giovedì 20 maggio 2010

IL RAPPORTO ONU SULLA SITUAZIONE IN KOSOVO VISTO DALLA SERBIA

Lunedì scorso il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha presentato al Consiglio di sicurezza il rapporto semestrale sulla situazione in Kosovo. L'impressione è che il Consiglio resta diviso sulla questione: alcuni Paesi attendono la decisione della Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite che entro l’anno dovrebbe emettere il proprio verdetto sulla legittimita' dell’indipendenza proclamata unilateralmente dai kosovari albanesi nel febbraio 2008, mentre i Paesi che hanno gia’ riconosciuto il Kosovo chiedono a Belgrado e Pristina di trovare una soluzione sulle questioni tecniche e, in particolare, di essere presenti entrambi con i propri rappresentanti insieme a tutti gli altri Paesi della regione all’importante conferenza ministeriale Ue-Balcani che si svolgera’ il prossimo 2 giugno a Sarajevo. Qui di seguito la trascrizione della corrispondenza di Marina Szikora per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda ieri sera a Radio Radicale dedicato alla situazione in Kosovo alla luce del rapporto semestrale del Segretario generale delle Nazioni Unite.

«Due anni dopo la proclamazione dell'indipendenza, in Kosovo non e' ancora iniziato il processo di vera riconciliazione. Ma questo, nonche' la grave situazione economica, continua ad essere soltanto una parte del problema per l'amministrazione delle Nazioni Unite (UNMIK)» ha detto tra l'altro martedi' Lamberto Zanier, rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon in occasione della presentazione del rapporto semestrale del segretario generale sul Kosovo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite lunedi'. Rivolgendosi ai paesi membri del Consiglio di Sicurezza, Zanier ha spiegato che la situazione in Kosovo resta relativamente stabile anche se al nord vi e' ancora un potenziale per le violenze e avverte che la mancanza del processo di riconciliazione «oltre alle difficolta' economiche, rappresenta anche un rischio per i disordini sociali». Ma Belgrado e' critica e in rappresentanza del capo della diplomazia serba, Vuk Jeremic, partecipa al dibattito aperto del Consiglio di sicurezza puntando citicamente su alcuni aspetti dell'illustrazione della situazione in Kosovo da parte di Ban Ki Moon.

«Purtroppo questo rapporto trascura un numero di crescenti sfide, dalla criminalita' organizzata e corruzione, all'inadeguato lavoro della polizia fino all'infunzionalita' della giustizia in Kosovo» ha detto Jeremic. Secondo il ministro degli esteri della Serbia, l'ultimo rapporto della Commissione europea ha offerto un'immagine molto piu' reale della realta' kosovara di quella del segreatario generale dell'Onu nel suo rapporto. In piu', per la prima volta, il ministro serbo ha tirato fuori una offerta di, come lo ha qualificato, «compromesso strategico». Una proposta che comunque e' gia' stata giudicata inaccettabile, anche se le sue parole sono state accolte come nuove e pragmatiche. Per alcuni, si tratta invece di aperte ingerenze della Serbia nelle questioni interne dei paesi confinanti e si avverte sul tentativo di Belgrado di sollecitare la divisione del Kosovo.

«Voglio convincere il Consiglio di sicurezza che la Serbia resta pronta ad impegnarsi flessibilmente e sinceramente nella nostra intenzione che non e' quella di congelare il conflitto, di trionfare o di metterlo sotto controllo» ha detto Jeremic a New York aggiungendo che «la soluzione e' nel dialogo e non nell'unilateralismo». Con queste parole, il capo della diplomazia serba ha cercato di spiegare per la 'Deutsche welle' tedesca la proposta della Serbia che lo stesso Jeremic ha definito come «compromesso strategico».

Nonostante gli eventi negativi in Kosovo, stanno arrivando i tempi che promettono di piu', ha detto Jeremic al Palazzo di Vetro e si e' detto convinto che il parere consultativo della Corte internazionale di Giustizia sara' una occasione senza precedenti per raggiungere il compromesso strategico tra serbi ed albanesi. Jeremic ha aggiunto che quest'anno potrebbe essere l'anno del comune successo e ha ricordato che la Corte tra breve prendera' la decisione sull'autoproclamata indipendenza del Kosovo. «E' un fatto che tutti siamo obbligati ad accogliere seriamente. Ai giudici dovrebbe essere acconsentito di compiere il loro lavoro senza pressioni politiche quali i nuovi riconoscimenti dell'indipendenza unilaterale, ha rilevato Jeremic. Il ministro degli esteri serbo ha puntato sul fatto che la maggioranza dei membri dell'Onu e del Consiglio di Sicurezza si oppone fermamente ad una divisione forzata della Serbia e ha ripetuto la posizione di Belgrado che non riconoscera' mai l'indipendenza di Pristina. Quanto alla situazione sul terreno, Jeremic ha indicato che e' di importanza cruciale che il Consiglio di Sicurezza continui ad appoggiare l'UNMIK come «il pilastro principale di pace e sicurezza» nella regione. «Noi apprezziamo molto l'aproccio costruttivo dell'Unmik e delle organizzazioni che operano sotto la sua autorita' come l'Eulex» ha detto il ministro serbo sottolineando che i disaccordi sullo status non possono ostacolare la soluzione di questioni pratiche. Jeremic ha avvertito che il rapporto del segretario generale dell'Onu diminuisce la serieta' delle crescenti sfide in Kosovo puntando sulla realta' che nel corso dello scorso anno soltanto alcune centinaia di serbi kosovari sono tornati alle loro case.

Il capo della diplomazia serba, scrivono in questi giorni i media serbi, ha dichiarato che e' stato raggiunto l'accordo che le autorita' di Pristina saranno rappresentate alla conferenza regionale di Sarajevo, in calendario il prossimo 2 giugno, in base alla Risoluzione 1244 insieme alla missione ONU – l'UNMIK. Ma il presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiju replica che Pristina sara' presente soltanto se i partecipanti saranno rappresentati con i pieni simboli statali. Fatmir Sejdiu, altrettanto presente a New York, ha replicato che «sicuramente non ci sara' ritorno al tavolo negoziale sullo status del Kosovo» e ha rigettato categoricamente ogni tipo di divisione del Kosovo.

A favore di questa posizione anche gli Stati Uniti che nel Consiglio di Sicurezza, per voce dell'ambasciatrice americana Bruck Anderson, hanno ribadito che i confini kosovari sono stabiliti e non verranno cambiati. Lo stesso vale per l'indipendenza del Kosovo che e' un processo dal quale non c'e' ritorno, ha detto la rappresentante degli Stati Uniti. La diplomatica americana ha plaudito il governo di Pristina per «i risultati finora conseguiti nella transizione democratica delle sue istituzioni» che, come ha valutato, «nonostante i problemi continuano a progredire». La Anderson ha sottolineato che «il processo di riconoscimento del Kosovo continua e che dall'ultimo rapporto semestrale presentato al Consiglio di Sicurezza, Pristina e' stata riconosciuta da nuovi quattro stati.

C'e' da sottolineare che i diplomatici internazionali ed europeei a Bruxelles hanno valutato che la nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu ed i negoziati sullo status del Kosovo in base al parere della Corte internazionale di Giustizia sono difficilmente realizzabili cosi' come la divisione del Kosovo poiche', allo stato attuale, ne sono contrari i paesi mondiali influenti.

Alla riunione del Consiglio di Sicurezza sulla situazione del Kosovo, Cina e Russia hanno valutato che la situazione in Kosovo resta complessa e si sono impeganti affinche' il ruolo principale nella regione resti nelle mani dell'UNMIK. Secondo l'ambasciatore russo alle Nazioni Unite la situazione in Kosovo provoca preoccupazione e sottolinea che l'Onu deve avere un ruolo chiave in Kosovo condividendo al tempo stesso l'opinione del ministro degli esteri serbo e ribadendo che Mosca non accetta l'indipendenza unilaterale di Pristina. Il rappresentante permanente russo ha ricordato che la Risoluzione 1244 e' ancora in vigore e che nessuno puo' sostituire l'UNMIK nella missione di stabilire gli standard internazionali. Ha criticato la Nato perche' ha trasferito la responsabilita' per salvaguardare i monumenti serbi culturali e sacrali in Kosovo alla polizia kosovara ricordando che l'Eulex puo' operare soltanto in base alla Risoluzione ONU sul Kosovo.

Anche il rappresentante della Cina ha valutato che la situazione in Kosovo e' complessa e delicata ma che le cose restano generalmente stabili, grazie alla presenza dell'UNMIK. L'ambasciatore cinese ha invitato i membri dell'Onu di appoggiare l'UNMIK e ha ribadito che Pechino rispetta l'integrita' territoriale della Serbia e che i problemi devono essere risolti in base alla Carta delle Nazioni Unite.

«L'indipendenza del Kosovo proclamata unilateralmente e' la piu' grande minaccia alla sicurezza della Serbia», afferma in questi giorni il comandante dell'esercito della Serbia, il generale Miloje Miletic. Come riportato dall'emittente B92, il generale Miletic avverte che il territorio del Kosovo e' una forte base di criminalita' organizzata e questo rappresenta la piu' grande sfida per la Serbia. Secondo le sue parole, «le esperienze fino ad adesso hanno dimostrato che ogni instabilita' in Kosovo si riflette indirettamente sulla sicurezza dell'intera regione, e in particolare al sud della Serbia centrale». L'esercito serbo e' pronto per un tale scenario e ha sufficienti capacita' ad assicurere la pace sul territorio, assicura Miletic e alla domanda se si aspettano nuove ondate di violenze in Kosovo dopo la decisione della Corte internazionale di Giustizia, risponde che le minacce con violenza sono «un metodo gia' sperimentato che gli albanesi utilizzano per fare pressione sulla comunita' internazionale. «Se la decisione della corte non soddisfera' i loro interessi, e io spero sinceramente di no, ci puo' essere destabilizzazione e violenze. Ho le garanzie da parte del comandante della Kfor che le forze delle Nazioni Unite dispiegate in Kosovo ostacoleranno questi tentativi» ha detto il comandante dell'esercito serbo. Parlando della sua recente visita negli Stati Uniti, Miletic ha detto che non ci sono state pressioni affinche' Belgrado cambi posizione sull'eventuale adesione della Serbia alla NATO ma ha aggiunto che la proclamata neutralita' non e' un problema per la cooperazione con gli Stati Uniti o altri paesi membri della Nato.

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