Il testo che segue è tratto dalla corrispondenza di Artur Nura per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda mercoledì 16 giugno a Radio Radicale e dedicato all'iniziativa politico-diplomatica della Turchia nei Balcani occiddentali. In particolare si analizza questa presenza nell'ambito della questione più generale dell'adesione della Turchia all'Ue, viste dal punto di vista degli albanesi, alla luce degli storici rapporti tra i due popoli.
Osservando in modo particolare i territori albanesi dei Balcani, il tema della Turchia nell'Ue ed il suo ruolo da protagonista nei Balcani, e’ un discorso popolare e che fa riempire ogni tanto vari spazi mediatici. C’e’ chi crede che la Turchia possa far molto in questo senso, e c’e’ chi si dice più pessimista su queste possibilita. Si, che si trova anche chi vede l'adesione della Turchia in UE come la realizzazione di un Europa laica dove possono convivere le due civiltà diverse in armonia. Pero, non mancano quelli che precisando che formalmente la religione musulmana del popolo Albanese e di circa 60-70% come quel del popolo Turco, in modo sbagliato fa si che Bruxelles tiene ancora per un po' lontani Paesi come la Turchia, l'Albania.
Questa parte dell’opinione fa aggiungere nella stessa lista anche Paesi come la Bosnia o persino lo stesso Kosovo, che potrebbero soffrire una certa discriminazione religiosa in questo caso dall’Europa. Pero, tra la gente comune, potresti trovare anche persone che vedono questa situazione in una percezione quale la possiamo definire “radicale”, cioe’ che gli Albanesi sono maggior parte musulmani e che nonostante che non abbiamo forti convinzioni sull'Islam, per l'Europa rimangono soltanto 'turchi' in un altro Stato. Per qualcun altro, l'ingresso di Ankara nell'Ue sarebbe "la prima testimonianza che i popoli con culture e religioni diversi potrebbero vivere benissimo insieme e in questo senso vedono anche il protagonismo politico e diplomatico della Turchia nei Balcani.
In effetti i rapporti tra i due Popoli quello Turco e quelo Albanese sono di vecchia data e cominciano nel Quattrocento con l'invasione ottomana dei Balcani. Un'invasione che durò per 5 secoli e che influenzò la cultura e l'identità degli Albanesi, oppure degli Arberesh, come si chiamavano gli albanesi di quei tempi. Di quegli anni di invasione è stato protagonista Gjergj Kastriota, l'eroe nazionale albanese più suggestivo che, strappato dai turchi dalle braccia della madre sin da piccolo e portato in Turchia, diventò un ottimo guerriero e stratega prendendo il titolo di "Skanderbeg", pero mai dimenticò la sua Patria e tornò ad organizzare la resistenza contro gli Ottomani. E come racconta la storia, Gjergj Kastriota per 25 anni riuscì a cacciare i turchi dai territori albanesi, ma dopo la sua morte tutto ritornò come prima e la sua stirpe si costrinse ad emigrare in Italia, dove formò la comunità degli Arberesh che ancora oggi si trova soprattutto in Calabria. Pero, a quesyo caso bisogna ricordare il fatto che prima di quella invasione, gli Arberesh erano cattolici e ortodossi; dopo, il 60-70% della popolazione era, ed è formalmente ora, musulmana. Nonostante i tempi cambino, i Turchi hanno visto sempre gli Albanesi come i loro "fratelli minori", un sentimento questo che in realtà non è per niente ricambiato per loro. Pero, personalmente penso che non la vedono nello stesso modo gli Albanesi al confronto loro.
Ovviamente per capire la fotografia complessa degli Albanesi al confronto delle religione, bisogna per forza, risalire nelle origine dei problemi. Infatti, Vaso Pasha, un grande poeta del rinascimento Albanese, ha scritto che “la religione degli Albanesi e’ L’albanismo” e questa filosofia e’ sempre stato il laico - motivo del nazionalismo Albanese a contrapporsi alle sempre tentativi di assimilazione di altri nazioni regionali che usavano la religione loro per motivi politici di espansione e questo vale tuttora anche ad oggi. In questo caso bisogna conludere precisando che lo stato Albanese sin dalla proclamazione, sembra quelle persone straordinari che lo hanno fondato, hanno scelto il modello europeo occidentale di stato, dunque il modello emancipato e liberale in cui la Chiesa, Moschea e la religione erano separati dallo stato e questa parte della storia e tuttora dinamica ad oggi, e l’Europa non la deve dimeticare.
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