domenica 22 dicembre 2013

COSA INSEGNA L'UCRAINA

Due domeniche fa mi chiedevo se il futuro dell'Unione Europea si stia giocando in Ucraina. Per proseguire la riflessione su quanto sta avvenendo a Kiev e dintorni propongo il post seguente pubblicato sul magazine online Strade. L'autore è Olivier Dupuis, che è stato per diversi anni prima dirigente e poi segretario del Partito Radicale Transnazionale e deputato europeo, eletto in Italia, per due legislature. Attualmente si definisce in congedo dalla politica e, tra le altre cose, gestisce il blog leuropeen.eu. Buona lettura.

EuroMaidan (Photolure)

Ucraina al bivio. Ha ragione Sergei Lavrov: che siano gli Ucraini a decidere!
di Olivier Dupuis - 20 Dicembre 2013

Con il movimento di cittadini che prosegue da quasi un mese in Ucraina e mentre i Presidenti ucraino e russo hanno appena firmato un accordo che prevede la concessione da parte della Russia di un prestito di 15 miliardi di dollari all'Ucraina, senza condizioni ha tenuto a precisare il Presidente russo (un cattivo augurio quanto all'utilizzo che ne sarà fatto dal regime ucraino), e un contratto temporaneo di fornitura di gas a prezzo stracciato, non è inutile trarre qualche primo insegnamento.

1. Contrariamente alla Rivoluzione arancione, questo movimento non è una mobilitazione di parte, opposizione contro governo, ma un enorme movimento di cittadini mobilitato da un'aspirazione – lo stato di diritto incarnato dall'Unione europea – e da una reazione all'imbroglio di una parte dell'élite al potere.

2. Contrariamente alla Rivoluzione del 2004, l'attuale movimento non contrappone una Ucraina meridionale ed orientale ad una Ucraina centrale ed occidentale. Come testimoniano numerosi episodi (per esempio, le manifestazioni a Donetsk, Odessa, Dnipropetrovsk, ...), questo è un movimento che riunisce i cittadini al di là delle divisioni geografiche e linguistiche.

3. L'accordo di Associazione UE/Ucraina non è stato né firmato né ratificato. Non c'è quindi nessuna ragione che consenta di giudicarlo responsabile della grave crisi economica e finanziaria ucraina. Questa crisi è il risultato dell'enorme sperpero operato dal presente governo e, in parte, dai governi precedenti.

4. Checché ne dica Sergei Lavrov, il molto elegante e sovieticamente educato ministro russo degli Affari esteri, la fortissima opposizione di Mosca all'Accordo di Associazione EU/Ucraina si fonda certo su delle considerazioni economiche (in particolare la possibilità per il regime russo di prendere il controllo delle infrastrutture di trasporto di energia) ma, soprattutto, su delle considerazioni di ordine politico: la volontà di restaurare in una forma nuova il vecchio impero russo e il terrore putiniano di fronte al rischio di vedere radicata in un grande Paese «fratello» e vicino un regime politico fondato sullo stato di diritto e su un'autentica democrazia.

5. Con qualche notevole eccezione, le leadership dell'Unione europea e dei suoi stati membri hanno affrontato la questione dell'Accordo di Associazione con l'Ucraina, nel migliore dei casi, con un'incredibile leggerezza e, nel peggiore, con un approccio introvertito e di corta veduta che richiama direttamente certi avvenimenti tutt'altro che gloriosi della storia europea.

6. La posta in gioco è molto chiara. Come lo dice Ivan Krastev «se si esclude la bancarotta, non rimangono che due scenari possibili per l'Ucraina: firmare l'Accordo di Associazione con l'Unione europea oppure raggiungere l'Unione doganale di Vladimir Putin».

7. Vladimir Putin e Viktor Janukovyc hanno indiscutibilmente vinto il 2° set della partita. Il 1° l'hanno vinto i manifestanti d'EuroMaidan. Rimane quindi il 3° set. Con un vantaggio. La lunga partita di “poker truccata” di Viktor Janukovyc è ormai conclusa.

Sulla base di questi primi insegnamenti, tentiamo di formulare alcune linee direttrici intorno alle quali si potrebbe costruire una uscita pacifica dalla crisi.

Un referendum. Se la mobilitazione è cittadina, la migliore risposta alle aspirazioni e alle rivendicazioni espresse non può che esserlo anch'essa. L'organizzazione di un referendum nella prossima primavera - proposta avanzata per primo da Vladimir Oleynik, deputato del Partito delle Regioni - costituirebbe il modo più sicuro per radicare il superamento delle divisioni geografiche e partitiche che è stato, sin dall'inizio, il segno più innovatore e più efficace del movimento EuroMaidan. Costituirebbe inoltre un formidabile bastione contro qualsiasi tentativo di manovra di palazzo. Sergei Lavrov non dovrebbe che rallegrarsene, lui che ha dichiarato che « se c'è libertà di scelta, lasciamo il popolo ucraino decidere ».

Un governo d'unione nazionale. Per garantire che si svolga nelle migliori condizioni possibili, questo referendum dovrebbe essere organizzato da un nuovo governo di unione nazionale, il cui Primo ministro proverebbe dai ranghi del Partito delle Regioni e il ministro degli interni dai ranghi dell'opposizione. Questo nuovo governo avrebbe come obiettivi principali l'organizzazione del referendum sotto la supervisione diretta dell'OSCE e del Consiglio d'Europa, il negoziato di prestiti transitori presso le istituzioni finanziarie internazionali e l'adozione delle leggi e regolamenti necessari all'entrata in vigore sin dal 2014 del regime di liberalizzazione dei visti con l'Unione europea.

Garanzie per i manifestanti e per l'opposizione. L'accordo dovrebbe garantire la liberazione di tutti i manifestanti arrestati, l'annullamento di tutti i capi di imputazione nei loro confronti e consentire a Yulia Tymoshenko di farsi curare all'estero.

Garanzie per il Presidente Janukovyc. Per stabilire un clima sereno, l'accordo di uscita dalla crisi dovrebbe comprendere anche una serie di garanzie per il Presidente Janukovyc. L'assicurazione, per primo, che egli possa portare a termine il suo mandato presidenziale. La certezza che nessuna azione penale verrà lanciata contro di lui alla fine del suo mandato. E, infine, l'assicurazione che potrebbe, se ne esprimesse un giorno l'auspicio, trovare asilo in un Paese dell'Unione europea con tutte le garanzie in termini di sicurezza.

Piaccia o meno ai denigratori della costruzione europea, di sinistra o di destra, di estrema sinistra o di estrema destra, dimentichi, troppo spesso, di ciò che è alle fondamenta stesse delle nostre democrazie – ovvero lo stato di diritto -, quel che accade oggi in Ucraina è un avvenimento di fondamentale importanza. Per gli Ucraini, si tratta di evitare di vedersi condannati alla doppia e pesante pena della lukashenkizzazione: la consacrazione del non-diritto e dell'arbitrio come principi di governo del Paese e l'istituzionalizzazione della vassallaggio dell'Ucraina al nuovo impero sognato da Vladimir Putin.

Le leadership dell'Unione europea e dei suoi stati membri riusciranno a ergersi all'altezza delle aspirazioni, del coraggio e della determinazione degli Ucraini? Si decideranno ad accompagnarli nella loro ricerca di libertà e di dignità, dicendo loro, finalmente, chiaro e forte, che l'Ucraina semplicemente ha la vocazione a diventare membro dell'Unione europea?

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