sabato 8 maggio 2010

DISTRUZIONI E RICOSTRUZIONI IN EX-JUGOSLAVIA

La ricostruzione del ponte di Mostar
Approfitto di questi giorni di convalescenza e forzata inattività per vagabondare per la rete alla ricerca di siti interessanti. Ve ne segnalo uno che ho scoperto per caso e che mi sembra interessante, caso mai non lo conosciate già. Il sito si chiama Balkan_Scapes, sottotitolo Distruzioni e Ricostruzioni in Ex-Jugoslavia. L'autore si chiama Francesco Mazzucchelli ed è ricercatore di semiotica all'università di Bologna.
Come spiega nelle note introduttive al blog, il suo lavoro si incentra sul problema del restauro architettonico e urbano affrontato dal punto di vista semiotico, ma anche da quello culturologico affrontando le questioni relative al restauro non solo sotto l'aspetto estetico, ma anche etico e politico. L'intento è quello di paragonare ogni intervento di restauro architettonico, soprattutto quando riguarda beni di particolare valore simbolico, ad una vera e propria pratica di scrittura che agisce su quel particolare testo che sono le nostre città. Da qui deriva l'interesse per gli aspetti politici del restauro, quelli legati ai tentativi di ricollegarsi al passato della comunità che li attua e di inscrivere in esso la propria identità e la propria idea di presente e di futuro. "Visto così, il restauro - scrive Francesco Mazzucchelli - diventa una forma di scrittura, e non solo una scrittura nella memoria, nel retroterra condiviso che fa da collante ad una società; ma anche e soprattutto una scrittura della memoria, attraverso cui una società 'costruisce' il proprio passato, stabilisce una continuità con i suoi eventi passati e si appropria di una identità".
Partendo da queste premesse Mazzucchelli ha deciso di restringere il campo e focalizzare l'attenzione su un tipo specifico di interventi di restauro quali sono i restauri post-bellici perché "uno dei momenti storici in cui le questioni relative alle ricostruzioni e ai restauri urbani si impongono con più forza [...] è quello in cui un paese esce da un evento catastrofico e distruttivo come un conflitto armato. La distruzione causata da un evento bellico è paragonabile ad un trauma collettivo e l'intervento di restauro, in questi casi, assume il significato di una sorta di 'cerimoniale di riparazione all'evento luttuoso subito', per usare le parole dell'architetto/restauratore Paolo Marconi".
Il passaggio successivo all'esame della realtà balcanica è stato a questo punto naturale. "Uno degli aspetti più centrali delle guerre jugoslave risiede nel fatto che esse sono diventate [...] l'emblema di un tipo di guerra e di aggressione diretta soprattutto ai valori civici, sociali, cosmopoliti rappresentati dai centri urbani jugoslavi", scrive Mazzucchelli ricordando una parola coniata da Bogdan Bogdanovic, importante architetto serbo, ex sindaco di Begrado nei primi anni '90 e acceso contestatore di Milosevic: urbicidio. "L'urbicidio a cui sono state sottoposte le città jugoslave - spiega Mazzucchelli - ha fatto scattare in me un interesse insano per il tessuto sociale e urbano delle martoriate città (ex-)jugoslave, un tessuto che non è mai sfondo inerte, né una scenografia, abitata e affollata dai suoi cittadini, ma che sembra, forse qui più che in altri posti, la carne viva, anche se scarnificata, di quel che resta della società (una volta) jugoslava".

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