giovedì 26 settembre 2013

LA TERZA EDIZIONE DEL BELGRADE SECURITY FORUM

La settimana scorsa si è tenuta la terza edizione del Belgrade Security Forum organizzato dal Belgrade Fund for Politically Excellence, dal Movimento europeo in Serbia e dal Centro di Belgrado per la politica di sicurezza. Al centro del confronto questioni attuali e di sicurezza internazionale, la politica estera e l'economia, le relazioni internazionali, l'integrazione europea, ma anche l’influenza delle relazioni tra Belgrado e Priština sulla stabilità dei Balcani, il processo di riconciliazione internazionale, eccetera.

Di Marina Szikora
La presidente del Fondo per l’eccellenza politica, Sonja Licht ha osservato che per la regione dei Balcani Occidentali il piu’ importante e’ di portare a compimento il sogno dell’adesione all’Ue e di superare tutti gli ostacoli che ci sono su questo cammino. Secondo le sue parole, i Balcani vogliono essere sulla mappa delle vicende mondiali. “Siamo consapevoli della nostra dimensione e vogliamo essere una parte della soluzione e non un problema” ha detto Sonja Licht. Uno dei partecipanti e’ stato anche il ministro degli esteri slovacco Miroslav Lajčak il quale ha rilevato che per i paesi dei Balcani Occidentali, sulla via verso l’Ue, di importanza cruciale e’ dimostrare la volonta’ politica e fermezza a risolvere i problemi come lo ha fatto la Serbia. Dall’altra parte, ha detto Lajčak, a Skopje e a Sarajevo non vi e’ volonta’ politica per risolvere i problemi, in Macedonia quello relativo al nome, in BiH quello che riguarda la questione „Sejdić-Finci” ovvero la modifica della Costituzione. Per quanto riguarda l’allargamento, Lajčak ha detto che i tempi di “romanticismo” relativi all’allargamento dell’Ue sono finiti e adesso tutti parlano della crisi e c’e’ meno attenzione ed entusiasmo verso i Balcani Occidentali. Dopo aver definito “terribile” la vicenda dell’uccisione del rappresentante dell’Eulex al nord del Kosovo, il capo della diplomazia slovacca ha avvertito che tali azioni non sono tollerabili. La proposta sulla normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Priština, secondo la sua opinione, e’ arrivata troppo presto e nessuna questione deve avere una posizione privilegiata rispetto ad altre durante i negoziati di adesione. Si tratta infatti della proposta che sarebbe stata promossa in questi giorni da parte della Germania e Gran Bretagna secondo la quale il capitol 35 sul Kosovo si aprirebbe subito all’inizio dei negoziati di adesione con la Serbia. Cosi’, osserva Lajčak, si ha l’impressione che questa proposta e’ molto piu’ importante delle indispensabili riforme che la Serbia deve intraprendere.

Ai margini della conferenza, il capo della delegazione Ue in Serbia, Michael Devenport si e’ detto ottimista quanto si tratta dell’inizio dei negoziati di adesione della Serbia con l’Ue ma che e’ ancora troppo presto per valutare come sara’ la cornice di negoziati dell’Ue. La posizione tedesca resta tra le piu’ ferma. La piena attuazione dell’accordo di Bruxelles fino al 20 dicembre e’ la condizione della Germania per la decisione di aprire i negoziati della Serbia con l’Ue. Preoccupano i problem relativi alla garanzia della liberta’ di circolazione e piena integrazione della polizia e giustizia nel sistema kosovaro, ha detto Ernst Reichel, inviato speciale del ministero degli esteri tedesco incaricato per i Balcani Occidentali. In un colloquio informale con alcuni giornalisti serbi, scrive il quotidiano serbo ‘Blic’, Reichel ha ripetuto che la questione del Kosovo e della piena normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Priština sono la condizione politica principale ma ha assicurato anche che non ci sono nuovi condizionamenti tedeschi. Il rappresentante tedesco, gia’ ambasciatore tedesco a Priština, ha incontrato a Belgrado i piu’ importanti politici in Serbia. Anche se gli e’ stato garantito che Belgrado e’ pronta a soddisfare l’intero Accordo di Bruxelles, secondo la sua opinione a causa dei lenti cambiamenti sul terreno, la Serbia rischia la ripetizione di pressioni per risolvere i problemi in questione.

La Serbia e’ pronta per i negoziati di adesione con l’Ue e un suo posto nel cleb europeo non sarebbe un dono bensi’ il risultato del processo di riforme, ha valutato invece l’ex ministro degli esteri italiano Franco Frattini il quale ha altrettanto partecipato al Forum di sicurezza di Belgrado. In una intervista all’agenzia di stampa serba Tanjug, Frattini ha ribadito che i leader serbi hanno raggiunto un accordo storico con Priština, intrapreso un risico politico firmando l’accordo di Bruxelles e adesso questo accordo lo stanno attualizzando con il Kosovo. Secondo Frattini questo e’ un segno della devozione politica. In ricambio, sottolinea Frattini, la Serbia dovrebbe aspettarsi, giustamente, risultati positivi. In questo senso, ha spiegato, bisogna condurre le riforme, soddisfare le richieste ma anche l’Europa, deve fare qualcosa di visibile e palpabile per l’opinione pubblica. Frattini ha ricordato, che mentre era commissario europeo incaricato per la politica dei visti, in Serbia e’ stato introdotto il regime senza visti e questo, secondo lui, e’ stato forse il piu’ palpabile messaggio che l’Europa e’ vicina alla Serbia ed i serbi hanno compreso che e’ altrettanto nel loro interesse l’avvicinamento all’Europa. L’ex ministro degli esteri italiano ha valutato che il processo dell’unificazione europea non sara’ compiuto finche’ tutti i paesi dei Balcani Occidentali non diventeranno membri a pieno titolo dell’Ue. Parlando delle prospettive europee dei Balcani Occidentali, Frattini ha osservato che a causa di difficili momenti in questi tempi di crisi e della stanchezza sull’allargamento, alcuni paesi del blocco europeo ritengono sia arrivato il tempo di pausa. “Penso che questo sarebbe un errore. L’allargamento e l’adesione non sono un dono ai paesi… bensi’ il risultato del processo di riforme” ha concluso Frattini.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 26 settembre 2013 a Radio Radicale.

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