mercoledì 12 maggio 2010

TURCHIA: LA RIFORMA COSTITUZIONALE VERSO IL REFERENDUM

"Il presidente ha inviato il pacchetto all'ufficio del primo ministro perchè sia sottoposto a un voto pubblico": con questa nota ufficiale la presidenza turca ha reso noto che il presidente Abdullah Gül ha dato il via libera alla riforma della Costituzione approvata dal Parlamento e alla sua ratifica popolare con un referendum. Venerdì scorso, al termine di una vera e propria maratona, il Parlamento turco ha approvato il pacchetto di riforme costituzionali elaborato dal partito Akp del premier Recep Tayyip Erdogan che della riforma della Carta ha fatto uno dei punti qualificanti della sua iniziativa politica e di governo. La modifica della Costituzione è infatti necessaria secondo il governo per adeguarsi agli standard richiesti per l'adesione all'Ue che resta (almeno ufficialmente) un altro degli obiettivi prioritari di Erdogan. Il pacchetto ha raccolto 336 voti favorevoli su 550, cioè più dei 330 necessari all'approvazione, ma meno dei due terzi occorrenti per evitare la consultazione popolare, a cui per altro Erdogan non ha mai fatto mistero di puntare. "La nostra nuova tappa - ha infatti detto il premier - sarà quella di entrare nella campagna referendaria. Abbiamo già cominciato i preparativi. Ci presenteremo di fronte alla nazione".

La riforma, secondo le opposizioni, limita i poteri della magistratura e delle forze armate che, agli occhi dei laici e dei nazionalisti, rappresentano il baluardo dello stato laico e repubblicano voluto da Kemal Ataturk. Delle riforme su cui puntava Erdogan ne sono passate in due: la possibilità che i militari coinvolti in reati contro la sicurezza nazionale (leggi tentati golpe) vengano processati dai tribunali ordinari e non militari e la modifica della composizione del Consiglio superiore della magistratura, organismo che nomina i giudici e i procuratori e adotta misure disciplinari e che in questi anni si è spesso trovato in linea di collisione con il governo. E' stato invece depennato l'emendamento all'articolo 8 che avrebbe privato il Procuratore generale del potere di fare ricorso alla Corte Costituzionale per avviare la procedura di chiusura di un partito politico imponendo il parere preventivo di una commissione parlamentare. L'Akp è stato accusato dalle opposizioni di voler far passare a tutti i costi questo articolo per evitare che il Procuratore generale, come aveva già fatto due anni fa, possa avviare nuovamente la procedura per la chiusura dell'Akp per attentato alla laicità del Paese sancita dalla Costituzione.

Il principale partito dell'opposizione, il Partito Repubblicano del Popolo (Chp) fondato da Kemal ha già annunciato che presenterà ricorso alla Corte costituzionale per impedire il referendum sostenendo che questo consoliderebbe in maniera definitiva il potere dell'Akp. Per avviare il ricorso il Chp deve raccogliere le firme di 110 deputati, cosa non difficile contando anche sulla disponibilità di altri esponenti dell'opposizione. La procedura di ricorso non ha una durata stabilita ma poiché alcuni articoli del pacchetto di riforme modificherebbero profondamente la struttura della stessa Corte costituzionale è possibile che i giudici si pronuncino prima del referendum. Il problema è che se la Corte dovesse emettere un verdetto di anticostituzionalità dopo la consultazione popolare, l'eventuale risultato favorevole alla riforma sarebbe automaticamente annullato e ciò causerebbe una paralisi istituzionale tale da aprire la strada ad elezioni anticipate rispetto alla scadenza naturale del 2011. Elezioni che potrebbero dare all'Akp un grande successo come nel 2007 (e quindi segnare una lo stesso una sconfitta per le opposizioni). Oppure, nonostante la vittoria, l'Akp potrebbe però avere un calo di consensi come alle amministrative del 2009 obbligando Erdogan ad un governo di coalizione. In ogni caso, ancora una volta si preparano per la Turchia settimane di notevole incertezza.

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