Di Marina Szikora [*]
La Croazia, il neo stato membro
dell´Ue, è diventata tema di discussione per il caso della
cosiddetta “Legge Perković”. La questione non cessa di essere un
caldo tema nel paese e motivo di forti attacchi da parte
dell’opposizione contro il governo del leader socialdemocratico
Zoran Milanović. Dopo gli avvertimenti la Commissione europea ha
deciso di avviare il procedimento contro la Croazia previsto
dall’articolo 39 dell’Accordo di adesione all’Unione. La
contestata “legge Perković” approvata solo tre giorni prima
dell’ingresso della Croazia nell’UE, secondo Bruxelles
rappresenta la violazione delle norme sul mandato di cattura europeo.
Con questa legge, l’applicazione del mandato di cattura è stata
limitata ai reati commessi dopo l’agosto del 2002.
L’articolo 39 dell'accordo di
adesione, che adesso si vuole attivare nel caso della Croazia,
prevede le consultazioni con gli Stati membri. Essi pero’ non sono
obbligati a dare l’approvazione per le misure di tutela. Dopo un
termine di dieci giorni di consultazioni, verranno decise le sanzioni
che secondo fonti ufficiose consisterebbero molto probabilmente nel
congelamento dei fondi previsti per i preparativi per l’entrata
nella zona Schengen oppure l’applicazione del meccanismo di
monitoring post-adesione. A sollecitare provvedimenti contro il paese
è la vicepresidente della Commissione e commissario alla giustizia,
Viviane Reding che si è detta fortemente delusa per la posizione
croata in merito alla questione e ha insistito fermamente affinché
la legge sia modificata in base all’aquis communitarie e applicata
al piu’ presto possibile. Come spiegato dalla sua portavoce Mina
Andreeva, la Commissione e’ stata molto chiara nel chiedere
“cambiamenti veloci senza condizioni della legge croata al fine da
adeguarla al mandato di cattura europeo”.
La normativa in questione e’ stata
colloquialmente denominata “Legge Perković” perché con essa si
rende impossibile l’estradizione di Josip Perković, un ex agente
speciale di Tito, ricercato dalla Germania per l’omicidio del
dissidente croato Stjepan Đureković avvenuto nel 1983. Infatti,
Berlino aveva spiccato un mandato di cattura internazionale nei
confronti di Perković gia’ nel 2005. Il presidente del governo croato Zoran
Milanović ha chiesto pero’ l’opinione pubblica di avere ancora
un po’ di pazienza e di credere nel governo. Ha detto che qui non
si tratta di nessun gioco d’azzardo e che non sono messi a
repentaglio gli interessi nazionali come invece scrivono i media e
come viene denunciato da parte dell’opposizione. Il premier
Milanović ha sottolineato che in consultazioni con i partner, gli
Stati membri e con la Commissione europea si prendera’ una buona
decisione per la Croazia: “le cose bisogna comprenderle seriamente,
ma non si tratta di nessuna grande battaglia” ha detto Milanović.
Anche la prima vicepresidente del governo e ministro degli esteri e
affari europei Vesna Pusić ha rilevato che il problema collegato
all’attuazione del mandato di cattura europeo sara’ risolto in
tempo e senza conseguenze negative.
Mandando un ‘non paper’ a
Bruxelles, il governo croato rigetta le “molto pericolose e aperte
accuse” secondo le quali la Croazia proteggerebbe gli assassini
dell’epoca comunista. Il governo precisa che proprio a fin di
portare i criminali davanti alla giustizia, la Croazia vuole abolire
lo statuto di limitazione degli assassinii politici il che si puo’
attuare soltanto con le modifiche alla Costituzione. Ed e’ questa
la ragione, si afferma nella lettera del governo croato, perche’ la
data proposta dell’entrata in vigore della modificata legislazione
sia il 15 luglio 2014. Il governo croato implora inoltre il
comportamento verso la Croazia e afferma che non ci sono ragioni per
sanzioni poiche’ e’ intenzionato ad adempiere tutti gli obblighi
relativi al mandato di cattura europeo. Si aspettava che il problema
sia risolto attraverso raccomandazioni e suggestioni da parte della
Commissione e non con misure che finora nono sono mai state
utilizzate nei confronti di uno Stato membro.
E’ chiaro che tra gli Stati membri
dell’Ue la piu’ critica e’ la Germania. Lo testimoniano i
diversi articoli sulla stampa tedesca e le dichiarazioni dei singoli
politici. Cosi’ il presidente della commissione per gli affari
europei al Budestag, Guenther Krichbaum ha dichiarato per il
qutodiano croato “Večernji list” che la Germania dopo il
cambiamento della legge sull’estradizione “si sente presa in
giro”e ha rilevato che il voto del Parlamento tedesco sulla
ratifica del Trattato di adesione della Croazia all’Ue avrebbe
avuto un altro esito se l’emendamento alla legge in questione
Zagabria lo avesse effettuato prima del voto dell’assemblea
tedesca.
Aggiornamento
La Croazia ha raggiunto un compromesso
con la Commissione europea secondo il quale la modificata legge sul
mandato di cattura europeo entrerebbe in vigore entro il 1 gennaio
2014. Con questo sono state evitate le sanzioni alla Croazia previste
per la violazione dell'aquis communitaire europeo. La notizia e'
stata difusa a seguito dell'incontro che si e' svolto mercoledi' a
Bruxelles tra il ministro della giustizia croato Orsat Miljenić e la
vicepresidente della Commissione europea incaricata per la giustizia
Viviane Reding. La Croazia eliminera' quindi il tempo limite che
ostacolava l'attuazione del mandato di cattuara europeo per i crimini
commessi prima del 7 agosto 2002. Come affermato da Viviane Reding,
la Commissione europea saluta i passi che la Croazia ha intrapreso a
fin di garantire che tutti i criminali siano portati davanti alla
giustizia e che siano trattati secondo il sistema del mandato di
cattura europeo indipendentemente dalla data quando i crimini sono
stati commessi.
[*] Il testo è tratto dalla
trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 26 settembre 2013 a Radio Radicale.