mercoledì 22 settembre 2010

L'UE E IL CASO SERBIA

Il testo che segue è la trascrizione della corrispondenza di Marina Szikora per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda il 15 settembre a Radio Radicale alla vigilia del vertice dei capi di stato e di governo dell'Ue e dopo la riunione dei ministri degli Esteri di lunedì 13.

Dopo il passo considerato una vera svolta nella ferma ed invariabile posizione della Serbia relativa al suo non riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo che e’ stata la recentissima approvazione della risoluzione congiunta Ue – Serbia sul Kosovo, lo scorso 9 settembre, concordata all’unanimita’ da tutti i 27 dell’Ue e da Belgrado, Bruxelles si dichiara pronta a premiare il passo avanti compiuto dalla Serbia. Lunedi’, i capi delle diplomazie dei 27 hanno esaminato la possibilita’ di dare un nuovo impulso al cammino della Serbia verso l’Ue. La Commissione europa, a tal proposito, potrebbe ricevere presto dagli stati membri dell’Ue la raccomandazione di dare il suo parere sulla prontezza della Serbia ad ottenere lo status ufficiale di candidato all’adesione. Una iniziativa questa portata avanti dalla Slovenia alla riunione lunedi’ dei ministri degli esteri Ue in preparazione del Consiglio che si terra’ giovedi’. Il ministro degli esteri del Belgio, attuale presidenza di turno dell’Ue, ha annunciato che la questione della candidatura di Belgrado si trovera’ all’ordine del giorno ad ottobre, alla riunione del Consiglio europeo per gli affari generali.

In riferimento all’accordo raggiunto tra l’Ue e la Serbia sulla risoluzione Kosovo che prevede un rinnovato dialogo tra Belgrado e Pristina, il ministro belga Steve Vanackere ha precisato che un gran numero di stati ha espresso desiderio di premiare il progresso di Belgrado relativo alla risoluzione. Il capo della diplomazia belga ha sottolineato che l’invio dell’applicazione serba alla Commissione europea e’ un frutto di lavoro che avevano compiuto non soltanto i 27 membri dell’Ue ma anche il presidente della Serbia, Boris Tadic negli sforzi di arrivare ad una risoluzione che sarebbe accettabile per tutti. Il ministro spagnolo Moratinos da parte sua, ha aggiunto che “il messaggio conveniente alla Serbia deve essere senza errori” a causa del sostegno che Belgrado ha dato alla risoluzione congiunta sul Kosovo alle Nazioni Unite.

Allo stato attuale pero’, un paese membro dell’Ue deve consultarsi uteriormente con il proprio parlamento. Si tratta dell’Olanda. Secondo le dichiarazioni della segretario di stato sloveno, Andrea Jerina, la posizione dell’Olanda e’ dovuta a mere ragioni tecniche poiche’ questo paese attualmente e’ governato da un governo transitorio e perche’ i negoziati sulla formazione del nuovo governo a seguito delle elezioni parlamentari dello scorso giugno sono ancora in corso. L’Olanda ha fatto sapere che il governo dimissionario dell’Aja non e’ pienamente operativo e quindi ha bisogno di consultazioni aggiuntive.

I Balcani occidentali saranno all’ordine del giorno dei capi di diplomazia UE nuovamente domani, giovedi’, in vista della riunione dei leader europei quando si parlera’ di questioni di politica estera cruciali. Secondo quanto annunciato, nelle conslusioni dei capi di stato o governo dell’Ue dovrebbe trovarsi anche le valutazioni sulle relazioni con i paesi dei Balcani occidentali. Quanto alle dichiarazioni dell’ambasciatore britannico in Serbia, Steven Wordsworth ci sarebbero segnali positivi per quanto riguarda il parere della Commissione europea sulla prontezza della Serbia di ottenere lo status di candidato all’adesione nell’Ue.  Alla riunione ministeriale Ue, il capo della diplomazia greca Dimitris Drucas ha dichiarato che l’Ue ed i suoi stati membri dovrebbero mandare un messaggio chiaro e diretto alla Serbia come sostegno al suo cammino europeo. Secondo Drucas l’orientamento della Serbia verso la prospettiva europea e’ cruciale per l’integrazione dei Balcani occidentali e ha apprezzato la posizione diplomatica di Belgrado.

Piena comprensione per la situazione all’interno dell’Ue arriva dal premier serbo Mirko Cvetkovic che si aspetta quindi passi concreti il prossimo mese. “Il fatto e’ che noi abbiamo l’appoggio di tutti i 27 dell’Ue. Il problema e’ solo un paese che ha un governo tecnico e si pone la questione se questo governo ha la capacita’ di prendere una tale decisione” ha detto Cvetkovic. Ma il cammino e’ ancora lunghissimo. Quando la candidatura verra’ finalmente inviata alla Commissione europea, saranno necessari da cinque a otto mesi per stabilire la posizione sulla prontezza della Serbia ad ottenere lo status di candidato all’adesione, spiega il capo della delegazione Ue a Belgrado, Vensan Degere. Che la Serbia deve avviarsi piu’ velocemente verso l’Ue e’ chiaro anche al ministro dell’economia serbo Mladjan Dinkic il quele si attende che dopo l’invio della candidatura alla Commissione europea essa verra’ confermata nel corso del 2011, scrive l’emittente serbo B92. Dicendosi certo che la Serbia nel corso del prossimo anno diventera’ candidato ufficiale dell’Ue, Dinkic ha detto che questa e’ una buona notizia per i cittadini della Serbia. “Abbiamo dovuto avere una posizione costruttiva quando avevamo concordato la risoluzione con l’Ue ma al tempo stesso non abbiamo mai rinunciato al Kosovo” ha avvertito Dinkic. Sempre sulla questione dell’integrazione della Serbia all’Ue, il commissario europeo all’allargamento Stefan Feule venerdi’ 17 settembre sara’ a Belgrado per incontrare le autorita’ serbe e per parlare di “questioni pratiche dell’integrazione” della Serbia nell’Ue.

C’e’ pero’ poco da illudersi che le cose andranno al loro meglio e con cambiamenti veloci e significativi. Belgrado e Pristina vedono infatti del tutto diversamente i prossimi colloqui. “La Serbia non riconoscera’ il Kosovo” ha dichiarato il presidente serbo Boris Tadic lunedi’ a Talin, dopo il suo incontro con il collega estone, Hendrik Ilves. Tadic ha precisato che la Serbia vuole aprire un dialogo con Pristina per risolvere il conflitto storico tra serbi ed albanesi nei Balcani. Il capo dello stato serbo lo ha definito come suo obbiettivo politico aggiungendo di sapere molto bene che un tale conflitto non e’ trasporatabile nell’Ue. Tadic ha avvertito pero’ di nutrire speranza che nessuno colleghera’ l’adesione con il riconoscimento dell’indipendenza kosovara. “Dobbiamo risolvere questo problema attraverso il dialogo con gli albanesi il che e’ una politica che riconosce gli interessi legittimi degli albanesi” ha detto il presidente Tadic. Secondo i media serbi, il prossimo dialogo tra Belgrado e Pristina non ha ancora una sua cornice ne’ si sa fino a quando durera’. I negoziati saranno condotti dall’Ue ma non ci sono ancora informazioni sui temi di colloqui. Dallo stesso annuncio di dialogo tra Belgrado e Pristina e’ rimasto poco chiaro che cosa potrebbe spingere le due parti contrastanti a negoziare.

Il ministro per il Kosovo e Metohija del Governo serbo, Goran Bogdanovic ha dichiarato di aspettarsi che il prossimo dialogo tra Belgrado e Pristina includera’ tutte le questioni aperte, quindi non soltanto quella relativa al nord bensi’ all’intero Kosovo. Dall’altra parte, il premier kosovaro Hasim Tachi afferma che la situazione tesa in Kosovska Mitrovica rappresenta un problema interno del Kosovo e che questo non puo’ essere il tema di negoziati. Taci aggiunge di essere in costante contatto con l’ufficio dell’alta rappresentante dell’Ue, Catherine Aschton proprio per definire i detagli dei futuri colloqui con la parte serba. Il dialogo verra’ coordinato dall’ufficio dell’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue e avra’ come obbiettivo il miglioramento della vita dei cittadini, precisa il premier kosovaro. Secondo la stampa di Pristina, scrivono i media serbi facendo riferimento alle dichiarazioni di diplomatici occidentali, il modello del Sud Tirolo potrebbe essere una possibilita’ per l’ordinamento del Kosovo settentrionale. Il presidente del Kosovo, Fatmir Sejdju da parte sua afferma che “tra i temi di cui si puo’ discutere sono la liberta’ di circolazione, lotta contro la criminalita’ organizzata, la questione del ritorno di profughi, il destino delle persone scomparse, cooperazione economica e regionale nonche’ altri temi importanti per la collaborazione dei due stati”. Del tutto contrari invece ai negoziati sono i rappresentanti del movimento “Autodeterminazione” il quale invita gli albanesi kosovari ad opporsi ai colloqui. Nel movimento affermano che non e’ giusto che alcuni leader politici del potere di Pristina decidano sul destino degli albanesi e del Kosovo.

A proposito del suo futuro europeo, Belgrado quindi dovra’ aspettare il prossimo mese a causa di ragioni tecniche olandesi. Questo almeno e’ la conclusione dopo la riunione dei ministri degli esteri Ue di lunedi’. Per il quotidiano serbo ‘Blic’ il vicepresidente del governo di Belgrado, Božidar Đelić afferma che la “Serbia potrebbe ottenere lo status di candidato il prossimo anno, mentre la data per l’inizio di negoziati di adesione potrebbe essere la meta’ del 2012”. Secondo Đelić cio’ non e’ stato possibile lunedi’ poiche’ ne’ il Belgio ne’ l’Olanda non hanno ancora formato i loro governi. In particolare l’Olanda non ha la capacita’ per una tale decisione. Il vicepresidente del governo serbo si dice fiducioso che i problemi tecnici verranno oltrepassati e che a fine ottobre il Consiglio di ministri Ue a Lussemburgo prendera’ una decisione positiva. Aggiunge che Belgrado e’ pronta per il prossimo passo, vale a dire rispondere alle domande del questionario della Commissione europea che si spera verra’ inviato presto.

                                                      

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