lunedì 7 giugno 2010

CONFERENZA DI SARAJEVO: NESSUNA NUOVA, BUONA NUOVA

Dopo qualche giorno di pausa rimetto le mani al blog e riparto da dove ero rimasto, ovvero dalla conferenza Ue/Balcani di Sarajevo. Quello che posto qui sotto è più o meno il testo della corrispondenza che ho fatto per Radio Radicale, mercoledì 2 giugno, più o meno un'ora dopo la fine della conferenza stampa finale tenuta dal ministro degli Esteri bosniaco Sven Alkalaj, in qualità di ospite, dal ministro degli Esteri spagnolo Miguerl Angel Moratinos, in qualità di presidente di turno dell'Ue e organizzatore del vertice, e dal commissario europeo all'Allargamento, Stefan Fuele.

Impegno e responsabilità: con queste due parole il ministro degli Esteri, Miguel Angel Moratinos, presidente di turno dell'Ue, ha voluto sintetizzare l'esito della conferenza Ue/Balcani occidentali che si è svolta oggi a Sarajevo. Gli impegni che Moratinos ha indicato sono tre: il primo per l'Ue, perché prosegua il processo di integrazione dei Balcani; il secondo per i Paesi della regione, perché proseguano nelle riforme richieste per completare il processo di adesione; il terzo riguarda la comunità internazionale nel suo complesso. Era un Moratinos soddisfatto quello che ha parlato nella conferenza stampa conclusiva all'Holiday Inn di Sarajevo: "Voi giornalisti avete molte buone notizie oggi, mentre noi chiudiamo questo meeting con un pieno di buoni risultati". Una soddisfazione che ha spinto il ministro degli Esteri spagnolo ad esordire definendo quella di oggi una giornata storica per Sarajevo: "Ci sono stati altri momenti storici per la città, momenti drammatici e tragici, ma oggi si apre una nuova fase di pace e stabilità", ha detto più o meno Moratinos. Un entusiasmo condiviso dal commissario europeo all'Allargamento, Stefan Fuele, che dopo aver definito "fantastica" la conferenza ha parlato di una nuova fase per l'allargamento dell'Ue, sottolineando il carattere inclusivo di questo meeting che ha messo intorno allo stesso tavolo i rappresentanti di tutti i Paesi della regione e quelli dell'Ue, insieme ai rappresentanti dei Paesi membri, degli Usa, della Russia, della Turchia, di Nato, Osce e Regional Cooperation Council. Entrambi, Moratinos e Fuele, hanno segnalato i positivi sviluppi avvenuti nei Balcani negli ultimi mesi.

Al di là delle dichiarazioni ufficiali e dell'ottimismo di circostanza i problemi però non mancano. A cominciare dalla partecipazione dei ministri dell'Ue: c'erano lo spagnolo Moratinos (che però è il presidente di turno dell'Ue) e l'italiano Frattini (che per primo aveva lanciato la proposta della conferenza e ne è stato il più convinto sostenitore). Non c'erano invece, e si sapeva, i loro omologhi tedesco, Vesterwelle, e britannico, Hague. Erano attesi, e invece non sono venuti, il ministro degli Esteri francese Kouchner e quello turco Davutoglu, che però era rappresentato dal ministro responsabile dei rapporti con l'Ue, Bagis. Del resto, anche il segretario di stato Usa, Hillary Clinton, e il russo Sergei Lavrov ha Sarajevo non si sono visti. Decisioni importanti o novità particolari, non ne sono uscite e nessuno del resto se le aspettava. L'Ue ha confermato il proprio impegno per l'integrazione dei balcani nel quadro del Trattato di Lisbona e nello stesso tempo sollecita i Paesi della regione a proseguire l'impegno per le riforme nel quadro delle condizioni richieste dall'Accordo di Stabilizzazione e Associazione. In particolare, come ha sottolineato Moratinos in conferenza stampa, le tra sfide principali per i Paesi balcanici riguardano: l'implementazione di un vero stato di diritto; le rifome amministrative giudiziarie; la lotta contro la corruzione ed il crimine organizzato.
L'Ue presta attenzione anche alla crisi economica in atto e agli sforzi dei Paesi della regione per mettere in atto misure adatte a prevenire future crisi e favorire uno sviluppo economico sostenibile. L'Ue contribuirà anche ad attenuare l'impatto della crisi (anche se viene spontaneo domandarsi come, viste le resistenze emerse per aiutare un Paese membro in grave difficoltà come la Grecia, per non dire l'incapacità di realizzare un governo comune dell'economia dei Ventisette. La dichiarazione finale della presidenza ribadisce inoltre la necessità di completare il processo sostenibile di rientro degli dei rifugiati e dei profughi delle guerre degli anni '90 e sottolinea l'importanza della cooperazione regionale per proseguire e completare il processo di riconciliazione.

Insomma, a dieci anni dal vertice di Zagabria che indicò per la prima volta la prospettiva dell'integrazione europea per i Balcani occidentali, a Sarajevo l'Ue ribadisce che quella prospettiva resta valida. Messa così sembra poca cosa: dieci anni dopo Zagabria a Sarajevo l'Europa ripete le stesse cose. Una circostanza che, infatti, è stata fatta notare dai giornalisti in conferenza stampa. "I problemi e le difficoltà sono tante, i Balcani occidentali partivano da una situazione difficile", ha obiettato Moratinos, che ha in un altro momento ha tenuto a sottolineare i progressi registrati negli ultimi mesi nella regione. Resta il fatto che l'Ue per i Balcani occidentali avrebbe potuto fare prima, di più e meglio, e non solo negli ultimi dieci anni, ma ben prima, quando si profilò e poi divenne tragicamente concreto il disastro della Jugoslavia. E per ora, Croazia a parte, non ci sono date certe o traguardi concreti per l'integrazione dei Paesi della regione nell'Ue. Di positivo, comunque, c'è da registrare la presenza allo stesso tavolo di tutti i rappresentanti della regione, compresi quelli di Serbia e Kosovo, anche se per ottenere questo risultato c'è voluto un compromesso che ha reso quello di Sarajevo un vertice informale. Oggi però guardiamo alla metà piena del bicchiere, sperando che a nessuno venga in mente di svuotarla.

Satement by the Chair of the High-Level Meeting on the Western Balkans

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