In Macedonia torna a salire la preoccupazione per una possibile destabilizzazione del Paese ad opera dei gruppi separatisti armati albanesi a causa di alcuni episodi avvenuti nelle ultime settimane, con la scoperta di depositi illegali di armi e una sparatoria che ha fatto quattro morti. Quest'ultima è avvenuta nei pressi del villaggio di Radusha, al confine tra Macedonia e Kosovo, nelle prime ore di martedì 11 maggio. Il portavoce della polizia, Ivo Kotevski, ha spiegato che le forze dell'ordine avevano avuto informazioni sul trasporto di armi illegali e quando gli agenti hanno cercato di fermare il furgone dal suo interno è stato aperto il fuoco. Risultato della sparatoria: morti tutti e quattro gli occupanti del furgone, nessuna vittima, né feriti tra i poliziotti. Una grande quantità di armi ed esplosivi è stata poi ritrovata all'interno del veicolo.
Il possesso delle armi è stato rivendicato dal disciolto Esercito di Liberazione Nazionale, gruppo che fece la sua comparsa nel 2001 quando la Macedonia si trovò sull'orlo di un conflitto armato tra le forze governative e i ribelli albanesi, che fu soffocato sul nascere dall'intervento della comunità internazionale. Successivamente, l'accordo di Ohrid mise fine alle ostilità concedendo maggiori diritti alla minoranza albanese, che rappresenta circa un quarto della popolazione della Macedonia. A seguito dell'accordo il gruppo armato si trasformò in un partito politico e ha fatto parte di coalizioni di governo dal 2002.
Albert Musliu, un analista politico macedone citato da WAZ.EUobserver, parla di "deja-vu" e si dice preoccupato per la grande quantità di armi che circola ancora nove anni dopo il conflitto, ma avanza dubbi anche sulla ricostruzione degli eventi fornita dalla polizia. Secondo Musliu una sparatoria con un gruppo armato i cui componenti finiscono tutti morti senza nemmeno un ferito tra i membri delle forze di polizia non è molto credibile.
L'episodio di martedì viene dopo la scoperta da parte della polizia di grandi nascondigli di armi tra fine aprile e inizio maggio: nel secondo caso il luogo era sorvegliato da uomini in uniforme. E un nuovo sequestro di armi, munizioni ed esplosivi è stato messo a segno giovedì dalla polizia macedone che ha anche arrestato quattro persone, un uomo di 59 anni ed i suoi tre figli, nel villaggio di Novo Selo, nei pressi della città nord occidentale di Tetovo. Secondo i media locali il gruppo arrestato a Novo Selo sarebbe stato in contatto con i trafficanti di armi uccisi martedì.
L'operazione di polizia dell'altro ieri ha coinciso con l'annuncio della visita a Skopje di una delegazione di alto livello del governo kosovaro guidata dal ministro degli Interni, Bajram Rexhepi, che con la sua collega macedone, Gordana Jankulovska, discuterà della sicurezza nella regione. Intanto, l'ex ministro macedone della Difesa, Trajan Gocevski, interpellato dal quotidiano macedone Dnevnik e da WAZ.EUobserver, ha parlato di una situazione grave per la regione auspicando che le strutture di sicurezza macedonia non siano lasciate sole, ma operino in coordinamento con l'Ue, l'Osce e le altre organizzazioni internazionali.
Alla fine di aprile, poco prima della scoperta del deposito illegale, la Nato, l'Osce, l'Ue e gli Usa avevano rilasciato una dichiarazione congiunta in cui esprimevano serie preoccupazioni per le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti politici che sono tornati a parlare di separatismo, di conflitto e di abbandono degli assetti stabiliti con l'accordo di Ohrid in un quadro di indebolimento complessivo del dialogo politico. I quattro firmatari della dichiarazione hanno ribadito il loro sostegno all'integrazione europea ed atlantica della Macedonia, candidata all'adesione sia all'Ue che alla Nato.
problemi in macedonia ?
RispondiEliminain kosovo tutto ok !
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