venerdì 3 maggio 2013

OGGI LA GIORNATA MONDIALE PER LA LIBERTA' DI STAMPA

Oggi 3 maggio è la Giornata mondiale la giornata per la libertà della stampa. In tutto il mondo ci sono giornalisti che vengono uccisi, aggrediti, minacciati, trascinati in tribunale, messi in galera per impedire loro di ficcare il naso dove non dovrebbero. Il 2012 è stato un anno nero: 68 giornalisti uccisi nel mondo secondo la World Association of Newspapers and News Publishers; 90 secondo Reporters sans frontieres; addirittura 120 (10 al mese) secondo i dati Unesco. Ma anche nei Paesi più democratici, dove la libertà di stampa è tutelata dalle leggi, i giornalisti possono essere oggetto di "attenzioni" particolari, dal parte del potere politico o da quello economico, perché non diano troppo fastidio. In Italia ci sono giornalisti che sono stati feriti o ammazzati, dai terrorisi rossi o neri o dalle organizzazioni criminali. Altri sono costretti a vivere sotto scorta. Ma ci sono anche metodi più puliti, con le querele ed esorbitanti richieste di risarcimento. E c'è anche un altro modo di intimidire i giornalisti e di tenerli sotto schiaffo: il precariato, l'incertezza del lavoro e del futuro, rende deboli e quindi ricattabili. E sono tanti, troppi, i giornalisti precari e sfruttati nel nostro Paese, ma pochi se ne ricordano. In questi giorni in cui in Italia trepidiamo per la sorte di Domenico Quirico, l'inviato della Stampa scomparso in Siria dal 9 aprile, vorrei ricordare le parole di Antonio Russo, l'inviato di Radio Radicale che dopo aver raccontato le guerre in Ruanda, in Bosnia e in Kosovo, fu assassinato in Georgia mentre seguiva la guerra in Cecenia e cercava di far sapere cosa stava avvenendo e i crimini che venivano commessi in quel conflitto
"Dobbiamo ricordarci che l’informazione è un veicolo diretto all’utente, non è un soliloquio da parte del giornalista. Bisogna tenere sempre presente che chi è dall’altra parte del microfono deve poter comprendere una realtà in cui non è presente. Questo, penso, è il massimo sforzo che i giornalisti devono compiere"
Questo è ciò che fanno molti giornalisti, andando nelle zone di guerra o seguendo le guerre di casa propria. Bisognerebbe ricordarsene, qualche volta, quando si parla di giornalismo e di giornalisti con troppa approssimazione. Non perché la categoria non abbia nulla da rimproverarsi. Anzi. Ma perché le semplificazioni non aiutano mai capire e alimentano solo la retorica e la demagogia.

Immagine di Hassan Karimzadeh vignettista iraniano
imprigionato nel 1992 per una caricatura di Khomeini

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