-Dietrich Genscher come ministro degli esteri che si impegno’ affinche’ gli stati della regione diventino stati indipendenti il che si e’ dimostrato come giusto. Giusta e’ stata anche la prospettiva europea e noi vediamo l’effetto attraente dell’Ue nei Balcani” ha rilevato il rappresentante tedesco. Lambsdorf ha detto che nei Balcani mancano molte cose, ma molto e’ stato anche raggiunto, soprattutto sul piano di stabilizzazione che non significa soltanto la fine delle guerre che Milosevic inizio’ quattro volte, bensi’ la stabilizzazione della democrazia e il progresso economico. Quanto alle questioni irrisolte tra i singoli paesi, il rappresentante tedesco ha avvertito che “di fatto, ogni candidato all’adesione nell’Ue deve dimostrare di aver risolto i suoi contenziosi con gli altri. Non importeremo questi conflitti nell’Ue. Nei singoli casi questo sicuramente non sara’ facile, ma tutti i paesi dei Balcani occidentali devono capirlo” ha detto Nikolaus Lambsdorf.
L’innefficace amministrazione della maggiore entita’ della BiH, l’entita’ a maggioranza bosgnacca e croata ha paralizzato il processo decisionale e ha portato la Federazione BiH sull’orlo della bancarotta causando anche tensioni sociali. Se le autorita’ elette dopo il 3 ottobre continueranno a rinviare le riforme sperando che le riforme costituzionali accadranno presto a livello statale e risolveranno il maggior numero di problemi anche nella Federazione, rischiano un completo fallimento di questa entita’, ammonisce l’International crisis group (ICG), la pestigiosa organizzazione non governativa che analizza la situazione in regioni problematiche e ad alto livello si impegna per l’ostacolamento e la soluzione di conflitti pericolosi. ICG ricorda che tentativi di stabilire un equilibrio tra diritti colettivi e potere della maggioranza a tutti i livelli nella Federazione BiH hanno creato una struttura complicata di divisione di potere che “e’ frustrante per i bosgnacchi e non riesce a proteggere i croati”. Una delle coseguenze e’ che il governo federale dal 2009 a volte non e’ stato in grado di approvare nemmeno le principali decisioni quali ad esempio l’elezioni di rappresentanti della Corte costituzionale dell’entita’.
Ma per concludere con una voce di ottimismo in vista di queste importanti elezioni in BiH che saranno seguite con occhio attento sia in Europa che oltre Oceano, l’informazione relativa alle dichiarazioni del vicepresidente della Commissione per l’Europa sudorientale del PE, lo sloveno Jelko Kacin il quale ha annunciato la sospensione del regime di visti per i cittadini della BiH a partire dal primo gennaio 2011. Kacin lo ha fatto noto arrivando in BiH per appoggiare a nome dell’Associazione dei liberali e democratici europei (ALDE) la coalizione LDS e Partito ecologico europeo E-5 alle prossime elezioni. Secondo l’europarlamentare sloveno gia’ il prossimo 7 ottobre potrebbe essere presa la decisione sulla liberalizzazione dei visti alla mini sessione plenaria del PE a Bruxelles. Se ci fosse stata la volonta’ politica e responsabilita’ verso i cittadini, ha precisato Kacin, la BiH avrebbe potuto concludere questo lavoro senza problemi ancora nello scorso anno.
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