lunedì 28 ottobre 2013

KOSOVO: ERDOGAN PROVOCA UNA CRISI TRA TURCHIA E SERBIA

“Il Kosovo è Turchia e la Turchia è Kosovo”, ha detto il premier turco a Prizren. Belgrado grida allo scandalo, pretende scuse ufficiali e chiede l'intervento dell'UE

E' crisi tra Serbia e Turchia a proposito del Kosovo. La scorsa settimana, il premier turco Recep Tayyip Erdogan, parlando a migliaia di persone a Prizren durante una visita ufficiale, affiancato dal premier kosovaro Hashim Thaci e da quello albanese Edi Rama, prima ha esaltato gli stretti legami storici e culturali con il Kosovo, definito la sua “seconda patria”, poi ha affermato che i popoli turco e kosovaro hanno la stessa storia e la stessa civilizzazione. Non contento si è spinto oltre dichiarando che “il Kosovo è Turchia e la Turchia è Kosovo”. Parole che hanno fatto saltare sulle sedie la massime autorità della Serbia, che non intendono accettare la secessione di Pristina, mentre invece la Turchia è stato il primo Paese a riconoscere l'indipendenza nel 2008. Il Kosovo è la culla spirituale e nazionale della Serbia che non ha certo coltivato una buona memoria dei cinque secoli di dominazione ottomana.

La reazione di Belgrado è stata quindi furiosa. Il governo ha parlato di “grossolana violazione del diritto internazionale” e di “interferenza negli affari interni della Serbia” e ha chiesto spiegazioni alle autorità turche giudicando le parole di Erdogan nocive per le relazioni tra i due Paesi e di ostacolo agli sforzi della Serbia per normalizzare le situazione nella regione e in Kosovo in particolare. Il premier Ivica Dacic ha annunciato una protesta ufficiale, e ha definito quelle di Erdogan affermazioni “non diplomatiche” che non contribuiscono alla stabilità politica in Kosovo. Il vice premier Vucic ha parlato da parte sua di “enorme scandalo” e ha chiesto le scuse immediate da parte di Erdogan. Il premier turco, ha osservato Vucic, sa molto bene che “il Kosovo non è turco sin dalle guerre balcaniche” di un secolo fa. Di affermazioni scandalose ha parlato anche il presidente del parlamento Nebojsa Stefanovic.

In un duro comunicato, il presidente Tomislav Nikolic ha sottolineato il suo costante impegno per favorire rapporti amichevoli e corretti con la Turchia. “Tutto il tempo ho ammonito il presidente turco che non era corretto il comportamento della dirigenza di Ankara nell'esigere che altri Paesi riconoscessero l'indipendenza del Kosovo”, ha detto Nikolic. Ma con le sue affermazioni a Prizren, con “il mancato rispetto della sovranità della Serbia, con la revisione della storia”, Erdogan “distrugge i buoni e amichevoli rapporti fra i nostri due Paesi”. Affondando il coltello, Nikolic ha poi affermato che “le idee di Kemal Ataturk non sono più le idee della dirigenza turca” aggiungendo di aspettarsi che “in Turchia trionfi la ragione e che Ankara si scusi con la Serbia per questa aggressione senza armi”. Senza scuse ufficiali Nikolic ha annunciato il congelamento della sua partecipazione ai prossimi incontri della “rilaterale” Serbia-Turchia-Bosnia Erzegovina.

Ad Ankara devono essersi resi conto di aver commesso un passo falco piuttosto serio. Per un Paese, la Turchia, che punta ad un ruolo di primo piano, sia politica che economico, nei Balcani, contrariare proprio uno dei Paesi chiave della Regione, la Serbia, e proprio su una questione delicatissima come quella del Kosovo (per di più a pochi giorni dalle elezioni locali) non è certo una mossa particolarmente acuta. Per questo, il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu è intervenuto oggi cercando di gettare acqua sul fuoco e sostenendo che Erdogan è stato frainteso. Citato dai media belgradesi, Davutoglu ha detto che le parole di Erdogan sono state citate fuori contesto del suo discorso e che ad esse è stato attribuito un significato lontano dalle intenzioni del premier. Ma Belgrado cerca di allargare il caso e di coinvolgere Bruxelles dicendosi “convinta” che l'Unione europea reagirà “prendendo le misura adeguate nei confronti della Turchia, così come fa nei casi in cui un processo di pace viene disturbato”.

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