giovedì 18 febbraio 2010

IL KOSOVO IN CERCA DI UNO STATUS INTERNAZIONALE

Di Artur Nura
Corrispondente di Radio Radicale. Il testo che segue è la trascrizione di una parte della corrispondenza per la puntata del 17 febbraio dello Speciale di Passaggio a Sud Est dedicato ai due anni di indipendenza del Kosovo

Il Kosovo celebra oggi [ieri 17 febbraio per chi legge, n.d.r.] i due anni dalla proclamazione d'indipendenza dalla Serbia in una situazione di incertezza e precarieta', con la crisi economica che si fa sentire in modo sempre piu' pesante, però con un entusiasmo tradizionale sia della politica che della societa kosovara. In realta' tutti attendono il verdetto della Corte internazionale di giustizia, alla quale la Serbia ha chiesto di pronunciarsi sulla legittimita' dell'indipendenza proclamata unilateralmente da Pristina il 17 febbraio 2008: ma oggi 17 febbraio 2010 si festeggia sia a Prishtina che a Tirana, Tetovo ed altrove in territori albanesi.
Dall’altro canto dobbiamo anche informare che in occasione del secondo anniversario di indipendenza del Kosovo, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha già inviato al suo omologo del Kosovo Fatmir Sejdiu un messaggio di augurio. "In nome del popolo americano, mi congratulo con lei e con i cittadini del Kosovo per il secondo anniversario di indipendenza. Desidero congratularmi con il popolo del Kosovo per il progresso nella costruzione di una società democratica, pacifica e multietnica", scrive nel suo messaggio Obama. Inoltre, il presidente Obama nel suo augurio esprime apprezzamento e sostegno per il Kosovo, per i passi necessari verso le aspirazioni euroatlantiche precisando. "In questo 17 febbraio, vi porgo i miei auguri, esprimendo la mia fiducia nella continuazione e nel rafforzamento dell'amicizia e della collaborazione tra i nostri due Paesi”.
Invece, l’ex Segretario di Stato Americano, Madeleine Albright, in una sua dichiarazione ha affermato che il suo maggiore successo nella sua carriera diplomatica è stata "l'aver messo fine all’epurazione etnica in Kosovo, e di conseguenza aver dato a libertà a questo paese". Secondo i media Albanesi Albright ha dichiarato: "Se volete sapere ciò che considero di più importante nella mia carriera come Segretario di Stato Americano, penso che essa sia la sospensione dell’epurazione etnica in Kosovo". "Inizialmente sono stati fatti dei tentativi perché la situazione venisse risolta in via diplomatica sotto l'ombrello delle Nazioni Unite. La questione è stata discussa anche con i colleghi russi. Alla fine ci siamo rivolti alla NATO, mediante l'attuazione di un'operazione di successo e oggi il popolo del Kosovo, vive libero”, ha concluso le sue dichiarazione l’ex segretario di stato USA.

Ricordando ancora una volta che non hanno ancora riconosciuto il Kosovo indipendente Spagna, Romania, Grecia, Slovacchia e Cipro dobbiamo sottolinerare che Belgrado, appoggiata dalla Russia - alleato storico della Serbia - si rifiuta di riconoscere l'indipendenza e continua a considerare il Kosovo una sua provincia meridionale. Secondo una sua analisi portata dalla rivista britannica “The Economist: quale cita fonti diplomatiche di alcuni paesi dei Balcani, come Kosovo, Bulgaria e Macedonia, risulta che la Russia potrebbe costruire una base militare in Serbia, proprio al confine con il Kosovo. Sull'installazione di una base dell'esercito russo in Serbia, si sono circolati speculazioni sin dalla visita del presidente Dmitri Medvedev a Belgrado, nell'autunno dell'anno scorso, ma fonti del Ministero della Difesa russo hano respinto allora tali dichiarazioni, pur confermando che è stata esaminata la possibilità di creare un centro russo-serbo per il coordinamento logistico per le emergenze a Nis.
L'Economist nel riportare tali osservazioni, ripete più volte le parole dei rappresentanti della NATO, che non sembrano preoccuparsi della presenza russa a Nis, ma l'analista britannico continua a collegare la cooperazione serbo-russa, con il "sentimento nazionalistico" serbo, perchè non intende rinunciare al Kosovo, nonostante Stati Uniti e UE invitano a mettere da parte tale retorica. Dobbiamo anche aggiungere che nei mesi scorsi, il Kosovo e' divenuto membro del Fondo monetario internazionale (Fmi), e della Banca mondiale, ma l'obiettivo ultimo di entrare a far parte dell'Onu sembra ancora lontano, certo con la posizione di Belgrado che e' destinata a condizionare ogni decisione al riguardo.

''Il Kosovo non entrera' mai a far parte delle Nazioni Unite senza il consenso della Serbia'', ha detto qualche giorno fa il presidente serbo Boris Tadic! Pero dall’altro canto, sembra che secondo Prishtina sul questo campo difficile potrebbe aiutare molto anche la Turchia, specialmente al riguardo dei Peasi Islamici membri dell’ONU. In effetti, su invito del suo omologo Abdullah Gul, il Presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiu, si è recato in Turchia per una due-giorni di visita ufficiale. I Presidenti Gul e Sejdiu, hanno tenuto un incontro e successivamente una conferenza stampa congiunta. Entrambi i Presidenti hanno definito i rapporti tra i due paesi come eccellenti, in forza dei quali Gul ha promesso un impegno continuo nel sostegno di Pristina nella strada verso l'integrazione europea riconoscimento internazionale, visti i progressi compiuti dal Kosovo dopo l'indipendenza. "I popoli dei nostri due paesi hanno una piena solidarietà l'uno con l'altro. Siamo a favore dell'inserimento del Kosovo in tutte le organizzazioni internazionali di cui noi già siamo parte e continueremo a farlo sempre, con una lobbying ovunque e costante per il riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica di Kosovo", ha affermato Gul.
Stando alle relazioni di Belgrado e Tirana al confronto Prishtina, dobbiamo aggiungere che Tirana da tutti viene considerato da sempre come un moderatore razionale nella regione, pur non nascondendo il sotengo al riguardo del Kosovo indipendente. Il Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri Ilir Meta, ha tenuto di recente un incontro con il Vice ministro degli Affari Esteri del Kosovo, Vlora Citaku. Gli sviluppi in Kosovo e nella regione, le prestazioni del processo di riconoscimento del Paese, l'aiuto e il sostegno per il consolidamento delle sue istituzioni, i processi di integrazione euroatlantiche e le relazioni bilaterali tra Pristina e Tirana, sono stati i principali argomenti al centro dei colloqui.
Meta ha confermato a Citaku che il governo albanese è impegnato a portare avanti il processo di riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo, e che farà tutto ciò che è in suo potere per garantire la partecipazione del Kosovo in tutti i forum ed i progetti di cooperazione regionale. "La Repubblica del Kosovo ha percorso in un tempo molto breve una strada che ha lasciato forti tracce nel fondamento di questo paese e che si riflette anche nel riconoscimento internazionale e nel progresso delle istituzioni del Kosovo", ha detto Meta.

Sembra che tali passi di Tirana non piacciano a Belgrado. Al Forum Economico per gli investimenti nel Sud Est Europeo a Verona, al quale ha partecipato anche il ministro albanese dell'Economia, del Commercio e dell'Energia, Dritan Prifti. Egli nel suo discorso, ha definito il Kosovo come un paese attraente per gli investitori stranieri, suscitando così lo sdegno del Ministro serbo del Commercio, Slobodan Milosavljevic. Quest’ultimo ha interrotto l'intervento di Prifti, chiedendo di leggere una dichiarazione ufficiale nella quale chiede il rispetto della risoluzione 1244 delle Nazioni Unite.
Invece parlare della situazione interna del Kosovo e le prese di posizioni di Tirana dobbiamo informare che secondo il Ministro della Difesa, Arben Imami a nome del governo albanese nel corso della riunione di oggi con il Presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiu ha dichiarato che con la creazione di strutture parallele da parte di Belgrado, nel Nord del Kosovo, si sta cercando di ostacolare l'operato della NATO nel paese. Il Ministro Imami e il presidente Sejdiu hanno discusso a lungo della questione della sicurezza e della stabilità in Kosovo, considerato dagli esponenti internazionali come una storia di successo. Imami ha detto che l'Albania sosterrà con tutte le sue forze l’integrazione del Kosovo nelle organizzazioni regionali come primo passo a seguito della sua integrazione euro-atlantica. Il ministro Imami ha presentato al presidente Sejdiu anche il contributo che il governo albanese fornirà per le Forze di Sicurezza del Kosovo, che sarà concretizzato con un accordo che sarà firmato domani dal ministro Imami e dal Ministro della FSK, Fehmi Mujota.
E per concludere e stare questa volte alle dure polemiche tra Pristina e Belgrado, dobbiamo aggiungere che si sono rese ancora più difficili dall'avvicendarsi dei nuovi piani di "integrazione" della regione del nord del Kosovo. Il Presidente del Parlamento del Kosovo, Jakup Krasniqi, ha infatti avvertito Belgrado che "gli albanesi di Presevo e Bujanovac sono pronti ad unirsi al Kosovo, se i serbi nel nord del Kosovo pensano di chiedere la secessione". "Se una parte dei serbi non è pronto a vivere nella parte settentrionale e pensano di poter frammentare il Kosovo, allora gli albanesi della valle di Presevo sono pronti ad aderire al Kosovo", ha detto Krasniqi per i media di Pristina.

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