sabato 8 maggio 2010

PROTEGGERE I MONASTERI DEL KOSOVO

Il monastero ortodosso di Decani in Kosovo (Foto AMWRanes/Flickr)
Il Kosovo ospita, com'è noto, i più importanti luoghi sacri della chiesa ortodossa serba e anche per questo è considerato la culla della nazione. I tragici avvenimenti degli anni '90, il conflitto del 1998-99, l'esodo di gran parte dei serbi kosovari dopo la fine delle ostitilità e le difficoltà in cui vive la minoranza serba rimasta, hanno in questi anni posto il problema della tutela e della conservazione di un patrimonio che non è solo religioso ma anche storico e culturale. L'indipendenza proclamata unilateralmente dagli albanesi kosovari nel febbraio 2008 ha posto nuovi problemi senza che siano state trovate soluzioni: problemi che aumenteranno via via che verrà ridotto il contingente della Kfor che in questi anni, in particolare con la presenza dei militari italiani, aveva garantito un minimo di sicurezza delle enclave serbe dove si trovano i monumenti maggiori.

Sulla questione della protezione dei siti ortodossi serbi del Kosovo segnalo una mia intervista per Radio Radicale a Elisabetta Valgiusti, regista e documentarista, presidente dell'Associazione Salva i Monasteri. L'intervista risale allo scorso febbraio, quando ricorreva il secondo anniversario dell'indipendenza kosovara, ma non è che nel frattempo la situazione sia cambiata. Salva i Monasteri è nata qualche anno fa attorno ad un appello a favore della salvaguardia dei monasteri ortodossi e del patrimonio artistico-religioso del Kosovo e Metohija sottoscritto più di duecento studiosi, artisti, donne e uomini di cultura. L'associazione si occupa della salvaguardia del patrimonio culturale anche in altre aree di crisi come l'Iraq.

Qui è possibile riascoltare l'intervista a Elisabetta Valgiusti




Il sito dell'Associazione Salva i Monasteri


Comunque si giudichi la situazione in Kosovo e la questione dell'indipendenza io credo che tutti coloro che hanno a cuore il futuro dei Balcani dovrebbero porsi il problema della protezione e della conservazione di un patrimonio artistico, culturale e religioso che come tale appartiene non solo alla comunità serba, ma a tutta l'Europa e all'intera umanità.

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