venerdì 27 maggio 2011

ARRESTO DI RATKO MLADIC: NUOVE REAZIONI E COMMENTI

Qui di seguito il testo della corrispondenza di Marina Szikora per l'edizione del mattino di oggi del notiziario di Radio Radicale

Sostenitori di Ratko Mladic in piazza a Belgrado
Dopo la clamorosa notizia dell'arresto del super ricercato dell'Aja Ratko Mladić, accusato di genocidio e dei piu' gravi crimini contro l'umanita', l'imputato e' stato consegnato alla Corte speciale serba. L'interrogatorio iniziato ieri sera e' stato pero' interrotto a causa dello stato precario psicofisico di Mladić. Il proseguimento dell'inchiesta e' previsto per la giornata odierna. L'avvocato di Mladić afferma che il suo cliente non ha potuto nemmeno pronunciare una intera parola, che parla e si muove con difficolta' e che e' arrivato in procura con un sacchetto pieno di medicinali. Secondo le sue parole, Mladić avrebbe ripetuto diverse volte durante l'interrogatorio di non riconoscere il Tribunale dell'Aja. Ha ammesso anche di aver avuto con se nel momento dell'arresto due pistole ma che non ha voluto sparare. Invece secondo il vice procuratore serbo per i crimini di guerra, Bruno Vekarić l'imputato sarebbe stato molto comunicativo ma alla domanda perche' allora e' stato sospeso l'interrogatorio, Vekarić ha detto di non voler entrare nei detagli.

A Lazarevo, la cittadina di Vojvodina, al nord della capitale dove e' stato trovato Mladić ieri sera sono iniziate le protesta degli abitanti. Le protesta condotte dal parocco e dal presidente del comune. I manifestanti portavano la bandiera serba e si sentivano canzoni di cetnici. La gente riunita si e' scagliata contro la giornalista della TV Prima. Anche alla truppe del mittente B92 sono stati rotti i fili per la trasmissione in diretta. La situazione sarebbe tesa e una decina di poliziotti starebbe proteggendo la casa in cui Mladić si nascondeva prima della cattura. Gli abitanti di Lazarevo affermano addrittura di voler firmare una petizione per far cambiare il nome del loro paese in Mladićevo. Va detto anche che organizzazioni dell'estrema destra ieri sera a Novi Sad avevano manifestato a causa dell'arresto di Mladić. Tra i manifestanti anche i membri dell'organizzazione Obraz. Durante la manifestazione e' stato scandito "Mladić eroe", "Non vi diamo Mladić, vi daremo Tadić" e i manifestanti portando bandiere serbe e le foto di Mladić si sono riuniti davanti alla sede del governo regionale di Novi Sad.

Ieri, trovandosi in Croazia, a Briuni, alla riunione dei procuratori regionali, il procuratore capo dell'Aja Serge Brammertz ha detto che la Procura sta esaminando la possibilita' di allargare l'atto di accusa contro Mladić. Il suo Ufficio ha presentato alcuni mesi fa un emendamento per l'allargamento dell'atto di accusa e si attende ora che Mladić sia trasferito all'Aja per esaminare questa ipotesi, ha detto Brammertz alla domanda dei giornalisti se vi esiste la possibilita' di allargare l'atto di accusa a fin di includervi anche i crimini che l'ex generale serbo bosniaco aveva commesso in Croazia. Brammertz ha confermato di aver mandato due settimana fa un rapporto negativo sulla collaborazione della Serbia con la Procura dell'Aja ma ha ammesso che e' stato compiuto un lavoro importante anche se tardi. Il ministro del governo serbo, Rasim Ljajić ha precisato che l'imputato non avra' l'aiuto che avevano ricevuto quelli che si sono consegnati volontariamente ma che anche Mladić avra' il diritto ad avere tutta la documentazione del governo serbo che potra' servire alla difesa poiche' questo e' un obbligo secondo la legge serba.

Per quanto riguarda le responsabilita' 'del macellaio dei Balcani' come spesso hanno chiamato Mladić, l'inizio dell'aggressione a Sarajevo, scrive il quotidiano bosniaco 'Dnevni avaz', e' stato segnalato dalle sue parole e dalle immagini che fecero il giro del mondo. Poco dopo l'occupazione della citta' e l'assedio piu' lungo della storia, durato 1.425 giorni, iniziarono i bombardamenti sistematici e gli attacchi contro i civili. Quelli che rimasero a vivere sotto l'assedio delle forze di Mladić si ricordano del terrore, dei massacri mentre si facevano le fila per l'acuqua e il pane, il bombardamento degli ospedali. L'ossessione era quella, ideata dal suo comandante, il leader serbo bosniaco Radovan Karadžić: "di essere tutti serbi in uno stato unico" diceva all'epoca Mladić.

Quali che siano le reazioni in Serbia, e va sottolineato che le autorita' serbe, in primis il capo dello stato Boris Tadić continuano ad affermare che non permetteranno che nessuno provochi instabilita' politica a causa dell'arresto di Mladić in Serbia, e' chiaro che con questa vicenda la Serbia e i suoi cittadini hanno una occasione storica importantissima: affrontare decisamente il passato che e' solo l'inizio di una vera maturita' democratica e prontezza per la sua integrazione europea. Ma ancora piu' importante, per un contributo concreto all'indispensabile riconciliazione nei Balcani.

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