Il testo della corrispondenza di Marina Szikora per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 9 ottobre a Radio Radicale
In occasione del decennale delle manifestazioni di massa che costrinsero Slobodan Milosevic a lasciare il potere a Belgrado, un evento che ha aperto comunque un’altra prospettiva per la Serbia, sono stati organizzati diversi dibattiti pubblici e convegni dedicati agli eventi di dieci anni fa. Anche i media hanno segnato la ricorrenza , trasmettendo filmati e trasmissioni su quello che accadde dieci anni fa e che tutta la regione ma anche l’intera comunita’ internazionale hanno seguito con particolare attenzione. L’organizzatore delle manifestazioni alle quali il 5 ottobre 2000 hanno parteicpato alcune centinaia di migliaia di persone e in cui persero la vita due manifestanti mentre 65 sono stati i feriti, fu l’Opposizione democratica della Serbia (DOS) che riuniva all’epoca, 18 partiti. Le manifestazioni di protesta furono precedute dalle elezioni del 24 settembre 2000 alle quali si candidarono per la carica del presidente della Repubblica socialista Jugoslavia, Slobodan Milosevic e il candidato del DOS, Vojislav Kostunica che secondo i dati dell’opposizione, gia’ al primo turno vinse contro Milosevic. A causa della decisione della Commissione elettorale sulla ripetizione delle elezioni e a causa del rifiuto da parte di Milosevic di riconoscere la sconfitta, DOS organizzo’ la manifestazione centrale a Belgrado davanti all’allora Parlamento della Jugoslavia. I manifestanti ruppero il blocco di polizia ed entrarono nel palazzo del Parlamento incendiandolo e la stessa cosa succedette con l’edificio della televisione statale. Presto, ai manifestanti si riuniorono anche le forze di polizia e dopo i negoziati anche l’esercito. Slobodan Milosevic fu arrestato nell’aprile 2001 e fu estradato al Tribunale dell’Aja due mesi dopo. Il processo all’Aja fu un processo per accuse di genocidio in BiH, crimini di guerra e contro l’umanita’ in Croazia ed in Kosovo. Milosevic mori’ pero’ di infarto, nel carcere di Scheweningen, l’11 marzo 2006 senza che il processo arrivasse alla sua conclusione.
Il 5 ottobre viene quindi considerata una data importante della recente storia serba, ma a dieci anni dagli eventi di Balgrado, sicuramente non si tratta soltanto di ricordi sentimentali. L’euforia e’ svanita e adesso si alternano analisi critiche di quanto promesso e quanto in effetti ralizzato, scrive la ‘Deutsche Welle’. Il cosidetto ‘Contratto con il popolo’, che i leader della DOS avevano reso pubblico in vista degli eventi di ottobre del 2000, oggi sembrano soltanto come un lista di bei desideri. La riduzione dei ministeri, ostacolamento dell’ammassamento delle funzioni, pubblicazione di tutti i dossier segreti della polizia entro 100 giorni, formazione di una casa di revisione neutrale, rendere pubbliche le proprieta’ dei funzionari, sono soltanto alcune delle promesse non realizzate di questo Contratto. La Serbia e’ comunque in un piccolo progresso rispetto a dieci anni fa, afferma per la Deutsche Welle Cvijetin Milivojevic, direttore dell’agenzia “Pragma”. La gente vive meglio, l’abolizione dei visti rappresenta altrettanto una specie di aleggerimento psicologico, dice Milivojevic. Ma e’ ben lontano da quanto promesso dieci anni fa. Va ricordato, sottolinea Milivojevic, che le promesse del nuovo governo di DOS erano quelle che gia’ nel 2004 la Serbia diventerebbe membro dell’Ue. Oggi, nel 2010 il Paese non e’ nemmeno candidato ufficiale all’adesione. Quindi, molte delusioni, molte chance passate e molti treni persi. Mancano i cambiamenti, le riforme e uno sviluppo accelerato, avverte Milivojevic. Le promesse fatte alla gente non sono state soddisfatte, valuta il direttore dell’Iniziativa civica, Miljenko Dereta. Da una parte, nessuno era consapevole delle dimensioni di distruzione che il regime Milosevic aveva lasciato dietro di se, dall’altra parte c’era la paura politica in cui nessuno era pronto a riforme radicali, afferma Dereta.
I cittadini di Belgrado commentano con delusione il decennio dei cambiamenti di ottobre. Si aspettavano molto e secondo le reazioni hanno ottenuto poco: “Niente e’ stato adempiuto, abbiamo aspettato molto e non abbiamo ottenuto nulla. E’ perfino peggio di prima. Non c’e’ una sfera della societa’ che vada bene. La corruzione e’ enorme, il criminale sembra anche maggiore, cosi’ non c’ e’ nessun passo avanti”. “Non siamo soddisfatti del lavoro, non c’e’ lavoro, come promettevano non siamo contenti. I giovani non trovano lavoro, non funziona nulla, e’ tutto molto caro...” affermano i cittadini delusi. Se i cittadini della Serbia non sono soddisfatti, sicuramente ci sono quelli che possono dire che questi sono stati ottimi dieci anni, osserva Miljenko Dereta e allude a colloro che si trovano al potere da dieci anni. Indica alcuni ministri che hanno una incredibile continuita’ di potere, che secondo lui sono diventati una specie di mobili del Governo. In piu’ alcuni oligarchi che in questi tempi si sono arricchiti seriamente. Dereta ammette che nel corso degli ultimi anni, si e’ dimostrato anche che si e’ stati molto ingenui per quanto riguarda il processo di integrazioni europee. Si e’ creduto che vi basta la buona volonta’ e non si e’ compreso seriamente quali sono le richieste dell’Ue. Quando vi si aggiungono alcuni anni persi a causa di politici che si oppongono all’Ue, e’ chiaro perche’ non abbiamo raggiunto di piu’, conclude questo analista serbo.
La visita di Hillary Clinton a Belgrado
Il prossimo evento politico importante per la Serbia, nel mirino della stampa e dell’attenzione pubblica, e’ la visita settimana prossima del segretario di stato americano, Hillary Clinton a Belgrado. In vista del suo arrivo nella regione balcanica, Washington ribadisce che l’arresto dell’ex generale militare serbo bosniaco accusato di crimini di guerra e genocidio, Ratko Mladic “resta una priorita’ molto grande degli Stati Uniti”. Philliph Gordon, incaricato per l’Europa presso il Dipartimento di stato americano, ha affermato che “Vedere Mladic davanti ai suoi giudici resta una priorita’ molto grande degli Stati Uniti” e aggiunge che il tempo non lavora a suo agio e che “ha l’impressione che il governo serbo sta’ intraprendendo sforzi per trovare quell’uomo” accusato per il suo rulo nel massacro di oltre 8000 musulmani di Srebrenica.
Hillary Clinton iniziera’ la sua visita nei Balcani lunedi’ 11 ottobre facendo una prima tappa a Sarajevo. Il 12 ottobre sara’ a Belgrado e il giorno dopo a Pristina. Per la ‘Voice fo America’, il vicepresidente dell’Istituto per la pace di Washington, Daniel Server ha espresso speranza che Hillary Clinton iniziera’ il cammino verso la soluzione di due problemi principali nei Balcani: Kosovo e Bosnia Erzegovina. Secondo Server, in entrambi i luoghi esistono proposte di divisione del territorio, relativi al nord del Kosovo e alla Republika Srpska e quindi muovere le cose dal punto fermo significa richiedere da Belgrado di rinunciare alle sue ambizioni territoriali in Kosovo e in Bosnia se vuole diventare membro della Nato e dell’Ue, sottolinea Server e precisa che Belgrado sicuramente dichiarera’ di non avere ambizioni territoriali in BiH ma il presidente della Serbia, Boris Tadic “ha recentemente appoggiato apertamente il candidato della RS che ha ambizioni territoriali e che ha promesso il referendum sull’indipendenza della RS” ha detto Server allundendo al premier della RS Milorad Dodik. L’esperto dell’Isituto pe la pace di Washington e’ dell’opinione che la Serbia deve assumere una posizine chiara relativa a questa delicata situazione.
Quale sarà la posizione dell’Olanda sulla candidatura europea della Serbia?
Secondo le ultime informazioni, la richiesta di candidatura ufficiale all’adesione della Serbia si trovera’ davani al Consiglio dei ministri dell’Ue il prossimo 25 ottobre dove la decisione viene presa pero’ con consenso. Secondo il quotidiano serbo‘Blic’, Belgrado ora nutre speranza che proprio Hillary Clinton potesse influenzare l’Olanda per convinceral di dare il segnale verde per poter inoltrare definitivamente la candidatura serba all’indirizzo procedurale. Belgrado quindi e’ fiduciosa dei buoni rapporti tra Stati Uniti e Olanda e dell’iniziativa diplomatica del segretario di stato americano, Hillary Clinton e Belgrado cerchera’ di convicerla con argomenti che vanno a favore della cooperazione tra la Serbia e il Tribunale dell’Aja. ‘Blic’ scrive che durante la sua visita a Belgrado, i vertici serbi informeranno la Clinton sull’operato segreto di collaborazione di Belgrado con l’Aja. Con questi dati “non pubblici” su quello che la Serbia sta’ intraprendendo affinche’ i rimanenti fuggitivi accusati di crimini di guerra si trovino all’Aja e’ ben informato anche il procuratore capo dell’Aja Serge Brammertz, ma secondo affermazioni dalle fonti delle autorita’ serbe, “Brammertz non ha mostrato buona volonta’ per presentare alle autorita’ olandesi, nei limiti consentiti, che cosa sta’ intraprendendo la Serbia a proposito della piena collaborazione con il Tpi dell’Aja”. Al contrario, davanti alla Commissione per gli affari europei del Parlamento olandese, Brammertz ha detto che le pressioni ed i condizionamenti alla Serbia restano cruciali per l’arresto dei latitanti dell’Aja. Per di piu’, Brammertz ha affermato che i fuggitivi hanno una “rete di sostegno” e che sono alla portata delle autorita’ di Belgrado. Allo stato attuale, si valuta che l’Olanda che dovrebbe prendere una decisione mercoledi’ prossimo, 13 ottobre, votera’ contro la candidatura ufficiale della Serbia all’Ue. “L’Olanda prende decisioni autonomamente e non e’ possibile farne pressione. Noi prendiamo le decisioni e valutazioni autonomamente ed esse si baseranno su fatti oggettivi stabiliti dal signor Brammertz, poiche’ questo e’ il suo compito ed obbligo” ha detto il presidente dalla Commissione per gli affari europei del Parlamento olandese, Han ten Bruk.
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