Previsioni smentite. Ci si aspettava un parere "equidistante" (o ambiguo, secondo i punti di vista) e invece la Corte internazionale di giustizia dell'Onu ha deciso che la dichiarazione d'indipendenza del Kosovo non è illegale. Esultanza a Pristina, disappunto a Belgrado, gioia tra i baschi e gli abkhazi, sgomento a Mitrovica. Quello che la Corte dell'Aja non ha chiarito, però, è se l'indipendenza è anche legittima. O meglio, i 14 giudici hanno preferito attenersi ad una valutazione strettamente tecnica lasciando la risposta politica all'Assemblea generale delle Nazioni Unite che a settembre affonterà la questione. Intanto, ovviamente, ognuno interpreta il verdetto di ieri come meglio crede. La mia impressione, però, è che molti commentatori non abbiano letto bene la decisione della Corte.
Se lo volete fare trovate qui la sintesi del parere consultivo dell'Icj
Qui invece trovate il comunicato stampa
Da questo punto di vista mi sembra interessante quanto ha scritto ieri Tomas Miglierina su Osservatorio Balcani e Caucaso. La domanda posta dalla Serbia nel 2008 era: la dichiarazione di indipendenza del Kosovo ha violato o no il diritto internazionale? La risposta della Icj è no. Per tre motivi:
1 - non esiste un divieto a proclamare l'indipendenza
2 - la risoluzione 1244 del 1999 del Consiglio di sicurezza ha istituito un'amministrazione temporanea, ma non ha riservato al Cds il diritto a decidere lo status del Kosovo
3 - i parlamentari kosovari che hanno dichiarato l'indipendenza hanno agito come rappresentanti eletti dal loro popolo.
Queste considerazioni possono sembrare sottigliezze da azzeccagarbugli, ma quando si ragiona di diritto è meglio maneggiare il bisturi di un chirurgo piuttosto che un'ascia da taglialegna. Detto questo è ovvio che poi ognuno è libero di fare le proprie valutazioni sulla decisione dell'Icj. Intanto, in attesa di approfondire meglio e di leggere i pareri degli esperti, penso si possa comunque fare qualche osservarzione.
La prima è che Belgrado ha subito una sconfitta: aveva chiesto un parere giuridico sulla legalità dell'indipendenza della sua provincia e dal punto di vista giuridico ha avuto torto. D'altra parte - seconda osservazione - Pristina non ha vinto: quello del Kosovo resta un caso diverso e a sé stante rispetto ad altre situazioni analoghe. Non si capisce quindi - terza osservazione - cosa abbiano da gioire i baschi o i corsi e come questa decisione della Icj possa essere fatta valere nei casi di Cipro Nord o della Republika Srpska di Bosnia. E non credo neppure - altra osservazione - che il parere possa innescare secessioni in queste e in altre aree "calde" del pianeta. Almeno voglio sperarlo.
Il problema semmai è gestire la situazione sul terreno, prevenire e controllare l'esplodere di possibili violenze, rassicurare la popolazione serba del Kosovo, smorzare gli eccdessivi entusiasmi di quella albanese. Il ruolo dell'Ue da questo punto di vista è essenziale: la decisione dei giudici dell'Aja, nonostante le apparenze, mi sembra possa fornire uno stimolo per riavviare i negoziati tra Belgrado e Pristina. Non sullo status, ma sulla tante altre questioni che vanno affrontate e risolte. E' un'occasione che Bruxelles, nonostante le divisioni sull'argomento tra i Paesi membri, può sfruttare positivamente, visto che la prospettiva europea riguarda sia la Serbia che il Kosovo. Una prima idea sulle inclinazioni europee ce la faremo lunedì con la riunione dei ministri degli Esteri dei Ventisette.
Come al solito ottimo post, Roberto, del quale condivido specialmente l'analisi politica che si trova in conclusione. C'è però qualcosa che deve essere detto nel merito della decisione della Corte internazionale di giustizia.
RispondiEliminaPremetto, innanzitutto, che non ho alcuna preferenza di schieramento sulla questione dello status del Kosovo all'interno dei limiti che vanno dall'indipendenza a un'ampia autonomia in seno alla Serbia, e che osservo la questione dal punto di vista del commentatore politico.
Ebbene, se dovessi limitarmi a valutare l'operato giuridico della Corte l'impressione è che i giudici di maggioranza non si siano affatto attenuti ad un parere in punta di diritto. Troppi passaggi del parere della Corte sottolineano la necessità di ripercorrere le vicende concrete dell'amministrazione provvisoria in Kosovo, e spesso in maniera strumentale a dichiarare la diversità dello status giuridico del soggetto che avrebbe operato la dichiarazione d'indipendenza rispetto alle stesse dichiarazioni dell'organo che la dichiarò, delle altre autorità kosovare, di quelle serbe e di tutti gli stati che hanno espresso pareri giuridici sulla vicenda. Tutti nel torto, secondo la Corte, nel ricostruire la qualità dell'organo che adottò la dichiarazione.
A questa inusuale conclusione la Corte giunge all'unico scopo di stabilire la non illegittimità giuridica di quello stesso atto sulla cui validità la Corte era precisamente chiamata a pronunciarsi. La dichiarazione di indipendenza sarebbe dunque stata sì sottoscritta dagli eletti nell'Assemblea kosovara, ma tali eletti non si sarebbero riuniti in sede di Assemblea (nel qual caso la dichiarazione sarebbe stata illegittima, poiché sussiste l'obbligo per l'Assemblea di operare all'interno dei limiti di mandato tracciati dal Rappresentante speciale del Segretario Generale in conformità con la risoluzione 1244 (1999) del Consiglio di Sicurezza e con il Quadro costituzionale provvisorio), ma nell'evanescente qualità di 'rappresentanti del popolo'.
Il cortocircuito logico è stato patente, e per questo non posso non condividere le posizioni espresse dal vice-presidente della Corte, Peter Tomka, nella sua dichiarazione di minoranza.
Caro Qubrick,
RispondiEliminagrazie per gli apprezzamenti e per l'attenzione di cui (chiedo venia) mi accorgo solo ora. Le tue osservazioni mi sembrano interessanti.
Rileggendomi mi accorgo di avere un po' peccato anch'io della stessa superficialità che ho rimproverato ad altri: volendo scrivere qualcosa "a caldo" mi sono basato su una lettura sommaria del parere dell'Icj.
A qualche giorno di distanza mi pare di essere d'accordo con quanto ha scritto il professor Cassese su Repubblica: il parere della Corte non poteva essere diverso, alla luce del diritto internazionale e considerando la situazione determinata in Kosovo dalla risoluzione 1244. Non di meno i giudici avrebbero potuto avere più coraggio e scrivere una nuova pagina nella "giurisprudenza" in materia di diritto alla secessione ad alla indipendenza.
Senza dubbio avrebbero potuto avere più coraggio, ma la questione è piuttosto scomoda da maneggiare e, come diceva don Abbondio, se uno non ce l'ha il coraggio non se lo può dare.
Saluti.