giovedì 29 luglio 2010

KOSOVO INDIPENDENTE: LE REAZIONI SERBE AL PARERE DELLA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA

Nonostante la profonda delusione per il parere della Corte Internazionale di Giustizia dell'Onu, secondo cui la dichiarazione d'indipendenza del Kosovo non è illegale perché non contrasta con le norme del diritto internazionale, né con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza, il governo serbo non si arrende e ha annunciato la ferma intenzione di difendere le sue ragioni nel dibattito che si svolgerà alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite. Lo ha annunciato all'indomani del pronunciamenteo della Corte il primo ministro serbo Mirko Cvetkovic. Non tutti in Serbia però la pensano così: il leader del Partito liberal-democratico, Cedomir Jovanovic, da sempre favorevole all'indipendenza kosovara, sostiene infatti che il parere dell'Icj impegna ora la Serbia a incamminarsi con decisione sulla strada dell'integrazione europea e della democratizzazione della società e che la classe politica deve avere la forza di mandare un messaggio ai cittadini serbi sul futuro del loro paese.

Qui di seguito il testo della corrispondenza di Marina Szikora per lo Speciale di Passaggio a Sud Est andato in onda ieri sera a Radio Radicale e dedicato alle reazioni e ai commenti sul parere espresso dai giudici dell'Aja.


La Serbia vuole tornare a battersi contro ultreriori riconoscimenti del Kosovo e soprattutto contro l'ammissione di Pristina in seno alle Nazioni Unite, proprio laddove considera avere ancora forti sostegni e alleati che insieme a Belgrado sono contrari alla secessione del Kosovo. Secondo Cvetkovic, il governo serbo ha stabilito che la CIG non ha risposto alla questione fondamentale sulla legittimita' del diritto alla secessione degli albenesi kosovari e che non ha legalizzato il tentativo di secessione etnicamente motivato. Cvetkovic ha rilevato che la Serbia non ha ottenuto l'aiuto da parte della CIG in una situazione in cui il diritto internazionale e' stato violato a suo danno e ha aggiunto che il parere consultativo della Corte non ha chiuso le porte alle attivita' della politica estera della Serbia relative alla difesa della sua integrita' territoriale.

Belgrado proseguira' quindi con la sua battaglia per la soluzione del problema Kosovo in seno alle Nazioni Unite e il segnale verde e' stato dato anche da parte del parlamento serbo riunitosi in una sessione straordinaria lunedi'. 192 di un totale di 220 deputati presenti in aula hanno votato a favore di questa decisione. In difesa della necessita' di assumersi una posizione unica, sia del governo che dell'opposizione, intervenendo in Parlamento, il presidente Boris Tadic ha replicato alle posizioni di alcuni partiti di opposizione secondo i quali la Serbia puo' entrare facilmente nell'Ue se rinunciasse al Kosovo. Tadic ha negato queste affermazioni dicendo che si tratta di una politica del tutto sbagliata e che «l'Unione ha bisogno della Serbia cosi' come la Serbia ha bisogno dell'Ue». In questo momento e nella sua prosssima iniziativa all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nonche' per quanto riguarda la politica regionale, la Serbia deve dimostrare ancora una volta di essere un fattore di stabilita' e pace e di condurre una politica razionale e pianificata «e non una politica che rappresenta nuovamente il chiasso dei tamburi di guerra» ha detto il capo dello stato serbo sottolineando che la Serbia non condurra' mai piu' una guerra in Kosovo e che il problema del Kosovo lo vuole risolvere attraverso una politica di pace.

Uno dei partiti parlamentari che ha votato contro la prossima strategia della Serbia approvata lunedi' in parlamento dopo un lungo ed acceso dibattito e' stato il Partito liberal-democratico di Cedomir Jovanovic. Secondo il leader liberal-democratico la decisione della CIG impegna la Serbia a cambiamenti e ora bisogna avere la forza di mandare il messaggio ai cittadini della Serbia sul futuro del loro Paese. La Serbia, deve piu' decisamente che mai incamminarsi verso le integrazioni europee e verso la democratizzazione della societa', ha sottolineato Jovanovic aggiungendo che «il verdetto della CIG mette il punto su una politica sbagliata, sopravvissuta troppo a lungo ma allo stesso tempo non rappresenta la sconfitta ne' del popolo serbo ne' della Serbia. Cedomir Jovianovic ha rilevato che la Serbia deve essere capace di costruirsi sui nuovi valori e su idee migliori affinche' sia possibile credere realmente nelle relazioni diverse tra Kosovo e Serbia.

Il ministro degli esteri della Serbia Vuk Jeremic ha annunciato che le attivita' diplomatiche della Serbia gia' nelle prossime settimane saranno molto intense e che gli inviati speciali del presidente della Serbia si recheranno in 55 paesi per portare il messaggio personale di Tadic relativo alla richiesta di non riconoscere l'indipendenza di Pristina. Uno di questi inviati si e' recato a Bruxelles per illustrate la posizione e la proposta serba al consiglio di ministri dell'Ue riunitosi martedi' a proposito della decisione della CIG. Il capo della diplomazia serba conosciuto per la sua rigida fermezza in difesa degli interessi serbi, ha aggiunto che quello che in questo momento sta' accadento nelle relazioni internazionali e' un precedente estremamente pericoloso e che la questione della secessione e' lasciata largamente aperta alle interpretazioni di diversi movimenti secessionisti nel mondo. La questione della secessione deve essere chiusa con un dibattito all'Assemble generale dell'Onu poiche' non si tratta soltanto dell'interesse della Serbia bensi' dell'interesse di un gran numero di paesi nel mondo, ha avvertito il capo della diplomazia serba. «Noi siamo pronti a colloqui sulle questioni pratiche da subito, siamo pronti tutto questo tempo e abbiamo una cornice chiara per questi colloqui. La cornice e' stata confermata dal Consiglio di sicurezza lo scorso novembre 2008, con il piano del segretario generale dell'Onu in sei punti per il quale hanno votato tutti che in quel momento erano presenti alla riunione del Consiglio di sicurezza» ha ricordato Jeremic. Il ministro serbo ha aggiunto che dopo la decisione dell'Assemblea generale si aprira' lo spazio per un dialogo serio in cui la comunita' internazionale, innanzitutto l'Ue, avra' un ruolo molto importante.

Bisogna sottolineare anche che per ora, il parere della CIG non ha influenzato le posizioni di Mosca che continua a non riconoscere l'indipendenza della regione meridionale serba. Il portavoce del ministero degli esteri russo, Andrej Nesterenko ha confermato che la ferma posizione di Mosca «di non riconoscere l'indipendenza del Kosovo resta invariabile» e ha aggiunto che «la soluzione della questione kosovara e' possibile soltanto attraverso il proseguimento dei negoziati tra le parti interessate, in base alle decisioni della Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu». «Siamo pronti a proseguire a contribuirvi attivamente» ha precisato Nesterenko.

Per quanto riguarda il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen il parere consultativo della CIG non avra' nessun impatto sull'operato e sul mandato della KFOR in Kosovo. In un breve comunicato, Rasmussen ha rilevato di «aver preso atto» della valutazione della Corte dell'Aja e ha sottolinaeato che «la KFOR continuera' a svolgere il suo mandato di salvaguardia della sicurezza e protezione in modo neutrale in tutto il Kosovo».

La decisione della CIG dell'Aja e' ancora una conferma al diritto di indipendenza dell'Abkhazia e Ossetia meridionale, ha dichiarato il presidente della non riconosciuta repubblica separatista dell'Abkhazia Sergej Bagaps e ha aggiunto che Ossetia meridionale e Abkhazia hanno maggiori basi storico-giuridiche rispetto all'indipendenza del Kosovo. Secondo le sue parole, la decisone della CIJ ha dimostrato «l'assoluta correttezza della decisione della Russia di riconoscere l'indipendenza dell'Abkhazia e Ossetia meridionale».

Il parere della CIG sull'indipendenza del Kosovo non ha cambiato le posizioni contrastanti dei politici della Bosnia Erzegovina. Nei paesi della regione, la BiH e' il paese che non ha riconosciuto l'indipendenza del Kosovo soprattutto a causa della posizione in merito alla questione dei rappresentanti serbo bosniaci nelle istituzioni della BiH. Il mambro serbo della presidenza tripartita della BiH, Nebojsa Radmanovic ha annunciato che la politica del suo Paese non cambiera' nemmeno dopo la decisione della CIG. «Nonostante la decisione della CIG non permettero' che la BiH riconosca il Kosovo. Il parere della CIG e' unilaterale e rappresenta solo un punto di vista» ha dichiarato Radmanovic. Stesso vale per il premier della Repubblica Srpska, l'entita' a maggioranza serba della BiH, Milorad Dodik il quale ha rigettato come inaccettabile la posizione della CIG. «Le istituzioni giudiziarie non stanno dalla parte della giustizia e del diritto bensi' dalla parte dell'attuazione di dura forza nelle relazioni politiche» ha commentato Dodik. Per l'attuale presidente della presidenza a rotazione, l'esponente bosgnacco, Haris Silajdzic «questo e' il risultato di una politica sbagliata, soprattutto del regime di Slobodan Milosevic e della repressione in Kosovo durata per lunghi anni. La BiH non ha condotto una tale politica, al contrario, e' stata vittima di questa politica, compreso il genocidio e per questo e non soltanto per questo l'integrita' della BiH e' garantita. Ogni tentativo che porterebbe nella direzione opposta verrebbe ostacolato, proprio come quest'ultimo» ha detto Silajdzic. Secondo il rappresentante croato della Presidenza della BiH, Zeljko Komsic, la posizione della CIG mette il punto finale giuridico alla dissoluzione dell'ex Jugoslavia. «Spero che da questo molti sapranno trarre il messaggio che cosi' si rafforzera' innanzitutto la Serbia democratica» ha detto Komsic esprimendo speranza in nuove relazioni nella regione per tutti.

Fonti diplomatiche affermano che il presidente Tadic e il premier kosovaro Thaqi non hanno accettato il dialogo ma non hanno nemmeno rifiutato l’aiuto offerto dall’Ue trasmesso dall’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue Catherine Ashton, scrive il quotidiano di Zagabria ‘Vjesnik’. Secondo queste informazioni, una decina di paesi avrebbero informato la presidenza belga che sarebbe necessario un tempo ulteriore per le consultazioni. Le ragioni non sono state rivelate ma risulterebbe che per molti non e’ chiaro come il parere della CIG potrebbe riflettersi sulla questione curda nonche’ sullo status delle regioni che in un modo o nell’altro aspirano ad una maggiore indipendenza rispetto ai paesi matrici, incluso qui il Kashmir in India e il Tibet in Cina. Altra ragione sarebbe il fatto che nessuno vuole vedere l’affogamento della Serbia, scrive ‘Vjesnik’.

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