giovedì 17 maggio 2012

SERBIA: CONTINUA UNA DURA CAMPAGNA ELETTORALE IN VISTA DEL BALLOTTAGGIO

Dopo il voto in Serbia di domenica 6 maggio, tutto e' concentrato sulla composizione del futuro governo, ma ancora prima su quello che i cittadini della Serbia decideranno domenica prossima al secondo turno delle elezioni presidenziali al quale si sfideranno ancora una volta il presidente uscente Boris Tadić, leader del Partito democratico, e il suo avversario politico di sempre, Tomislav Nikolić, ex numero due del Partito radicale serbo di Vojislav Seselj, e da qualche hanno approdato a posizioni conservatrici più moderate con il suo Partito serbo del progresso.
Qui di seguito la corrispondenza di Marina Szikora per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.


Nei giorni precedenti un po' al centro dell'attenzione, secondo gli attuali sondaggi, si e' posizionato Tomislav Nikolić, leader del Partito serbo del progresso, quello che contrariamente alle previsioni di mesi e settimane fa potrebbe essere l'ennesimo perdente alla sfida presidenziale. E' iniziato con le sue denunce di brogli elettorali fino alle dichiarazioni del suo possibile ritiro dal secondo turno con la spiegazione di non voler continuare a partecipare nella corsa elettorale manipolata. Ma infine, durante la sua visita alla citta' di Kikinda lo scorso fine settimana, il candidato presidenziale Tomislav Nikolić ha detto ai gironalisti che lanciera' un appello anche ai candidati della sua coalizione a partecipare anch'essi al secondo turno delle elezioni regionali e che ha deciso di continuare a lottare. "Essi (il potere) proclamerebbero comunque la vittoria, partecipassimo noi o no. Tutto il resto servirebbe soltanto a destabilizzare la Serbia in questo periodo piu' difficile" ha detto Nikolić aggiungendo che la lotta dei progressisti per stabilire "i risultati legali" delle elezioni non cessera' e che loro utilizzeranno tutte le possibilita' legali in questa lotta. Nikolić ha raccomandato all'altro cadidato presidenziale della coalizione "La scelta per una vita migliore" Boris Tadić e al Partito Democratico che il voto del 20 maggio "deve essere democratico, giusto e onesto". Il leader progressista ha detto altrettanto che questo e' un caso singolare perche' il partito che ha vinto alle elezioni chiede il loro anullamento e ha sottolineato che la sua coalizione 'Muoviamo la Serbia' ha vinto con una differenza molto piu' grande rispetto ai risultati ufficiali. "Anche se mi capitasse di vincere, con chi collaborerei? Con un governo formato in base a voti rubati?" si e' chiesto Nikolić tentando gia' cosi' a giustificare la possibile sconfitte al ballottaggio. Ha ripetuto di non riconoscere i risultati elettroali del 6 maggio poiche', come ha detto, sono state molto probabilmente le prime elezioni in cui ci sono le prove su presunti brogli elettorali e ha annunciato manifestazioni di protesta finche' non sara' risolto il problema dei voti rubati: "Questa e' stata una grande e preparata rapina che si pensa potra' essere accettata" ha commentato Nikolić.

Dopo il voto di domenica scorsa Nikolić ha accusato il Partito Democratico e il suo leader Boris Tadić di aver manipolato con i materiali elettorali in diversi luoghi della Serbia e che avevano abusato del diritto elettorale dei cittadini. "Tadić ha rubato alla Serbia il diritto al voto e adesso cerca di rubare l'intero paese per trasformarlo in proprieta' privata del Partito Democratico" ha denunciato Nikolić. Le annunciate protesta dei progressisti sono iniziate con le guide di protesta in tutta la Serbia domenica scorsa. Si sono svolte a Šabac, Kruševac, Novi Sad, Jagodina, Ćuprija, Čačak, Paraćin e Niš. I rappresentanti del Partito Progressista Serbo hanno spiegato che le guida di protesta sono una specie di rivolta dei cittadini e parlano a nome della richiesta dei progressisti di indagare sul materiale elettorale che si dice essere stato manipolato nel senso che sarebbero state inserite schede false da parte del Partito Democratico.

Boris Tadić reagisce a queste accuse e afferma che l'idea principale delle protesta a causa di presunti voti rubati e' quella di mettere a repentaglio la legittimita' delle elezioni e di umiliare la Serbia davanti alla comunita' internazionale. Secondo il lider del Partito Democratico, l'attuale atmosfera in Serbia non contribuisce al suo sviluppo bansi' minaccia il suo futuro. "Se noi in Serbia mandiamo l'immagine di un paese non ordinato, in cui le istituzioni non risolvono i problemi e torniamo all'atmosfera in cui tutto si risolve con le violenze, questo e' molto male. Nessuno degli investitori verra' in un tale paese come nessuno ama entrare in una casa in cui ci sono litigi" ha avvertito Tadić e ha aggiunto che questo comportamento e' irresponsabile e non civile perche' tutti quelli che sono insoddisfatti dei risultati elettorali possono proclamarli falsi e rubati. Tadić si e' appellato alla pace e consistenza e ha ricordato che ci sono gli osservatori internazionali. Le istituzioni competenti, ha assicurato Tadić, stanno analizzando se ci sono state irregolarita' e tutti i partiti hanno i loro rappresentanti che sono ugualmente rappresentati nelle commissioni.

Lunedi' il Partito Democratico rilascia una dichiarazione in cui si dice che per Tomislav Nikolić non contano piu' ne' le istituzioni, ne' la procura, ne' elezioni libere, bensi' soltanto il bastone e le violenze con cui pensa di poter vincere poiche' i cittadini non vogliono votarlo. Siccome la procura aveva dichiarato che il materiale elettorale e' stato rubato solo dopo il conteggio dei voti e che non ci sono stati brogli elettorali, il lider del Partito Progressista Serbo ha accusato la procura di essere "una mano allungata del DS" e si e' detto pronto a picchiarsi personalmente ai colleggi elettorali se i voti continueranno ad essere rubati. A tal proposito e' seguito appunto il comunicato del partito governativo in cui si afferma anche che non si tratta di nessun broglio elettorale bensi' di una sconfitta che Nikolić tenta di trasformare in falsita' e violenze non credendo nell'ordine democratico bensi' nel caos. Il massimo delle accuse giunge al punto di dire che quelli che avevano annunciato la morte dell'ex premier Zoran Đinđić, oggi parlano che legheranno i funzionari del Partito Democratico e che picchieranno loro per strada. Infine, il DS dichiara: "Si e' avverato quello di cui abbiamo avvertito da tempo: la politica di Tomislav Nikolić e' imprevedibile e la sua scelta rappresenta un pericolo per la stabilita' e pace in Serbia".

Nell'attesa di quello che si profilera' ad essere il futuro potere serbo, non mancano commenti sul ruolo del vincitore effettivo delle elezioni parlamentari, il socialista Ivica Dačić. Tra questi, un'analisi del quotidiano croato 'Jutarnji list' in cui possiamo trovare una oppinione sul perche' del successo del 'piccolo Sloba' come spesso viene nominato il successore di Slobodan Milošević. Trattasi di una campagna elettorale condotta con estrema efficacia. "Un esempio scolastico di buona campagna" ha commentato il capo redattore del quotidiano di Belgrado 'Danas' Zoran Panović. L'ex portavoce di Milošević, Ivica Dačić, nei suoi interventi e negli spot elettorali ha combinato con successo l'immagine di Josip Broz Tito con Slobodan Milošević, elevando il culto della mano forte, ordine e orgoglio nazionale. Ha composto la campagna mettendo insieme elementi che pochi avrebbero osato fare: un po' di giustizia sociale e dignita' di lavoratori, un po' di orgoglio nazionale e minacce di forza dei nemici, laddove essi siano, scrive il quotidiano croato. Nell'umore trionfante postelettorale, aggiunge 'Jutarnji list', Ivica Dačić (46) ha scoperto il suo obiettivo: vuole diventare presidente della Serbia. "Alle prossime elezioni, saro' io il presidente, e SPS avra' almeno 20 percento di voti", ha dichiarato Dačić orgogliosamente. Oltre a Čedo Jovanović, il leader liberaldemocratico, Dačić e' il piu' giovane politico serbo di prima fila e ha gia' dimostrato di essere capace per le svolte piu' difficili: da un totale perdente di bruttissima immagine a capo di un partito del dittatore odiato, quale il patito socialista di Milošević lasciatogli in eredita', in solo pochi anni e' riuscito a progredire in un lider di partito moderno ed accettabile a tutti senza il quale il potere non e' nemmeno immaginabile. Ricordiamolo, ancora nella notte dei primi risultati elettorali, Dačić stesso ha dichiarato trionfante che "se la Serbia forse non sa ancora chi sara' il futuro presidente, sicuramente si sa di gia' chi sara' il suo premier".

Ivica Dačić e' nato in Kosovo, nella citta' di Prizren e giunse a Belgrado soltanto verso la fine degli anni 80 quando si iscrisse alla Facolta' delle Scienze politiche. Ben presto divenne presidente della gioventu' del Partito Socialista di Milošević. Si racconta che fece di tutto per avvicinarsi a Slobodan Milošević e sua moglie Mirjana Marković. All'eta' di 26 anni diventa portavoce di Milošević e ci rimane accanto fino al suo arresto nella villa di Tito a Dedinje. Dopo la caduta di Milošević, Dačić raggiunge ai vertici del Partito Socialista della Serbia. A seguito dell'uccisione del premier Zoran Đinđić che freno' drammaticamente il cammino della Serbia verso le riforme e verso l'Occidente, nel 2003 fu eletto presidente del gruppo parlamentare dello SPS e a fine 2006 venne eletto presidente del Partito Socialista che approvo' all'unanimita' la "Risoluzione sul ruolo storico di Slobodan Milošević". A questa vittoria lo portarono le dichiarazioni che prima o poi i responsabili dell'estradizione di Milošević all'Aja dovranno rispondere e perche' accuso' fortemente il Partito Democratico per aver arrestato ed estradato Milošević. All'epoca qualifico' il DS come il piu' grande terremoto politico nella storia della Serbia e promise che se stara' a lui, non ci saranno piu' estradizioni al Tribunale dell'Aja. Solo pochi anni dopo, in veste di ministro degli interni della Serbia, Dačić fece arrestare il piu' ricercato imputato dell'Aja, l'ex generale Ratko Mladić.

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