Qui di seguito il testo della prima parte della corrispondenza di Artur Nura per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda mercoledì 16 giugno a Radio Radicale e dedicato all'inziativa politico-diplomatica della Turchia nei Balcani occidentali.
L’attenzione mediatica che da tempo sta cercando di dipingere i Balcani come il punto debole dell'Europa quale a dire il vero ha molti problemi interni politici ed economiche, ha fatto si a dare molto spazio al tentativo politico-diplomatico Turca sui Balcani. L'iniziativa politico-diplomatica della Turchia nei Balcani era evidente da tempo ma e’ stata riconosciuta ufficialmente soltanto tramite l'invito al vertice di Sarajevo: il caso merita dunque di essere annalizato com molta attenzione sia dal punto di vista giornalistico che politico.
Appunto a parlare del vertice europeo di Sarajevo, dobbiamo precisare che dal protocollo informale e ufficioso quell’incontro è conlusa senza portare nulla di concreto, tranne le visibili divisioni all'interno della stessa UE e successi formali. E’ capibile che la crisi economica, che da anni bussa alla porta europea causando il crollo finanziario della Grecia e lo stesso rischio in altri Paesi dell’Unione, ha creato anche un'atmosfera di paura, spingendo così qualche Paese a pensare per sé stesso, invece che per la Unione all’interesso del se stesso. Secondo me, dall’altro canto, questa situazione complicata e questi segnali lanciati a denti stretti, non sono stati capiti bene da nessuno dei Paesi a cui è stata “promessa” l'Europa Unita, certamente perche’ loro sono stati troppo occupati ad adempiere i loro compiti che ogni giorno Bruxelles chiede al loro confronto.
Un altro fattore che in teoria ha spinto in questa direzione sembra essere il ruolo delle istituzioni mediatiche e politiche dell’Europa stessa, quali hanno cercato di nascondere i suoi punti deboli, rendendo protagonisti i Balcani come autori dei più atroci atti di criminalità organizzata, dipingendo l'immagine di vero pericolo per la sicurezza europea anche. Per esempio, di recente Deutche Welle ha pubblicato a grandi titoli un articolo titolato "Gli jugoslavi i più grandi criminali in Austria”, nel quale ha spiegato anche la struttura della rete transnazionale della criminalità organizzata costituita interamente da cittadini dei Paesi della ex Jugoslavia. Simile storie mediatiche in Europa si trovano in tante e sulle quali si trovano anche politici a sostenere ed interpretare in modo soltanto politico queste storie lasciando cosi nell'immaginario collettivo degli europei, i Balcani della crimilata organizzata e non soltanto.
E' chiaro che i paesi balcanici così restano sempre il “buco nero” conosciuto come patria di criminalità, e per di piu’ di fondamentalisti islamici, nonché per ogni genere di contrabbando. Dunque, possiamo dire che questa situazione e questi segnalazioni, ma non soltanto hanno fatto si che ad un secolo dopo la Turchia torna nei Balcani, riaffacciandosi ad una realtà geopolitica per molti versi simile a quella di cent’anni fa. Possiamo aggiungere che il panoramo dell’integrazione Europea dei balcani risulta che se la Croazia, prevedibilmente, entrerà tra breve nella Ue, portera’ in lista d’attesa Macedonia, Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Albania e il Kosovo: tutti paesi che hanno fatto parte dell’impero ottomano.
I rappresentanti turchi formalmente hanno più volte negato che le loro iniziative diplomatiche abbiano una connotazione neo-ottomana e pan-islamica, aggiungendo che gli storici legami con la popolazione musulmana dei Balcani, potrebbero favorire la ricerca di una maggiore stabilità nella regione. In effetti, proprio in questi paesi, negli ultimi tempi, la Turchia svolge un’intensa attività diplomatica ed economica, e per certo culturale e religiosa. Dunque, al di là della retorica politica, la Turchia è impegnata soprattutto in iniziative concrete e pragmatiche al fine di contribuire ad una stabilizzazione della regione, certo approfitando anche dal mancato impegno dovuto dell’Europa stessa di cui tutti questi Paesi vogliono essere parte.
Ho precisato l’Europa, poiche non e’ ancora chiaro se l’iniziativa turca sia totalmente autonoma o se sia stata ispirata anche dagli Stati Uniti dell’America. Pero, la cosa certa e’ che negli incontri tra diplomatici turchi e balcanici dominano i discorsi sulle comuni tradizioni storiche e la volontà di stabilire nuove partnership strategiche. Concludendo questa parte generale della mia corripondenza, direi che resta il fatto che nei Balcani occidentali molti problemi geo-politici sono rimasti dolorosamente aperti anche dal mancato ruolo dell’Europa. E' chiaro che esprimere un giudizio sull’impatto della politica turca nella regione e’ prematuro, pero se l’Europa non prende le sue dovute responsabilita, per chi studia la storia dei Balcani, la Turchia di domani non sara’ soltanto parte della partita balcanica, ma avra’ avuto un ruolo importante da protagonista sul presente.
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