giovedì 20 settembre 2012

IL DIFFICILE CAMMINO VERSO LA RICONCILIAZIONE NEI BALCANI

Conturi Hakudoushi - www.deviantart.com
Di Marina Szikora per Radio Radicale [*]
Quando si parla della regione balcanica, indispensabile per una stabilita' permanente e sempre nel contesto del suo avvicinamento all'Ue, e' la questione delicata della riconciliazione. Le relazioni della Serbia con i paesi vicini non si possono definire ancora come "una buona collaborazione", ma gli esperti affermano che sono stati compiuti passa avanti. Pare che nella regione stia scomparendo lo scetticismo a causa del ritorno delle forze degli anni novanta al potere in Belgrado. Questo almeno secondo un commento della Deutsche Welle tedesca. Tali osservazioni riguardano i due giorni di visita del premier serbo Ivica Dačić a Sarajevo che secondo molti sarebbe stato un passo avanti significativo nella politica di Belgrado verso la Bosnia Erzegovina. A giudicare dalle parole che Dačić ha espresso a Sarajevo, il suo governo sarebbe pronto ad una collaborazione non soltanto di facciata. Sarajevo non dovrebbe essere risentita con Belgrado se questa ha relazioni speciali con la Republika Srpska [l'entità a maggioranza serba della Bosnia, n.d.r.] e se i suoi vertici si recano in visita a Banja Luka, come, d'altra parte, nemmeno Banja Luka dovrebbe polemizzare con Belgrado quando ha relazioni con la Bosnia. Dačić ha aggiunto che si continua a ripetere che è necessaria una distensione con il Kosovo, ma bisognerebbe prima puntare alla distensione in tutte nelle relazioni tra tutti i Paesi della regione: "20 anni dopo lo scioglimento della Jugoslavia, continuiamo a girare nello stesso circolo magico", ha detto il premier serbo. Per molti, cosi' il commento della Deutsche Welle, cio' significa che la politica di Ivica Dačić e' chiara e che non ha due facce, a differenza della politica dell'ex presidente Boris Tadić. Alcuni giorni fa Dačić aveva affermato chiaramente che la collaborazione anche con la Republika Srpska, con la quale la Serbia ha un accordo di relazioni speciali, non puo' implicare soltanto abbracci e strette di mano, bensi' azioni concrete.

Il professore della Facolta' di lettere di Sarajevo, Enver Kazaz, afferma che il pragmatismo di Dačić risulta dalla sua consapevolezza che la Serbia deve separarsi dall'eredita' di Slobodan Milošević e che deve avere un orientamento europeo non interrompendo pero' i legami con la Russia. "Presso l'opinione pubblica interna Dačić funzionera' come un nazionalista duro, ma una cosa e' certa: mentre il progetto politico di Tadić era ipocrita nel senso in cui riconciliava l'irriconciliabile, vale a dire il Kosovo e l'Europa, sia Dačić che Nikolić sono consapevoli che queste due cose non si possono riconciliare", spiega Kazaz. I messaggi mandati da Sarajevo sono nello spirito di Dayton, dice da parte sua Miloš Šolaja, direttore del Centro per le relazioni internazionali, il quale aggiunge pero' che ci sono ancora strutture che vogliono creare una politica di concorrenza tra le due entità bosniache, la Republika Srpska e la Federazione di Bosnia Erzegovina, nelle loro relazioni con la Serbia. Si tratta, spiega Šolaja, di molti a Sarajevo che non considerano la Republika Srpska come parte della Bosnia Erzegovina. Secondo Dušan Janjić, direttore del Centro per le relazioni etniche di Belgrado, è nell'interesse della Serbia avere le relazioni miglior possibili con i paesi vicini. In questo momento, con i colloqui con Priština che riprendono tra una decina di giorni, la Serbia non ha bisogno di ulteriori problemi. Come politici pragmatici, Nikolić e Dačić non apriranno i due fronti cosi' come invece ha suggerito loro il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, che vorrebbe che Belgrado si concentrasse sulla RS e chiedesse la divisione del Kosovo. Giocheranno nella cornice dei confini riconosciuti, secondo Janjić, il quale avverte tuttavia che nei prossimi mesi, a causa della situazione in Kosovo e un momento politico oportuno in Bosnia Eerzegovina, si potrebbero prospettare dei problemi perche' si potrebbe verificare un rilancio della retorica nazionalista sul "carattere serbo della Republika Srpska" compensando in qualche modo quanto si potrebbe perdere nel dialogo con Priština. In ogni caso, gli analisti sono convinti che le relazioni non soltanto tra Belgrado e Banja Luka, ma anche tra la Belgrado e la Bosnia Erzegovina, nei prossimi mesi, saranno molto piu' pragmatiche a fin di risolvere le questioni concrete.

[*] Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 20 settembre 2012 a Radio Radicale

Nessun commento:

Posta un commento