mercoledì 6 giugno 2012

QUANDO ERAVAMO STUDENTI IN JUGOSLAVIA

Siamo a giugno e anche in Serbia le scuole arrivano al termine con le feste dei maturandi a sancire la fine di un lungo periodo di studi e di vita. In un articolo apparso tempo fa su “Vreme”, Amdžad Migati [*] rispolvera un altro pezzo di una Jugoslavia che non esiste più e ricorda con nostalgia e una punta di amarezza un sistema universitario e sociale multiculturale, fiore all’occhiello di una società aperta e tollerante verso lo straniero.
La traduzione è di Nicola Dotto.

Belgrado, 1968: studenti in piazza davanti al rettorato dell'università

Ricordo dei giorni da studenti
di Amdžad Migati

Alla fine degli anni settanta-inizio ottanta del secolo scorso nella ex-Jugoslavia c’erano alcune migliaia di studenti stranieri. La maggior parte studiava privatamente ma circa il 10% erano borsisti della ex Repubblica Socialista. Più della metà venivano da paesi arabi, africani e latinoamericani e solo pochi dall’occidente. Studiavano in diverse università e in diverse discipline e il maggior numero di loro risiedeva in Serbia.

I motivi del loro arrivo erano diversi, principalmente perchè la Jugoslavia di allora era un paese amico delle nazioni che non facevano parte dei due blocchi est-ovest. Le borse di studio erano molto basse per gli standard occidentali ma anche per tanti studenti di alcuni paesi che arrivavano qui. Allora nei paesi del blocco socialista non c’era la possibilità di studi privati e tutti erano borsisti pagati dallo Stato; un’eccezione era la Romania degli anni ottanta dove infatti c’era una buona presenza di studenti stranieri che arrivavano per visitare gli amici e poi in alcuni casi si fermavano per studiare. A differenza loro, i borsisti arrivavano nella ex-Jugoslavia per scelta del loro Paese o di organizzazioni partitiche che avevano buone relazioni con l’alleanza comunista, i consigli socialisti od i sindacati.

Gli studenti erano di diverse classi sociali e pochi erano quelli di famiglie benestanti, la maggior parte faceva parte della classe media. Un buon numero proveniva da famiglie povere che però avevano risparmiato per educare i figli, perchè era un trend in quei Paesi investire nella formazione (il che si rivelerà più tardi molto redditizio).

L’allora società jugoslava, per la maggior parte, accettava caldamente studenti che vivessero come coinquilini in diverse famiglie. Devo riconoscere che sia gli studenti stranieri che quelli jugoslavi avevano un percorso di studi buono o cattivo così come avevano buoni o cattivi trattamenti da singoli professori o assistenti, e alcuni di loro usufruirono di privilegi che li resero antipatici agli altri. Successe così che taluni interruppero gli studi o cambiarono facoltà ma quelli persistenti e valorosi finirono il loro percorso. In alcune circostanze la collegialità si trasformò in una grande amicizia tra studenti stranieri e jugoslavi che fece nascere da qualche parte anche grandi amori; alcuni di loro sfociarono poi in matrimoni fortunati (e in pochi casi sfortunati).

Alcuni studenti stranieri si identificarono così tanto colla situazione jugoslava del tempo, che un mio collega che viveva nello studentato “Ivo Lola Ribar” mi parlò di una lite avvenuta tra due ragazzi dello stesso paese africano i quali si erano apostrofati reciprocamente come “ustascia” o “cetnico”.

Il mondo era allora diverso, c’era la guerra fredda che includeva i due blocchi e creò il terzo, il blocco dei non allineati, in cui la Jugoslavia, l’Egitto e l’India avevano un ruolo significativo. In relazione a questo anche le organizzazioni non governative si suddivisero a livello globale, regionale e nazionale e naturalmente questo si rifletté nei movimenti giovanili e studenteschi. Alla fine degli anni sessanta, esattamene nel 1968, quando questi movimenti raggiunsero il loro apice non poterono non includere gli studenti stranieri di qui e le loro organizzazioni, ma pochi sono a conoscenza che il movimento di gioventù araba qui in Jugoslavia, a Belgrado, fu una delle più grandi roccaforti nel mondo.

La conseguenza della guerra fredda fu la divisione del movimento studentesco e il più forte tra loro, l’Unione internazionale degli studenti (IUS) con sede a Praga, era il più numeroso perchè oltre alle organizzazioni studentesche dei paesi socialisti contava tutte le organizzazioni di sinistra e nazionali di quasi tutti i paesi del mondo. L’ex Consiglio della gioventù socialista di Jugoslavia (SSOJ) che includeva tutti gli studenti e i giovani delle ex repubbliche jugoslave fu per un periodo membro di questa Unione internazionale ma poi tentò di staccarsi e formare una nuova organizzazione studentesca internazionale dei paesi non allineati. Il fallimento definitivo di questa idea fu comprovato alla riunione di Belgrado dove molti centri europei delegarono studenti che vivevano e studiavano in Jugoslavia, i quali, anche se apertamente contro alla divisione della IUS, non furono danneggiati né subirono alcuna discriminazione per questo. Questo fatto mostrò lo spirito di tolleranza tra i giovani e gli studenti e io, come partecipante a questo appuntamento, rimasi poi insieme ai colleghi jugoslavi (che diventarono successivamente alti funzionari della SRJ soprattutto in Serbia) e ricordo lo spirito di quei tempi.

Purtroppo questo investimento di capitale per l’istruzione e la formazione dei giovani non venne usato. Molti di loro sono diventati importanti funzionari, esperti e imprenditori nei loro Paesi ma in Jugoslavia (e adesso in Serbia), da quello che so, non ci sono tracce di essi e non esiste nessuna forma di cooperazione organizzata. La ex-Jugoslavia, forte centro delle organizzazioni studentesche arabe, creò leader studenteschi nazionali e internazionali i quali divennero successivamente figure influenti e che ancora oggi sentono un’amicizia per la Jugoslavia e principalmente per la Serbia dove passarono la maggior parte del loro periodo di studi. Mi ricordo per esempio dell’ex presidente del governo siriano che fece il praticantato a Zrenjanin il quale ricordava con amichevole calore quel periodo allo stesso modo dell’ex ministro degli esteri e ambasciatore palestinese a Belgrado, che divenne poi per un periodo consigliere del defunto Arafat. Anche l’allora ambasciatore siriano a Belgrado fece il dottorato nella facoltà di scienze politiche di Belgrado, diventando poi rettore alla stessa facoltà di Damasco e membro del ristretto gruppo di leadership del partito Baath. L’attuale presidente dell’organizzazione internazionale degli ingegneri si è diplomato, per esempio, alla facoltà di ingegneria di Belgrado.

Ci sono molti esempi simili che non sono conosciuti o usati dai partiti serbi. Purtroppo più volte questa esperienza e collaborazione con i paesi degli studenti stranieri di allora è stata pubblicamente attaccata dai partiti o da alcuni funzionari statali. L’ex presidente Tadić in una delle sue visite ad alcuni Paesi non allineati ha “scoperto” questo potenziale non sfruttato e pochi anni fa ha proposto il rinnovo delle borse di studio per gli studenti stranieri. Tuttavia tale gesto ha incontrato delle difficoltà di realizzazione perchè molti studenti non desiderano più studiare in Serbia dato che l’associazione internazionale degli studenti è stata da tempo interrotta e gli studi privati sono troppo costosi!

[*] Amdžat Migati è nato in Giordania da padre libanese e madre palestinese. Alla fine degli anni sessanta arriva a Belgrado e si diploma come dietista-nutrizionista per poi diventare giornalista all’istituto jugoslavo di giornalismo. Ora vive a Belgrado.

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