lunedì 9 settembre 2013

TURCHIA DI NUOVO IN PIAZZA: SI PREPARA UN AUTUNNO CALDO

La ritorsione contro la Siria, dopo la strage di civili con armi chimiche del 21 agosto, che solo pochi giorni fa sembrava questione di ore, sembra al momento non più così imminente, ma intanto la disponibilità della Turchia a partecipare ad un'azione militare a fianco degli Stati Uniti ha riacceso la scorsa settimana le proteste contro il governo di Recep Tayyip Erdogan, interrotte nel mese di agosto dopo due mesi di manifestazioni quasi quotidiane, soprattutto a Istanbul. Il Partito della democrazia e della pace (Bdp), il partito filo-curdo che siede nel Parlamento di Ankara, ai primi di settembre ha portato decine di miglia di persone in piazza in tutto il Paese in occasione della giornata mondiale della pace raccogliendo l'appoggio dai partiti della sinistra. I cortei maggiori, con momenti di tensione e vari incidenti, si sono svolti a Diyarbakir, Van e Istanbul, dove i manifestanti hanno cercato di formare una catena umana per disegnare un grande simbolo della pace. A piazza Taksim le forze dell'ordine hanno impedito la manifestazione facendo più volte uso di lacrimogeni e idranti. Il Gezi Parki, intanto, era stato chiuso per evitare che divenisse l'epicentro di nuove proteste. Dall'inizio del campionato di calcio, inoltre, i tifosi hanno approfittato delle partite per scandire slogan a favore del movimento “Occupy Gezi” nonostante le minacce del ministro degli interni Guler che ad agosto aveva avvertito che non sarebbero stati tollerati “slogan a sfondo ideologico e politico". In agitazione anche gli studenti universitari ad Ankara per contrastare i progetti del comune che prevedono l'abbattimento di molti alberi dentro e fuori dal campus dell'Università tecnica del Medio Oriente (Metu), uno dei più ampi spazi verdi della capitale turca, per la costruzione di una strada.

Nonostante le iniziative del governo per prevenire nuove proteste , l'autunno in arrivo sembra preannunciarsi piuttosto caldo e la possibile partecipazione turca ad un'azione militare contro Damasco rischia di dare nuovo slancio al movimento “Occupy Gezi” fornendo nuovi argomenti e favorendo l'allargamento del fronte di coloro che per vari motivi, e magari partendo da posizioni politiche e ideali assai distanti tra loro, trovano però ragioni convergenti nell'opporsi al governo Erdogan. Per impedire che le manifestazioni di Ankara si diffondano nelle altre università del Paese, il ministro degli Interni Guler ha emesso una circolare che invita prefetti e accademici ad alzare la guardia affinché non si verifichino contestazioni a esponenti del governo o parlamentari in visita negli atenei. Con un occhio alle elezioni amministrative del marzo 2014 lo stesso premier Erdogan è tornato a scagliarsi di nuovo contro gli attivisti pro-Gezi come aveva fatto all'inizio delle manifestazioni. "Il futuro della Turchia sarà determinato solo dalla gente e e dalle urne e non da coloro che fanno terrorismo per le strade, né dai mercati, né dai media, né dai social media", ha detto il primo ministro giorni fa nel corso di un evento pubblico ad Ankara, affermando che "nessuno ha parlato delle centinaia di poliziotti feriti, che sono intervenuti con attenzione a ogni tipo di vandalismo e di violenza".

Erdogan ha poi reiterato le sue critiche a quella che ha definito la "lobby dei tassi d'interesse", sostenendo che "l'occidente non vuole una Turchia sviluppata dal punto di vista economico" e rincarando la dose con un attacco durissimo all'Unione Europea accusata di condurre, con "alcuni
altri ambienti" non meglio identificati, una "campagna diffamatoria" contro il governo turco. In una
conferenza ad Ankara, il premier turco ha accusato in blocco i 28 Paesi membri dell'Ue di diffondere informazioni distorte per alterare l'orientamento dell'opinione pubblica sulla Turchia e sui progressi compiuti negli ultimi anni nel campo dei diritti umani. Facendo un riferimento preciso all'uso di gas lacrimogeni contro i manifestanti di Gezi Park, lo scorso giugno, Erdogan ha sostenuto che i poliziotti turchi sono stati picchiati e che nonostante questo molti di loro hanno agito in modo tollerante fino all'ultimo, aggiungendo che i gas lacrimogeni impiegati per reprimere le manifestazioni di piazza esistono già nell'acquis comunitario dell'Ue". Quanto agli arresti e ai processi di giornalisti, per Erdogan l'opinione pubblica europea e mondiale è stata disinformata in modo sistematico da quegli stessi ambienti che stanno ora informando il mondo in modo distorto sulla questione della libertà di espressione in Turchia. Il premier continua a godere di un ampio appoggio popolare, ma in vista delle elezioni di marzo ha deciso di portarsi avanti con il lavoro.

Nessun commento:

Posta un commento