giovedì 29 settembre 2011

SLOVENIA: GLI SVILUPPI DELLA CRISI DI GOVERNO

Elezioni anticipate il 4 dicembre. La crisi avrà ripercussioni in Croazia?

Lunedì scorso il presidente sloveno Danilo Tuerk ha iniziato le consultazioni con i partiti politici per risolvere la crisi di governo aperta con la sfiducia parlamentare al governo di Borut Pahor. Il presidente del Partito democratico (SDS), Jože Tanko, ha inviato però una lettera al capo dello stato in cui afferma che ogni rinvio è inutile poiché tutti i partiti si sono già espressi a favore delle elezioni anticipate. L'SDS é il partito guidato da Janez Janša che negli ultimi mesi é stato il maggiore sostenitore delle elezioni anticipate. “La sfiducia al governo è al tempo stesso una sfiducia nei Suoi confronti perché avete sostenuto senza riserve la coalizione ideologica di Pahor. Per questo mi aspetto che per il danno che il paese ha dovuto subire negli ultimi tre anni Vi assumiate una parte della responsabilità politica”, ha scritto Tanko nella sua lettera al presidente. Il quale, venerdì scorso, dopo un incontro con Pahor, aveva detto che le elezioni anticipate “sono una possibilità legittima”, ma che ciò nonostante avrebbe tenuto consultazioni con i partiti. I colloqui però non sono serviti e il 4 dicembre si voterà, ma intanto nella vicina Croazia, in procinto di entrare nell'UE ma con una situazione politica non solidissima, ci si chiede quali ripercussioni potrebbe avere la situazione slovena.

Di Marina Szikora
La crisi politica in Slovenia che ha portato alla caduta del governo di Borut Pahor, nella vicina Croazia viene seguita con attenzione. Nessun dubbio che proprio l'ex premier sloveno insieme alla sua collega croata Jadranka Kosor ha reso possibile lo sblocco della per lunghi anni esistente disputa sul confine marittimo tra Slovenia e Croazia che ostacolava il processo di adesione euroatlantica della Croazia. Adesso sono molte le analisi e le domande se il possibile ritorno al potere del leader dell'opposizione slovena, Janez Janša possa significare passi indietro per quanto riguarda le relazioni tra i due paesi confinanti.

Uno tra gli analisti che in questi giorni cerca di darne una risposta e' Davor Gjenero, editorialista del quotidiano di Zagabria 'Vjesnik'. In un articolo pubblicato lo scorso 24 settembre Gjenero sottolinea che non e' ancora chiaro come la crisi politica slovena si risolvera' e ricorda che il modello costituzionale sloveno rende particolarmente faticosa l'indizione delle elezioni anticipate. La Slovenia, gia' due volte nella sua recente storia politica aveva sperimentato il voto di sfiducia al governo ma in entrambi i casi la crisi e' stata risolta con la nomina del nuovo mandatario e con la formazione della coalizione che aveva terminato il mandato. Questa volta, sottolinea Gjenero, la situazione e' un po' diversa poiche' nel principale partito di opposizione, il Partito democratico sloveno di Janez Janša, valutano che l'indizione delle elezioni nel piu' breve tempo possibile massimalizza la loro vittoria, mentre nel maggiore partito dell'ex coalizione, che sono i socialdemocratici di Pahor, e' forte la pressione della dirigenza del partito di accettare la soluzione delle elezioni anticipate affinche' sia evitato il pericolo che fino alle prossime elezioni regolari, tra circa un anno, si arrivi al "riassestamento" nella sinistra e alla formazione della nuova organizzazione politica che possa minacciare la leadership del Partito socialdemocratico e il ruolo di Borut Pahor in questo campo.

Il giornalista di 'Vjesnik' spiega che Pahor per salvare la sua posizione di leader della sinistra ha sollecitato l'uscita dal governo di uno dei partiti della coalizione, i liberali ZARES. Piu' precisamente, Pahor aveva rifiutato la proposta del capo di Zares, Gregor Golobič, il quale e' stato lungamente l'uomo operativo nel team dell'ex premier sloveno di maggiore successo, Janez Drnovšek. Golobič aveva proposto di provare a superare la crisi del governo con le dimissioni di tutti i tre capi dei partiti di coalizione e il loro impegno nei propri partiti nonche' di nominare a capo del governo un esperto-operativo come ad esempio il vicepresidente per l'economia Mitja Gaspari, ex governatore della Banca popolare slovena, ex ministro delle finanze che durante il governo di Drnovšek riusci' a consolidare le finanze nazionali. Secondo Gjenero, Pahor aveva giustamente intuito che la proposta di Golobič poteva minacciare la sua posizione politica e quindi aveva facilmente rigettato la sua proposta in modo tale di aver spinto fuori dalla coalizione il secondo partito. Va ricordato che il maggiore colpo che il governo di Pahor aveva subito e' stato il rifiuto referendario della riforma del sistema pensionistico.

Secondo le analisi, la procedura politica che in questi giorni si svolgera' in Slovenia sara' una specie di gioco tattico tra i cosidetti "ragazzi vecchi" che si formarono nell'epoca del socialismo e la generazione dei cinquantenni alla quale appartengono sia Pahor che Janša, formatisi nell'epoca dell'istituzione del pluralismo politico. In questa gara saranno presenti inoltre alcune strutture nuove poiche' si parlera' anche di movimenti sociali nuovi, dell'impegno per l'ingresso delle istituzioni della societa' civile nell'arena parlamentare, ma secondo Gjenero, "questa parte del gioco politico sara' piuttosto un folclore politico che una vera lotta per il potere ed influneza politica".

In Croazia si tenta di creare una specie di timore dalla possibilita' del ritorno della destra in Slovenia e della convinzione che Janez Janša potrebbe notevolmente complicare le relazioni tra i due paesi. Il problema sloveno sta' nel fatto che, ogni conferma dell'allargamento dell'Unione o della Nato richiede l'approvazione da parte di due terzi dei parlamentari sloveni. Quale che sia il prossimo esecutivo in Slovenia, e' poco probabile che esso controllera' una maggioranza di due terzi e in queste condizioni anche la ratifica del trattato di adesione della Croazia all'Ue sara' un lavoro complicato. In piu' sta' il fatto che il modello costituzionale sloveno rende molto facile l'indizione di un referendum su ogni questione. Le preoccupazioni croate sono dovute al fatto che durante l'ex governo di Janez Janša le relazioni bilaterali tra Croazia e Slovenia erano molto tese. Queste tensioni si sono rifletture sul rallentamento del processo di preadesione croato. Con l'arrivo di Pahor al potere e' succeso nel 2008 anche un vero blocco del processo di adesione croato e lo si spiegava con il fatto che Pahor all'inizio del suo mandato voleva farsi piacere al corpo elettorale nazionalista. Solo durante il dialogo con la premier Jadranka Kosor, Pahor ha affermato quello che aveva imparato nelle istituzioni europee. Secondo Gjenero, rispetto alla prospettiva della ratifica del trattato di adesione croato non ci dovrebbe essere un impatto per quanto riguarda il cambio del potere in Slovania, proprio come il cambiamento non puo' influire nemmeno sulla prospettiva dell' Accordo di arbitrato sul confine. Il processo di arbitraggio sarebbe possibile disdirlo soltanto in base ad un accordo bilaterale tra Croazia e Slovenia in modo tale che le due parti attraverso il dialogo, decidano di risolvere il problema bilaterale da sole.

Lunedi', Borut Pahor ha qualificato l'accordo di arbitraggio con la Croazia come uno dei maggiori successi del suo governo dimissionario. "Abbiamo risolto il problema che non era risolto 18 anni, un problema alla cui altezza non sono stati ne' il governo di Drnovšek ne' quello di Janša" ha detto Pahor per la radio slovena aggiungendo che a questo tema aveva dedicato una buona parte dell'inizio del suo mandato. Pahor ha confermato che alle molto probabili elezioni parlamentari anticipate a dicembre guidera' il suo partito – i Socialdemocratici e ha negato le speculazioni che il prossimo anno si candidera' alla carica di presidente dello stato. Pahor ha aggiunto di essere stato come presidente del governo il "capro espiatorio" della situazione nel paese e che questo molto probabilmente influira' sui risultati elettorali. Tuttavia, Pahor ha detto che resta in politica e ha sottolineato di essere stato il primo a parlare apertamente e sinceramente delle dimensioni della crisi economica. Ha ammesso che l'opposizione ha piu' probabilita' di vincere alle elezioni anticipate ma che lui personalmente non ha i sensi di colpa a causa del lavoro del suo esecutivo negli ultimi tre anni. "Il governo – ha detto Pahor – si e' impegnato come meglio riteneva, le riforme sono state rigettate ai riferendum e lo stato adesso necessita di una revisione poiche' a causa della crisi in Europa e nel modno e' possibile che l'agonia sia appena iniziata anche se secondo l'opposizione finisce nel momento in cui il governo se ne sia andato".

[*] Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale

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