La Croazia ha da oggi ufficialmente il suo terzo presidente dall'indipendenza del 1991. Ivo Josipovic, candidato socialdemocratico eletto al ballottaggio dello scorso 10 gennaio con il 60% dei consensi che inizia il suo mandato in coabitazione con il governo conservatore guidato da Jadranka Kosor. I due devono portare il Paese fuori dalla grave crisi economica che l'ha pesantemente colpito, con un Pil calato di circa il 6% nel 2009 e un tasso di disoccupazione che sfiora il 17%, il più alto da tre anni a questa parte. Altro fondamentale obiettivo è l'ingresso nell'Unione Europea entro il 2012. Adesione all'UE e lotta dura alla corruzione sono le priorità assolute del cinquantaduenne giurista e compositore di musica classica che eredita la guida della Croazia dopo i due mandati consecutivi di Stjepan Mesic.
La cerimonia di insediamento è iniziata oggi a mezzogiorno nella storica piazza di San Marco a Zagabria. Il palco, dominato da un'onda blu con il sombolo nazionale, la bandiera croata e quella dell’UE, è stato ideato dal famoso scenografo Ivica Propadalo che ha spiegato ai giornalisti che l’idea conduttrice e’ stata quella che Ivo Josipovic e’ un presidente nuovo e diverso, cioè "un vento nuovo, qualcosa di nuovo nello Stato croato". Significativa la scritta sul tavolo sul quale il Josipovic ha firmato il giuramento:.la frase in latino "Obliti privatorvm pvblica curate" che si trova nel Palazzo ducale a Dubrovnik e che significa "dimentica il privato, lavora per il comune". Sul palco anche quattrocento amarillis bianchi che sembavano crescere dalla scena, come un campo di fiori.
Un migliaio le personalità presenti alla cerimonia, tra cui dieci capi di stato: i presidenti di Ungheria, Albania, Slovenia, Polonia, Macedonia, Kosovo, Montenegro, Bulgaria e Slovacchia nonche’ il presidente di turno della presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina. La Commissione europea era rappresentata dal commissario all'allargamento Stefan Fuele, mentre la Spagna, presidente di Turno dell'UE era rappresentata da Francisco Javier Roja Garcia. E ancora per gli Stati Uniti il vice di Hillary Clinton, Jacob Law, per la Cina il ministro per la Cultura, Cai Wu, per la Svezia il ministro degli Esteri Carl Bildt, per la Francia il segretario di stato per gli Affari europei, Pierre Lelluche. L'Italia era rappresentata dal ministro delle Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, che ha formulato al nuovo presidente i migliori auguri di buon lavoro e parlando con i giornalisti ha spiegato di essere "convinto che il percorso di integrazione europea della Croazia e di tutti i Balcani Occidentali rappresenterà un passaggio fondamentale per la stabilità nella regione".
Nel suo primo discorso da nuovo capo dello stato, Josipovic ha sottolineato l'importanza di un'azione politica che rispetti i valori di giustizia e uguaglianza, i diritti umani e quelli delle minoranze e porti avanti con convinzione la lotta a corruzione e criminalità organizzata. Il nuovo presidente ha sottolineato l'importanza di mantenere buoni rapporti con i paesi vicini, che sono presupposti per la pace, la stabilità e la sicurezza. "Questa è la mia priorità", ha detto. La comunità internazionale attende dal nuovo presidente croato un nuovo slancio per la normalizzazione dei rapporti con la Serbia, ritenuto dall'UE un passaggio chiave nel quadro della stabilizzazione dei Balcani occidentali. Ma su questo aspetto cruciale proprio oggi c'è stato il primo intoppo. La notizia del giorno, infatti, è senz'altro l'assenza del presidente serbo Boris Tadic che ha deciso di disertare la cerimonia di insediamento di Josipovic dopo la conferma della partecipazione di Fatmir Sejdiu, presidente del Kosovo, la cui indipendenza è stata riconosciuta da Zagabria, ma a cui Belgrado si oppone duramente in tutte le sedi politiche e diplomatiche.
"Mi dispiace che il presidente Boris Tadic non abbia voluto venire: penso che sia un'occasione persa per iniziare al più presto il dialogo”, ha detto il neo presidente croato in una intervista all’agenzia serba FoNet. Josipovic ha tenuto comunque a precisare di non considerare il rifiuto di Tadic un atto di ostilità né verso la Croazia, né verso di lui personalmente. Josipovic giudica questa decisione un'aspetto della politica serba che però non è detto che sia ragionevole e che porti dei risultati. Il nuovo pesidente croato ha sottolineato comunque che si tratta di un affare della Serbia in cui non vuole interferire e tende una mano a Belgrado esprimendo la speranza di poter incontrare Tadic al più presto affinché le diverse posizioni della Serbia e della Croazia sul Kosovo non influenzino le future relazioni bilaterali. Josipovic ha sottolineato che l'attuale generazione di politici non ha il diritto di lasciare in eredità alle prossime problemi aperti che devono invece essere risolti.
Dal sito di Radio Radicale
Intervista al presidente croato Ivo Josipovic
L'intervista è stata realizzata il 12 gennaio scorso subito dopo l'elezione
Intervista a Dijana Plestina
Dijana Plestina insegna scienze politiche negli Usa, è consulente del ministero degli Esteri croato (si occupa in particolare del problema delle mine antiuomo) ed è la vedova di Ivica Racan, ex premier, leader socialdemocratico, protagonista dell'indipendenza della transizione democratica e dell'integrazione europea della Croazia
[Collaborazione di Marina Szikora]
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