Non sono giorni sereni questi per la Turchia. Nel già solitamente poco tranquillo mare della politica turca, ad agitare ulteriormente le acque è arrivato lo scandalo sessuale che ha costretto alle dimissioni il leader del Chp, Deniz Baykal. La causa è un video, per altro di pessima qualità, pubblicato sul sito habervaktim.com, che lo mostrerebbe nudo in compagnia della sua ex segretaria, e ora deputata, Nesrin Baytok, anche lei discinta. Ma non finisce qui: la comparsa del video coincide con un presunto tentativo di assassinare Baykal che sarebbe stato ordito dal suo rivale politico, Mustafa Sarigul. Secondo il segretario generale del Chp, Önder Sav, Sarigul avrebbe pagato svariate centinaia di migliaia euro ad un mercenario per eliminare Baykal durante la sua recente visita a Bruxelles il 13 aprile scorso. Sarigul ovviamente ha respinto ogni addebito e danno del matto a Say.
Riguardo al video, Baykal ha subito parlato di complotto e ha accusato il governo di aver favorito la diffusione del filmato. Secca la replica del premier Erdogan che, prima di partire per la sua visita ufficiale in Grecia, ha liquidato le accuse dicendo che "chi tradisce la moglie in quel modo non può fare la vittima". La tesi di Baykal non convince nemmeno alcuni commentatori. Oltre al panorama di critiche da parte della stampa, c'è per esempio il quotidiano "Habertürk" che sostiene che il video è stato girato per volere del partito di Baykal e che i servizi segreti hanno svolto un importante ruolo nello scandalo. Il quotidiano "Zaman", vicino al partito del premier, ipotizza che il video sia stato pubblicato per volere del Chp per farlo fuori prima del congresso del 22 maggio che lo avrebbe dovuto indicare come candidato premier per le elezioni del prossimo anno.
La vicenda del video sta creando anche un incidente con la stampa internazionale: il governo turco ha infatti minacciato di bloccare l’accesso all’interno del paese al sito web di El Mundo che ha a sua volta pubblicato il video. Inutile dire che al quotidiano spagnolo non hanno nessuna intenzione di accettare quella che definiscono una censura ed il video è tutt'ora on-line.
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