venerdì 18 maggio 2012

SERBIA: CHIUSA LA CAMPAGNA ELETTORALE, LA PAROLA AGLI ELETTORI

Domenica prossima si vota in Serbia per il secondo turno delle elezioni presidenziali. Al ballottaggio, dopo il primo voto del 6 maggio, i due eterni sfidanti: Boris Tadic, presidente uscente, leader del Partito democratico, socialdemocratico ed europeista, e Tomislav Nikolic, già esponente di spicco del Partito radicale serbo, la formazione ultranazionalista il cui capo, Vojislav Seselj è sotto processo all'Aja per crimini di guerra, passato su posizioni conservatrici più moderate e filo europeiste con il suo Partito serbo del progresso, partito di maggioranza relativa dopo le elezioni parlamentari del 6 maggio. Tadic e Nikolic sono praticamente alla pari. Tadic, in leggerissimo vantaggio dopo il primo turno, è dato come favorito nei sondaggi. L'esito del voto di domenica non è però affatto scontato. Tadic potrebbe infatti pagare il conto per il malcontento popolare provocato dalla crisi economica, le difficoltà delle famiglie, la corruzione molto diffusa ed una situazione generale che la gente avverte come peggiorata rispetto a qualche anno fa. Proprio questi sono stati i temi di una campagna elettorale molto combattuta. Tadic chiede il voto per proseguire il cammino verso l'Europa e la piena integrazione internazionale. Nikolic, da parte sua attacca l'avversario sulle cose non fatte, le promesse mancate. E ha anche accusato Tadic di brogli elettorali.

La corrispondenza per il notiziario del mattino di Radio Radicale del 18 maggio



Sulla carta, come dicevo, il vincitore dovrebbe essere Tadic, ma quattro anni fa Nikolic, dato per favorito nei sondaggi e in testa dopo il primo turno, fu poi battuto sul filo di lana al ballottaggio da Tadic. Il faccia a faccia dell'altro ieri in tv è stato molto serrato. Tadic è apparso assai sicuro di sé, mentre Nikolic ha assunto un tono polemico nei confronti del rivale. Tadic ha insistito che non su fermi il cammino intrapreso dalla Serbia, che queste elezioni saranno un referendum sul futuro e che la vittoria di Nikolic potrebbe fermare il processo di integrazione europea. La prospettiva di integrazione, dopo la candidatura ufficiale all'adesione all'Ue, attirerà nel Paese investimenti esteri e nuove relazioni economiche e politiche.
Nikolic sfida tadic per la terza volta, dopo le elezioni del 2004 e del 2008. ha un passato politico ingombrante, nel regime di Milosevic e come esponente di primo piano del Partito radicale serbo. Dopo la sconfitta del 2008 ha lasciato il Srs e ha dato vita al Partito serbo del progresso spostandosi su posizioni conservatrici più moderate, favorevoli all'integrazione europea purché non comporti necessariamente la rinuncia definitiva al Kosovo.

Ieri sera si è chiusa la campagna elettorale. Tadic ha riunito i suoi supporter alla Beogradska Arena, il grande palazzo dello sport di Novi Beograd che ospita anche importanti concerti. Con lui si sono schierati alcuni dei maggiori leader della famiglia socialista europea, compreso il neo presidente francese Francois Hollande. “Il voto del 20 maggio sarà un referendum su dove andrà la Serbia, se continuerà il cammino verso l'Ue e se perderà la strada”. Nikolic, invece, si è rivolto agli elettori con appello televisivo in cui ha chiesto ai cittadini serbi di non astenersi e punire Tadic per le tante promesse non mantenute. L'Italia farebbe bene a seguire da vicino e con attenzione queste elezioni, più di quanto abbia fatto il 6 maggio, non solo per vicinanza geografica e storica, ma per l'importanza economica che la Serbia ha per il nostro Paese. Sono tante infatti le imprese italiane che operano in Serbia: non ci sono solo grandi gruppi come Fiat, Unicredit o Intesa San Paolo, ma centinaia di piccole e medie imprese che da anni operano nel paese creando un interscambio di grande importanza.

Le elezioni del 20 maggio, come quelle del 6, sono monitorate da una missione internazionale di osservazione dell'Organizazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, coordinata da Matteo Mecacci, deputato radicale eletto nel Pd, presidente del Comitato Democrazia e Diritti umani dell'Assemblea parlamentare dell'Osce. [RS]

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