Malgrado le rassicurazione la crisi greca investe gli altri Paesi del''area balcanica. Le nazioni più esposte sono la Serbia, la Bulgaria e la Macedonia, nonostante il contenzioso che da anni la oppone alla Grecia sulla questione del nome: sono ben 280, infatti, le aziende greche che investono nel Paese. Inoltre, le banche greche partecipano al 28% nelle banche bulgare, al 27% in quelle rumene e al 25% in quelle turche (anche qui, da notare, nonostante i tanti motivi di attrito che ancora esistono tra i due Paesi).
La crisi greca pone serie questioni sul futuro dell'Unione Europea e si ripercuote sulle sue prospettive di allargamento che, dopo quello del 2004 verso est, avrebbe dovuto procedere in direzione sud-est e riguardare quei Balcani troppo spesso dimenticati da Bruxelles e che ora, nonostante il rinnovato e ribadito impegno dell'Ue per garantire il processo di adesione a tutti i Paesi dell'area, rischia di essere reso ulteriormente rinviato nel tempo dalla difficile, rischiosa e complicata situazione economica generale.
Del peso della crisi greca sul resto dei Balcani ci siamo occupati diverse volte a Passaggio a Sud Est su Radio Radicale con Marina Szikora e Artur Nura e alla questione abbiamo dedicato anche alcuni Speciali.
Oggi invece segnalo l'articolo di Matteo Zola sul blog EastJournal
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