giovedì 7 giugno 2012

SERBIA: NIKOLIĆ PRESTA GIURAMENTO ED E' SUBITO POLEMICA


In Serbia proseguono le trattative per lsa formazione del nuovo governo dopo le recenti elezioni. Mentre non è ancora chiaro a chi affiderà l'incarico di formare l'esecutivo, come ha riportato l'emittente B92, il neo presidente Tomislav Nikolic ha incontrato il primate della chiesa ortodossa serba per avere consigli e benedizioni. Dopo un lungo incontro con il patriarca Irinej, Nikolić ha espresso speranza che questa sia l'ultima settimana in cui "la Serbia perde tempo" e che molto presto potra' affidare il mandato a quelli che assicureranno di poter formare il governo. Il neo presidente ha spiegato ai giornalisti di aver chiesto benedizione e consiglio in tempi difficili al patriarca. Intanto, però, fanno discutere e suscitano preoccupazioni le dichiarazioni di Nikolic su Srebrenica, Vukovar e sui sogni di "Grande Serbia" mai abbandonati dal neo presidente.

Qui di seguito la corrispondenza di Marina Szikora per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.

Tomislav Nikolic
"Lottero' per una Serbia che sara' membro a pari diritti dell'Ue e che mai rinunciera' alla sovranita' ed integrita' territoriale del suo Kosovo e Metohija": queste le parole pronunciate dal neo presidente della Serbia, Tomislav Nikolić, nel suo primo discorso dopo aver prestato giuramento alla riunione solenne del Parlamento serbo lo scorso giovedi'. Nikolić ha rilevato che la Serbia la vede come una casa con due porte, girata verso l'occidente e l' oriente. "Venti anni sono stato all'opposizione e spesso sono stato vittima dell'ingiustizia. Per questo non smettero' di lottare affinche' la Serbia diventi uno stato di diritto e giusto, libero dalla criminalita' organizzata e dalla corruzione", ha aggiunto il neoeletto presidente avvertendo che il suo paese e' devastato dalla crisi e che i suoi cittadini hanno perso fiducia nelle istituzioni, valutando inoltre che la riforma della giustizia e' stata condotta secondo gli interessi di partito e che i media vengono controllati dai partiti politici, con la conseguenza della persecuzione di quei cittadini indicati come avversari politici.

"Una privatizzazione irresponsabile, saccheggio di proprieta' del popolo, corruzione e criminalita' hanno prodotto insicurezza presso i cittadini e sfiducia nelle istituzioni" ha accusato Nikolić. Per questo motivo, ha detto di voler una Serbia diversa, finalmente unita nella lotta per una vita migliore, una Serbia libera dalla paura del domani. Cosi' e' iniziato anche ufficialmente il mandato di cinque anni del nuovo presidente della Serbia eletto al ballottaggio, nella sfida contro Boris Tadić, lo scorso 20 maggio. Davanti al palazzo del Parlamento popolare, Nikolić e' stato salutato da una folla di circa 3.000 simpatizzanti, gli stessi che pero' hanno scandito "ladri, ladri!" all'arrivo dell'ex presidente Boris Tadić, presidente del Partito Democratico e a Čedomir Jovanović, leader del Partito liberaldemocratico. Similmente e' stato accolto anche l'ex premier Mirko Cvetković e alcuni altri ministri del governo uscente mentre gli applausi sono andati perfino all'ex premier Vojislav Koštunica, sostenitore di Tomislav Nikolić ma forte avversario dell'ingresso della Serbia nell'Ue.

La cerimonia di insediamento del nuovo presidente e' fissata per il prossimo 11 giugno. E su questo non mancano temi e polemiche soprattutto nella regione. Dopo che e' stata resa pubblica una intervista al prestigioso giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, rilasciata ancora prima delle elezioni, in cui Nikolić ha confermato che il progetto della “Grande Serbia” e' il suo sogno non realizzato, che oggi rispetta i confini internazionalmente riconosciuti della Croazia, ma che i croati non hanno motivo per tornare a Vukovar "poiche' questa e' stata una citta' serba", si e' alzata molta polvere nella vicina Croazia e queste dichiarazioni sono state giudicate scandalose. Motivo questo per una sempre piu' probabile assenza del presidente croato Ivo Jospović all'inaugurazione di Nikolić. E dopo che le dichiarazioni di Nikolić su Vukovar hanno suscitato perplessita' sulla futura collaborazione tra Croazia e Serbia, compromettendo i buoni rapporti stabiliti in questi anni dai due presidenti, Boris Tadić e Ivo Josipović, arriva un'altra doccia fredda, questa volta sul conto della Bosnia Erzegovina.

Lo stesso giorno in cui Nikolić ha assunto ufficialmente l'incarico di presidente, ha affermato che non si rechera' a Srebrenica come il suo predecessore poiche' a Srebrenica non e' stato commesso un genocidio contro i bosgnacchi. E' seguita subito la replica della presidenza tripartita della Bosnia in cui si dice che questa dichiarazione e' falsa e umiliante per i bosgnacchi, innanzitutto per le vittime sopravvissute di Srebrenica. "Se il presidente della Serbia Boris Tadić e' stato a Srebrenica e ha condannato il crimine, se il parlamento della Serbia ha condannato il crimine di Srebrenica, perche' dovrei continuare a riscaldare questa questione", si e' cheisto Nikolić in una intervista alla televisione del Montenegro, aggiungendo che "a Srebrenica non vi e' stato il genocidio. A Srebrenica e' stato commesso un grande crimine da parte di alcuni membri del popolo serbo che devono essere ritrovati, portati davanti alla giustizia e puniti". In questo modo, il neo presidente serbo ha ignorato la qualifica di genocidio da parte del Tribunale dell'Aja e della Corte internazionale di giustizia relativa ai crimini commessi a Srebrenica.

L'esponente bosgnacco della presidenza tripartita della Bosnia, Bakir Izetbegović, ha avvertito che le dichiarazioni di Nikolić minacciano seriamente la credibilita' della sua retorica proeuropea e le sue dichiarazioni di impegno per relazioni corette nella regione e collaborazione tra i paesi vicini. "La negazione del genocidio di Srebrenica stabilito dall'ICTY non e' la via di collaborazione e rinnovamento di fiducia, bensi' proprio il contrario, la fonte di nuove incomprensioni e tensioni. Con le dichiarazioni su Vukovar come 'citta' serba' e affermazioni esplicite che a Srebrenica non e' stato commessio il genocidio, Nikolić, purtroppo, dimostra che non e' ancora pronto ad affrontare la verita' sulle vicende del vicino passato", ha detto Bakir Izetbegović aggiungendo che proprio affrontare la verita' sui crimini commessi in Bosnia Erzegovina da parte dei leader serbi e della nazione serba e' la via per migliorare le relazioni e creare le possibilita' per il futuro della regione, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra Serbia e Bosnia, affinche' siano migliori rispetto al brutto passato.

Ma sono stati soltanto i bosgnacchi a reagire alle dichiarazioni di Nikolić. "L'Ue rigetta fortemente qualsiasi intenzione di revisione storica e la negazione dei fatti che il massacro di Srebrenica nel luglio 1995 sia stato un genocidio e crimine contro l'umanita' cosi' come confermato dal Tribunale che giudica i crimini in ex Jugoslavia e dalla Corte internazionale di giustizia. Non dovremmo mai dimenticarlo ne' permettere che questo si ripeta", ha detto Pia Ahrenkilde Hausen, portavoce della Commissione europea. Hausen ha rilevato che l'Ue su questo ha posizioni molto chiare ed e' pronta ripeterlo ogni qualvolta lo sia necessario. La portavoce della Commissione ha aggiunto che si parlera' della riconciliazione nella regione durante la visita ufficiale del neopresidente serbo il prossimo 14 giugno a Bruxelles quando dovra' incontrare tutti i vertici dell'Ue. Secondo le fonti diplomatiche citate dai media l'Ue si aspetta una riunione abbastanza difficile e si sottolinea che a Nikolić verra' detto chiaramente che ogni sua mossa verra' seguita con attenzione e che la partecipazione della Serbia nelle integrazioni europee dipendera' dal suo comportamento.

Anche il deputato italiano Pietro Marcenaro, membro dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, ha espresso preoccupazioni per le posizioni di Nikolić relative al genocidio di Srebrenica. Negando il genocidio di Srebrenica del 1995, Nikolić ha gettato un'ombra sulla funzione del presidente, e' dell'opinione Marcenaro affermando che il riconoscimento di responsabilita' di tutte le parti nella guerra che aveva distrutto il territorio dell'ex Jugoslavia tra il 1991 e 1995 e' la precondizione di riconciliazione. In quanto presidente della Commissione delle questioni politiche e democrazia del PACeE, ed ex relatore per la riconciliazione e dialogo politico tra i paesi dell'ex Jugoslavia, Marcenaro ha ricordato che la comunita' internazionale aveva salutato la risoluzione che condanna il massacro di Srebrenica e le scuse della Serbia per non aver fatto di piu' affinche' fosse evitata questa tragedia approvata dal parlamento serbo due anni fa come un gesto importante sulla via verso la piena riconciliazione. Il passo indietro odierno, afferma il rappresentante del CoE, puo' soltanto provocare maggiori tensioni nella regione e mettere a repentaglio la via della Serbia verso le piene integrazioni europee.

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