Sventato un colpo di stato militare in Turchia, quaranta persone fermate. Lo ha annunciato oggi il premier Recep Tayyip Erdogan, in visita in Spagna. L’indagine dovrebbe essere nata dalle rivelazioni del quotidiano Taraf che lo scorso gennaio aveva scritto dell’esistenza di un piano per rovesciare il governo denominato "Balyoz" (martello). Il progetto golpista potrebbe a sua volta essere ricollegabile a "Ergenekon", l'organizzazione segreta che ha come obiettivo la destabilizzazione del Paese e il rovesciamento del governo islamico-moderato dell'Akp e nella quale sarebbero coinvolti ambienti militari, settori deviati dei servizi segreti, elementi nazionalisti, giornalisti e malavitosi, il cosiddetto "stato profondo".
Tra le persone finite in manette oggi ci sono altissimi ufficiali dell’esercito turco, alcuni dei quali vengono definiti «pasha», un titolo onorifico dei tempi dell’impero ottomano. Tra gli arrestati ci sono l’ex vice capo di stato maggiore generale Ergin Saygun, l’ex capo di stato maggiore dell’aeronautica generale Ibrahim Firtina e il capo ammiraglio della Marina Ozden Ormek oltre a due alti gradi militari in pensione: il generale Cetin Dogan e il generale Suha Tanyrli. Firtina e Ornek erano già stati interrogati in passato nell’ambito dell’inchiesta su Ergenekon. Da segnalare inoltre il fermo di Ozden Ornek, autore di alcuni controversi diari usciti nel 2004 che parlavano di un golpe in preparazione da parte di quattro alti ufficiali dell'esercito.
I golpisti, secondo l’accusa, avrebbero avuto l'intenzione di attuare una vera e propria strategia della tensione con una serie di attentati a moschee che avrebbero dovuto spingere i fedeli a manifestazioni violente. Per destabilizzare ulteriormente il quadro politico si sarebbe dovuto poi provocare un incidente aereo con la Grecia per compromettere anche la politica internazionale del governo. Obiettivo di tutta l’operazione: giustificare un intervento in difesa dello Stato da parte delle forze armate che non hanno esitato a rovesciare almeno quattro governi dal 1960 ad oggi. Dall’avvento al governo di Erdogan, nel 2002, non sono mancate insofferenze e tensioni anche gravi tra i militari e il nuovo establishment. Il capo di Stato maggiore, il generale Ilker Basbug, intanto ha annullato un viaggio ufficiale in Egitto a riprova che la situazione è seria.
Erdogan da parte sua per ora non ha fornito molti dettagli sull'operazione della polizia i cui contorni, come accade sempre in questi casi, restano vaghi, mentre il ministro dell’Interno Besir Atalay, in Spagna col premier, si è limitato a dichiarare di stare seguendo "da vicino" gli sviluppi della vicenda. Non si è tenuto, invece il vicepremier Bulent Arinc che, parlando alla CNN-Turk, ha rilasciato dichiarazioni entusiaste dicendo che non avrebbe "mai sognato" che si potesse avverare quanto sta accadendo e che "le cose andranno meglio quando coloro che non hanno mai pagato per i loro comportamenti cominceranno a pagare". C'è però chi non ci sta e denuncia l'ennesimo tentativo del governo dell'Akp di intimidire e ridurre al silenzio l’opposizione. Alcuni analisti sostengono che la notizia sarebbe una montatura per far riguadagnare consensi al governo in un momento di crisi.
Altri ancora fanno notare che il tentato e mancato golpe avrebbe dovuto avvenire tra il 2002 e il 2003. Perché l’attuale governo turco sceglie di denunciare la minaccia adesso, a sette anni dai fatti? Perché è ancora pericolosa? O per colpire l'immagine dei militari? O per preparare il terreno ad una riforma costituzionale, per altro chiesta anche dall'Ue, che sottragga alle forze armate il compito della difesa della costituzione?
Considerando molte cose accadute negli ultimi mesi verrebbe da chiedersi se alla base dell'operazione di oggi non possa esserci addirittura una sorta di accordo tra governo e forze armate per gestire il ridisegno del potere imposto dalle riforme richieste per l'ingresso nell'Unione europea. Oppure se non si tratti di un "ballon d'essai" per saggiare umori, reazioni e capacità di resistenza dell'establishment militare. Queste ipotesi sanno però un po' troppo di fantapolitica. Certo, se i militari decideranno in un modo o nell'altro di non reagire sarà un segno che in Turchia molte cose stanno cambiando e che sta forse finendo l'anomalia che aveva portato le forze armate a detenere (ed esercitare) una tutela sulle istituzioni civili in nome della difesa della laicità e dell'eredità kemalista.
Non so, mi sa tanto di golpe ma all'incontrario..
RispondiEliminaGolpe all'incontrario forse no, ma nuovo episodio dello scontro di potere in atto da anni, questo sì. Su questo sono tutti concordi, in Turchia e fuori.
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