lunedì 10 settembre 2012

KOSOVO: FINISCE LA SORVEGLIANZA INTERNAZIONALE, MA L'INDIPENDENZA E' UN'ALTRA COSA

Da oggi il Kosovo diventa uno Stato pienamente sovrano, almeno per i Paesi che ne riconoscono l'indipendenza. Questo pomeriggio, quattro anni e mezzo dopo la secessione unilaterale dalla Serbia proclamata il 17 febbraio 2008, viene infatti ufficialmente sciolto l'International Steering Group (Isg, Gruppo d'indirizzo sul Kosovo). Per l'occasione è stata organizzata una grande festa nel centro della capitale Pristina. La fine della "sorveglianza internazionale" del Kosovo era stata decisa a inizio dello scorso luglio a Vienna dallo stesso Isg, costituito da 25 paesi che sostengono l'indipendenza della (ex) provincia serba a maggioranza albanese.

Il Kosovo, all'epoca della Jugoslavia di Tito era una provincia autonoma. Tale autonomia fu revocata con l'avvento al potere a Belgrado di Slobodan Milosevic che progressivamente e sempre più duramente represse ogni iniziativa indipendentista. Gli albanesi kosovari costruirono, quindi, strutture amministrative e sociali parallele, ma la lotta condotta per vari anni in maniera nonviolenta sotto la guida del “padre della patria” Ibrahim Rugova, verso la fine degli anni '90 sfociò in un conflitto armato. Da parte albanese nacquero formazioni guerrigliere la più potente delle quali fu l'Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck). Da parte serba si rispose con gli attacchi indiscriminati dell'esercito e la pulizia etnica operata dalle bande paramilitari secondo i metodi tristemente impiegati negli altri conflitti jugoslavi.

Nella primavera del 1999, la Nato, senza il via libera del Consiglio di sicurezza dell'Onu e sfruttando la debolezza politica di cui in quel momento soffriva la Russia, protettrice del regime di Milosevic ormai sempre più isolato e in difficoltà, diede il via ad una campagna di bombardamenti aerei sul Kosovo e sulla stessa Serbia: furono colpite infrastrutture civili e installazioni militari in varie località e la stessa capitale Belgrado (dove i segni delle bombe sono visibili ancora oggi). L'iniziativa convinse il regime serbo a ritirare le sue truppe dal Kosovo che fu diviso in aree controllate da forze del contingente Nato e della Russia, mentre l'amministrazione fu assunta da una missione delle Nazioni Unite (Unmik).

La Serbia, forte anche della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza che riconosceva la sua sovranità sul Kosovo, accettò il protettorato internazionale sulla sua provincia ma dichiarò che non avrebbe mai consentito di rinunciare alla sovranità su una terra che considera la culla della propria identità nazionale, culturale e religiosa. In seguito il mediatore Onu, Martti Ahtisaari, concordò con le parti un processo di accesso all'indipendenza del Kosovo "sotto sorveglianza internazionale", cioè dell'Isg, con un'amministrazione Onu. Questo processo è sempre stato però respinto da Belgrado e il negoziato finì in un nulla di fatto con le parti irremovibili sulle proprie posizioni.

Il 17 febbraio del 2008, i kosovari albanesi ruppero gli indugi dichiarando unilateralmente l'indipendenza da Belgrado, ma nel nord del Kosovo, dove sono maggioranza, i serbi non hanno mai riconosciuto le autorità di Pristina e hanno dato vita a istituzioni parallele. In questi anni non sono mancate tensioni e incidenti anche gravi, con morti e feriti da entrambe le parti e interventi duri delle forze internazionali. Nel frattempo ha preso il via la missione civile dell'Ue (Eulex) e lo scorso anno, dopo anni di gelo, Belgrado e Pristina, con la mediazione europea, hanno avviato negoziati su questioni “tecniche” che, per espresso accordo tra le parti, non contemplano la questione dello status del Kosovo.

Il miglioramento delle relazioni con Pristina è la principale condizione posta da Bruxelles perchè la Serbia, che a marzo scorso ha ottenuto lo status di Paese candidato all'adesione alla Ue, possa ottenere una data per l'apertura dei negoziati di adesione, la quale, inizialmente attesa per la fine di quest'anno, dopo il cambio di leadership a Belgrado in seguito alle elezioni parlamentari e presidenziali dello scorso maggio è slittata a non prima della seconda metà del 2013. Nel frattempo il nuovo presidente nazionalista (moderato) ha fatto sapere di puntare a trasferire il negoziato con Pristina al Palazzo di vetro dove Belgrado può contare sull'appoggio di Russia e Cina e sul loro potere di veto al Consiglio di sicurezza.

La decisione dell'Isg non cambia comunque nulla per le missioni in corso: Eulex, la missione Ue che riguarda polizia e giustizia e il cui mandato è stato prorogato fino al 2014, e Kfor, la forza militare multinazionale della Nato. Il Kosovo, che resta il Paese più povero d'Europa, è inoltre alle prese con gravissimi problemi di corruzione politica e infiltrazione della criminalità organizzata, mentre l'approdo dell'integrazione nell'Unione Europea resta al momento un lontano miraggio. Insomma, il Kosovo da oggi diventa pienamente sovrano (almeno per gli Stati che lo riconoscono): che sia altrettanto indipendente è altro discorso. [RS]


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