lunedì 29 agosto 2011

KOSOVO: LA SITUAZIONE E' TORNATA CALMA. PER ORA.

Nord Kosovo, luglio 2011: una barricata eretta
dai serbi nei pressi del villaggio di Zupce
Nel cuore di un'Europa alle prese con una crisi economica di portata epocale e la cui “politica estera” è concentrata (giustamente e inevitabilmente) sulle primavere arabe e sulla attuale pericolosa situazione della Libia, c'è un'area che meriterebbe maggiore attenzione, sia da parte della politica, che dei media. Mi riferisco ai Balcani occidentali e all'area ex-jugoslava e in particolare al Kosovo, teatro, un mese fa, di un nuovo scoppio di violenze.
La decisione del governo di Pristina di inviare i propri poliziotti a prendere il controllo dei dei check-point lungo il confine (o, se preferite, la linea di demarcazione amministrativa) con la Serbia, ha provocato la reazione dei serbi che in quell'area sono la maggioranza della popolazione. Ne sono seguiti scontri, violenze, barricate nelle strade e la morte di un poliziotto kosovaro. Ne abbiamo parlato nelle ultime trasmissioni su Radio Radicale e su questo blog [cerca con il motore di ricerca interno per ritrovare i post].
Solo l'intervento della Kfor e i severi richiami di Bruxelles sia a Pristina che a Belgrado hanno impedito che la situazione potesse degenerare in maniera incontrollata. Ma la tensione resta alta e quanto avvenuto dimostra che, malgrado i primi segni di disgelo registrati in primavera con i “colloqui tecnici” tra Belgrado e Pristina, la soluzione stabile e definitiva della “questione kosovara” resta molto lontana.

Sull'attuale situazione in Kosovo, dopo gli incidenti al confine della fine di luglio, e le incognite per il futuro, segnalo la mia intervista a Francesco Martino, di Osservatorio Balcani e Caucaso, che, alla metà di agosto ha compiuto un viaggio nella regione.

L'intervista la potete ascoltare qui

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