venerdì 18 giugno 2010

LA TURCHIA E I BALCANI - 2

Il testo che segue è la trascrizione della corrispondenza di Marina Szikora per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda mercoledì 16 giugno a Radio Radicale e dedicato alle iniziative politiche e diplomatiche della Turchia nei Balcani occidentali.

“Utilizzando abilmente la diplomazia, la posizione di un incrocio tra Oriente ed Occidente, la membership nella Nato, il potere economico e militare, la Turchia sotto il patroncinio del sostegno americano, conquista nuovamente la regione” cosi’ si puo leggere nell’edizione ‘on line’ del settimanale serbo ‘Akter’. In questo articolo intitolato “L’allargamento dell’impero turco” si afferma che la Turchia sta’ tornando nei Balcani in modo molto trasparente, in quanto difensore dei musulmani ma anche come una potenza economica. Da una parte, Ankara ricorda che nei Balcani vive una gran parte dei turchi di cui vuole prendersi cura. In questo senso, l’articolo fa presente alcuni momenti del recente passato in cui la Turchia ha svolto “un ruolo chiave nella riconciliazione tra i leader dei musulmani del Sangiaccato, Sulejman Ugljanin, presidente del Partito SDA del Sangiaccato e Rasim Ljajic, fino a poco fa presidente del Partito democratico del Sangiaccato e attualmente leader del Partito socialdemocratico della Serbia”. Ugualmente presente l’impegno di Ankara relativo all’approvazione della Dichiarazione di Srebrenica nel Parlamento serbo.

Nei conflitti in Kosovo degli anni 90, ricorda altrettanto l’articolo del settimanale serbo, Ancara si e’ messa dalla parte degli albanesi, i militari serbi hanno marciato con le truppe Nato, hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo e stanno sollecitando altri di fare lo stesso. Al tempo stesso, la Turchia si impegna per le miglior possibili relazioni con la Serbia. Significativa e’ la dichiarazione dell’anno scorso del ministro degli esteri turco, Ahmet Davutouglu che “i secoli ottomani dei Balcani sono una storia di successo” e che adesso andrebbe rinnovata. Secono molti analitici dietro questa dichiarazione contestata, si nasconde l’idea del neosmanismo. La principale tesi di Davutoglu e’ che la Turchia in quanto erede dell’impero ottomano non puo’ “essere un episodista, bensi’ protagonista sulla scena internazionale”.

Il prominente professore ed analista politico serbo, Predrag Simic della Facolta’ di scienze politiche di Belgrado, ritiene che un tale atteggiamento della Turchia, soprattutto verso i Balcani occidentali non e’ sorprendente. I musulmani dei Balcani guardano alla Turchia come la Serbia guarda alla madre Russia, afferma Simic e sostiene che da qui nasce l’interessamento costante per i Balcani e le aspettative che Ancara sia un mediatore nella soluzione dei problemi di questa regione. Il sociologo di Banja Luka, Slobodan Nagradic sottolinea che i turchi stanno tornando nei Balcani occidentali con passi veloci e accelerati.

Misa Djurkovic, per il quotidiano serbo ‘Politika’, nella sua edizione del 10 giugno, scrive che uno dei momenti piu’ evidenti degli ultimi mesi e’ una crescente attivita’ bilatrale tra le autorita’ serbe e la Turchia. “Il presidente e il ministro degli esteri (serbi) incontrano piu’ spesso Guel e Davutoglu che qualsiasi altro leader del mondo. Questo miglioramento delle relazioni avviene perfino al prezzo del deterioramento dei rapporti con Banja Luka”, vale a dire con la Republika Srpska. La Turchia pare che stia tornando nei Balcani grazie al sostegno di tutte le grandi potenze interessate di quest’area, afferma ‘Politika’. Gli Stati Uniti cercavano da decenni di inserire la Turchia, il suo alleato piu’ importante, tra i paesi musulmani nell’Ue. Ma l’opposizione della Francia e della Germania e’ enorme e l’attuale crisi economica ha soltanto rafforzato i loro argomenti contro l’ingresso della Truchia nell’Ue. Secondo questa analisi, considerando il fatto che tranne la Croazia, la Germania non vuole piu’ nessuno nell’Unione, si e’ aperta la questione del futuro dell’intera regione balcanica.

“In qualche modo e’ venuto fuori che i Balcani occidentali sono lo strumento ideale affinche’ tutti gli interessati della questione siano soddisfatti con l’entrata della Turchia, oppure, come direbbero alcuni, lasciando l’intera area (tranne la Croazia e la Vojvodina) eredi dell’impero ottomano”. “Agli americani e agli europei e’ estremamente importante che proprio la moderata ed ancora secolare Turchia sia il leader e il protettore dei musulamni balcanici e non ad esempio Iran, Indonesia o qualche altro stato maggiormente radicale. Sembra che nemmeno la Russia sia contraria all’ingresso della Turchia nei Balcani, scrive ‘Politika’ e osserva che il nuovo orientamento turco si manifesta anche nell’evidente miglioramento delle relazioni con la Russia. Dopo il cambio del potere in Bulgaria, la Russia ha trasferito il percorso energetico del gasdotto di South stream sul territorio della Turchia.

Per quanto riguarda i rapporti con la Serbia, da notare che ad esempio le autorita’ di Belgrado hanno deciso di chiudere l’aerocompagnia JAT e di formare una nuova compagna con la Turkish airlines affidando il cielo serbo alla Turchia. Girano altrettanto voci che lo Stato serbo potrebbe trasformare i due aeroporti militari in quelli civili e affidarli al nuovo partner turco. Infine, il giornalista del quotidiano serbo conclude il suo articolo ponendo la questione se la Serbia ha alcuna altra scelta ed i mezzi ad opporsi all’ingresso turco. Da una parte vi e’ l’opinione che vuole esserne contraria in ogni caso chiedendosi perche’ si moriva cent’anni fa, l’altra opinione e’ quella di cambiare orientamento al piu’ presto e uscire il massimo possibile dalle circostanze sulle quali non si puo’ avere influenza.

Gli analisti dell’agenzia americana per le ricerce strategiche Stratford affermano di seguire con molta attenzione lo sviluppo della situazione nei Balcani occidentali, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto della lotta per l’influenza degli altri Stati in questa regione. Marko Papic dell’agenzia, afferma che in BiH e’ evidente una maggiore influenza da parte di Ankara. Secondo Papic, la competizione tra le potenze per l’influenza nella regione potrebbe diventare pericolosa per i Balcani occidentali. L’esperto dell’agenzia Stratford aggiunge che “mentre la gara tra Turchia, Russia, Ue e Stati Uniti sta’ diventando sempre piu’ intensa nella regione balcanica, Serbi, BiH, Kosovo ed altri paesi potrebbero diventare un campo schacchi per le grandi potenze”. Questo, afferma Papic, non e’ nell’interesse dei Balcani”.

Giunto lunedi’ in una vista di due giorni a Sarajevo, il premier turco Recep Tayyip Erdogan e’ intervenuto presso l’Istituto bosgnacco ad un covegno intitolato “La via euroatlantica della BiH – la prospettiva turca”. “La Turchia deve sapere che la tranquillita’ dei Balcani e’ anche la sua tranquillita’ come anche che il dolore qui presente e’ anche il nostro” ha detto Erdogan sottolineando che per la Turchia e’ importante la prosperita’ dei Balcani e l’accordo regionale.

Dal podio di questo convegno che ha visto la partecipazione di alti rappresentanti politici, il premier turco ha lanciato un appello all’Ue e alla Nato dicendo: “Accogliete la BiH prima di noi nell’Ue. Non abbiamo nulla di contrario a questo tipo di sviluppo della situazione”. Erdogan ritiene che e’ stato ingiusto non accettare la MAP per la BiH e ha aggiunto che il Parlamento serbo, approvando la Risoluzione su Srebrenica, ha compiuto un passo importante e che la Turchia anche qui ha svolto un ruolo di aiuto. Al forum presso l’Istituto bosgnacco, hanno partecipato oltre agli alti rappresentanti locali guidati dall’attuale presidente di turno Haris Silajdzic e dal membro della presidenza tripartita Zeljko Komsic, anche alti rappresentanti turchi con a capo il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu nonche’ una decina di ministri e parlamentari turchi.

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