venerdì 11 gennaio 2013

L'UE POTREBBE SOSPENDERE LA LIBERALIZZAZIONE DEI VISTI PER I BALCANI OCCIDENTALI

Dopo anni di attesa, nel dicembre 2009, l'Unione Europea aboliva i visti di ingresso per i cittadini di Serbia, Macedonia e Montenegro. In questi tre anni i cittadini dei tre Paesi in possesso di passaporto biometrico hanno potuto entrare liberamente nei Paesi Ue, tranne Regno Unito e Irlanda, e in Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. La liberalizzazione dei visti turistici ha permesso a serbi, macedoni e montenegrini di uscire dal ghetto in cui erano rimasti relegati negli anni successivi al crollo della Jugoslavia e alle guerre che avevano insanguinato i Balcani occidentali. E' stata un segnale importante per tutti gli abitanti della regione, soprattutto per quella generazione di europei cresciuta sotto il peso di conflitti, delle sanzioni, degli embarghi e della diffidenza degli altri europei, mentre i loro genitori, ai tempi della Jugoslavia titina, con il loro passaporto rosso, unici tra i cittadini dell'est europeo, potevano muoversi liberamente fuori dal loro Paese. Ora però quella liberalizzazione rischia di essere sospesa. Troppe richieste di asilo sospette rivolte in particolare ad alcuni Paesi Ue come la Germania, stanno spingendo Bruxelles a riconsiderare la liberalizzazione e a sospenderla per un tempo determinato. Se da una parte potrebbe trattarsi di una misura inevitabile, essa rischia però di dare un segnale fortemente a coloro che hanno davvero diritto ad ottenere asilo e ai Paesi che stanno lavorando per allinearsi agli standard Ue. Queste preoccupazioni sono al centro di un rapporto elaborato dall'EuropeanStability Initiative, pubblicato il 1° gennaio, che contiene anche una serie di proposte per risolvere il problema. 
Qui di seguito un contributo di Marina Szikora, corrispondente di Radio Radicale e di Passaggio a Sud Est.

Secondo le informazioni mediatiche serbe nel 2012 vi e' stato un numero record di richieste di asilo dai Balcani Occidentali il che in gran misura aumenta il pericolo che il regime di liberalizzazione dei visti per alcuni Paesi venga sospeso. Lo ha affermato Alexandra Stiglmayer, esperta per le questioni relative ai visti dell'European Stability Initiative, organizzazione nongovernativa con sede a Bruxelles, in una intervista per il quotidiano bosniaco 'Dnevni avaz'. Secondo le sue parole, nei primi dieci mesi dell'anno scorso 33.500 persone dei Balcani Occidentali avevano presentato domanda di asilo nei paesi dell'Ue mentre il numero definitivo e' molto piu' alto poiche' nei mesi invernali vi e' un grande aumento di richieste di asilo. Stiglmayer ha sottolineato che la Germania e' il paese piu' esplicito nelle richieste di reintroduzione dell'obbligo di visto e sta guidando il gruppo di paesi dell'Ue che si impegnano per un veloce e semplice modo di abolizione del regime di liberalizzazione dei visti. Ha spiegato che questa ipotesi e' plausibile e che ci sara' una procedura di sospensione della liberalizzazione per sei mesi. Successivamente a questo la Commissione europea presenterebbe un rapporto sugli effetti di una tale mossa e una valutazione se il singolo paese continua ad essere un luogo potenziale per l'afflusso di richiedenti asilo. Se verra' valutato che questo paese è a rischio, verra' attivato il meccanismo per un permanente ritorno al regime di visti, secondo quanto ha spiegato la rappresentante dell'ESI.
Secondo i dati di questa organizzazione, la Serbia sarebbe il paese record per quanto riguarda le richieste di asilo. Nel 2011 dalla Serbia sono arrivati nei paesi dell'Ue 13.980 falsi richiedenti asilo. Molto meno quelli dalla Macedonia, dalla Bosnia Erzegovina e dall'Albania. Nonostante tutto quello che e' stato intrapreso, i dati dell'anno scorso sono ancora peggiori e tutti i paesi dei Balcani occidentali segnalano una crescita di richieste di asilo. Per quanto riguarda la Serbia, 90 per cento dei richiedenti sono rom, poi albanesi, meno di tutti quelli di nazionalita' serba. Anche dalla Macedonia il maggior numero sono rom, mentre dall'Albania arrivano soltanto albanesi, dalla Bosnia rom, bosgnacchi e serbi, così come, in maniera simile, anche dal Montenegro. Secondo Stiglmayer si dovrebbe trovare una soluzione del problema, ma il ritorno al regime di visti non sarebbe giusto poiche' colpirebbe milioni di persone che non hanno abusato della liberalizzazione e sarebbe un cattivo messaggio per i paesi che lavorano per adempiere i criteri necessari ad introdurre il regime senza visti. A giudizio di Stiglmayer verrebbe compromessa la fiducia della gente nell'Ue e l'intero processo di integrazione europea. Nel cercare una soluzione del problema si dovrebbe utilizzare l'esempio dei Paesi che hanno introdotto cambiamenti nelle procedure per risolvere lo status dei richiedenti asilo. In Germania, in Svezia o in Belgio sono durate a lungo oppure durano ancora. Il Belgio lo ha cambiato quest'estate, spiega la rappresentante dell'ESI, e adesso si attendono gli effetti. La Germania ha impegnato recentemente un gran numero di persone che esaminano le richieste d'asilo che vengono risolte nell'arco di circa 10 giorni. I tedeschi dovrebbero ulteriormente sviluppare questa soluzione, cosa che non stanno facendo, conclude Stiglmayer.

NEW ESI report 
1 January 2013


Nessun commento:

Posta un commento