lunedì 27 gennaio 2014

27 GENNAIO: LA MEMORIA COME GARANZIA DI LIBERTA'

"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario"
Primo Levi



Oggi si celebra il Giorno della Memoria. La data è quella in cui, nel 1945, le avanguardie dell'Armata Rossa entrarono ad Auschwitz. Oggi si ricorda lo sterminio di milioni di ebrei nei campi di sterminio nazisti. E insieme a loro gli slavi, i rom e sinti, i prigionieri di guerra, i dissidenti politici, i portatori di handicap, gli omosessuali e tutti quelli che furono giudicati non meritevoli di vivere perché ritenuti "subumani", "inferiori" o comunque “indesiderabili”. La Shoah è una pagina abominevole della storia dell'umanità. Non l'unica, purtroppo, ma unica nel modo con cui l'annientamento fu teorizzato, pianificato, organizzato e realizzato dal Nazismo e dai suoi alleati: il culmine di una storia secolare di persecuzioni, pregiudizi e discrimazioni.

"La shoah - scrive Riccardo Di Segni, rabbino capo Comunità ebraica di Roma, sul Tempo di oggi - è stata l’epilogo violento di una storia di millenni di ostilità, nella quale sono confluite contro il popolo ebraico motivazioni religiose, psicologiche, economiche, nazionalistiche, razziali. Siamo tutti testimoni del fatto che l’ostilità antiebraica non si è esaurita certo con la shoà. Continua in questo Paese oggi e si esprime in tante forme". Per questo, continua Di Segni, "è necessario che la società vigili e ricordi, che denunci, che non ceda, che non minimizzi, che non assolva e che non si autoassolva. Ma non c'è bisogno di essere ebreo per essere oggetto di ostilità e di odio. Basta essere in qualche modo solo un po’ diverso [...] La società più civile può scoprirsi all’improvviso crudele, inospitale, aggressiva, può avere leggi democraticissime e protettive ma allo stesso tempo negare i benefici a chi è considerato diverso. Sono perfettamente convinto della unicità della shoà, ma l’insegnamento che ne deriva non riguarda gli ebrei come vittime e una società scomparsa 70 anni fa, è un discorso attuale in una società che cambia e che si fa fatica e seguire nelle sue evoluzioni tumultuose e nei germi anche micidiali che può covare al suo interno".

Per celebrare il "Giorno della Memoria" riporto qui di seguito alcuni passi dell'intervento pronunciato da Claudio Magris al Quirinale in occasione della celebrazione del 27 gennaio 2009.  
“Siamo qui, oggi, per ricordare la Shoah tramite uno dei più grandi valori trasmessi dalla civiltà ebraica, la Memoria. Essa non è il passato, bensì l'eterno presente di tutto ciò che ha senso e valore: l'amore, la preghiera, l'amicizia, la sofferenza, la felicità. Tutto ciò che ha senso «fa parte della storia del cosmo», per citare un passo di Singer; ciò che è soltanto funzionale sparisce nell'oblio, appena esaurita la sua funzione, ma tutte le cose essenziali sono nell'eternità del loro presente. Shakespeare è, non era, un poeta.

Memoria significa pure rapporto con la propria identità e consapevolezza - ma non stolta e feroce idolatria - di quest'ultima. La memoria è anche una garanzia di libertà; non a caso le dittature cercano di cancellare la memoria storica, di alterarla o distruggerla del tutto. Le tirannidi la deformano, i nazionalismi la falsificano e la violentano, il totalitarismo soft di tanti mezzi di comunicazione la cancella, con una insidiosa violenza che scava paurosi abissi fra le generazioni.


La memoria ebraica può parlare a nome di tutte le vittime del mondo e della storia. La memoria guarda avanti; si porta con sé il passato, ma per salvarlo, come si raccolgono i feriti e i caduti rimasti indietro, per portarlo in quella patria, in quella casa natale che ognuno, dice Bloch, il filosofo dell'utopia e della speranza che nutrì il suo pensiero sociale e rivoluzionario con lo spirito dei Profeti biblici, crede nella sua nostalgia di vedere nell'infanzia e che si trova invece in un futuro liberato, alla fine del viaggio".

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