mercoledì 13 ottobre 2010

NON CADERE NELLE PROVOCAZIONI

Qui di seguito il comunicato diffuso oggi da Osservatorio Balcani e Caucaso a proposito di quanto avvenuto ieri sera a Genova in occasione della partita Italia-Serbia

Italia-Serbia a Genova: non cadere nella provocazione

A seguito dei fatti avvenuti ieri sera a Genova in occasione della partita Italia-Serbia Osservatorio Balcani e Caucaso condanna la violenza ed invita la Comunità internazionale ad appoggiare la componente europeista dello Stato balcanico.

Le immagini relative alla violenza degli hooligans serbi, in occasione dell'incontro valevole per le qualificazioni agli Europei 2012 tra Italia e Serbia – e le violenze scatenatesi in occasione, due giorni prima, del Gay Pride a Belgrado - hanno occupato le prime pagine di tutti i quotidiani europei e fatto riemergere gli spettri dei tragici anni '90 che hanno funestato i Balcani.

E in effetti questi fatti di violenza hanno forti legami con il recente passato della Serbia, con la sua difficoltà a fare i conti con le responsabilità nelle guerre jugoslave, con una classe politica che non ha ancora affrontato un'estrema destra che del nazionalismo e della guerra ha fatto un vessillo.

Chi ha intrapreso con convinzione questa strada, il premier Zoran Djindjic, ha pagato questo coraggio con la propria vita, nel 2003. Ucciso proprio da chi voleva una Serbia instabile, da chi del binomio malavita-nazionalismo continuava ad ottenere enormi vantaggi, a scapito dei cittadini.

Nonostante gli sforzi più recenti del Presidente serbo Boris Tadic, convinto europeista, l'eredità degli anni '90 è evidentemente ancora difficile da superare. L'onda nera della Serbia, seppur non maggioritaria è organizzata, gode di appoggi politici e logistici e sta tentando, con 'escalation di questi giorni, di destabilizzare le istituzioni serbe.

Questo è il momento in cui, oltre a condannare incondizionatamente la violenza e dimostrare lo sdegno per i fatti avvenuti domenica scorsa a Belgrado, durante il Gay Pride, e ieri sera a Genova, occorre sostenere con ancora maggiore decisione rispetto al passato le forze democratiche e civili che in Serbia esistono e fortunatamente sono maggioritarie.

Osservatorio Balcani e Caucaso invita a non isolare nuovamente la Serbia, a non mettere in dubbio l'enorme conquista della liberalizzazione dei visti per l'Ue, e a sostenere quei passi, forse ancora timidi ma non scontati, fatti in questi anni: tra questi la condanna del Parlamento serbo dei fatti avvenuti a Srebrenica, la risoluzione congiunta Serbia-Ue sul Kosovo presentata ed approvata in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la ripresa e il rafforzamento delle relazioni con la vicina Croazia. Molto resta da fare, non certo ripetere gli errori degli anni '90.

Per maggiori approfondimenti: http://www.balcanicaucaso.org/


                         

5 commenti:

  1. I calciatori serbi non centravano niente , Stankovic piangeva.

    Adesso ho capito perche la Serbia è odiata da tutti.

    hanno sempre in mente la guerra , uccidere l'altro che sia amico o nemico
    Una mentalità che è rimasta presente in molti serbi e poi non nascondiamoci dietro a un dito .


    Quelli non erano tifosi erano paramilitari.

    Quelli erano criminali di guerra.

    RispondiElimina
  2. calma luigi
    erano 200 contro milioni di serbi che sono l'opposto di quello che dici tu
    vai in serbia una volta e poi mi dici !

    RispondiElimina
  3. E poi non è vero che la Serbia è odiata da tutti. Quantomeno non da me e sicuramente non è odiata da Lina e da almeno altre due o tre persone che conosco nella blogosfera.
    :-)

    RispondiElimina
  4. roberto !
    ripiegami in valigia in tutti i tuoi viaggi ad est !
    ma questa cosa mi ha fatto scoprire anche una cosa :
    sono venuti degli albanesi a dirmi che sapevano che i serbi non erano quei 200 ubriachi e che loro avrebbero continuato ad amare la serbia nonostante le politiche contro
    che bello !
    smakk.. siamo persone stupende perchè amiamo i balkani !!!

    RispondiElimina
  5. che bello il post di alessandro di meo
    quella violenza ha una casa, lo scippo del kosovo
    unsorrisoperognilacrima.blogspot.com/
    2010/10/non-voltiamo-la-faccia.html

    RispondiElimina